Dall’agosto del 2014 almeno fino al 31 dicembre del 2021, ebbe “in via continuativa” l’incarico di “tecnico aggiuntivo esterno presso gli uffici tecnici dei Comuni mantovani ricadenti nel cratere sismico”
Milano – Nell’operazione “Sisma” dei carabinieri di Mantova, coordinati dalla Dda di Brescia, la figura centrale è un architetto, Giuseppe Todaro, 36 anni, descritto nell’ordinanza di custodia cautelare “libero professionista” che, tuttavia, ebbe dall’agosto del 2014 almeno fino al 31 dicembre del 2021, “in via continuativa” l’incarico di “tecnico aggiuntivo esterno presso gli uffici tecnici dei Comuni mantovani ricadenti nel cratere sismico, occupandosi dell’istruttoria delle istanze di contributo regionale per la ricostruzione e la ristrutturazione di immobili danneggiati dal terremoto del 2012”.
L’inchiesta Sisma nasce da un esposto trasmesso dalla “Struttura commissariale per l’emergenza e la ricostruzione di territori lombardi colpiti dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012”, istituita dalla Regione Lombardia, nel quale erano raccolte le lamentele di un imprenditore per i comportamenti di Todaro.
E questo è il solo imprenditore che ha esplicitato direttamente le accuse nei confronti dell’architetto che manovrava per affidare i lavori in cambio di un 3% dell’appalto. Gli altri, invece, traevano un vantaggio, tanto che sono accusati di corruzione.
Nell’ordinanza si sottolineano i “rapporti di parentela tra Todaro e soggetti certamente appartenenti (con ruoli di spicco) alla cosca Dragone di Cutro”, storicamente contrapposta a quella dei Grande Aracri.
E infatti l’architetto, spalleggiato dal padre Raffaele, durante i colloqui registrati dagli investigatori, “rivendica orgogliosamente la propria posizione derivante dal suo prestigio mafioso, sia la ricchezza nel frattempo accumulata dal suo nucleo familiare, non mancando di veicolare minacce, esplicitando la fama criminale e la capacità offensiva della cosca, secondo i classici sistemi mafiosi ogniqualvolta fosse necessario riaffermare la sua autorità”.