Omicidio di Martina Scialdone, i testimoni: è morta tra le braccia del fratello

Finanziamenti adeguati ai centri anti violenza, investimenti nella specializzazione del personale 

Roma – La lite nel ristorante, Martina  impaurita e costretta a ripararsi nei bagni del locale prima di convincersi ad uscire per parlare col suo ex in strada. Infine la morte per mano di lui che esplode un colpo di pistola, davanti al fratello. Una sequenza micidiale di attimi in cui si è consumato l’ennesimo femminicidio. A raccontare gli ultimi istanti di vita di Martina Scialdone, uccisa dall’uomo col quale aveva deciso di troncare la sua relazione, sono diversi testimoni che in quelle ore si trovavano dentro e fuori dal ristorante Brado a Roma.

“Martina è morta fra le braccia del fratello, per fortuna non ha sparato anche a lui. Alcuni testimoni hanno raccontato  che Martina si era chiusa nel bagno del locale e non si decideva ad uscire proprio per non vedere più il suo ex. “Di questa sua relazione, in famiglia erano tutti scontenti, ha dichiarato una vicina di casa della donna assassinata, e adesso anche Martina se ne era convinta. Era andata da uno psicologo. Aveva capito che non era l’uomo adatto. All’inizio forse aveva funzionato perchè lei aveva visto in lui una figura paterna. Ma viveva ancora con la mamma. La relazione era andata avanti per circa un paio d’anni e Bonaiuti non si vedeva spesso a casa di Martina perchè sapeva di non essere ben voluto dalla madre, ma – assicura ancora Annarita – lei non era a conoscenza di atteggiamenti violenti dell’uomo nei confronti della ragazza.

Nel 2022 sono state uccise 124 donne

Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, ha voluto sottolineare la gravità della situazione: “Nel 2022 sono state uccise 124 donne, mentre sono già due quelle che in questi primi 15 giorni del 2023 hanno perso la vita per mano dei propri partner. Una situazione che provoca sconcerto, che deve farci riflettere sulla legislazione attualmente esistente, e che interroga la società, la politica e le istituzioni. Negli ultimi anni sono state rafforzare importanti norme per contrastare la violenza contro le donne, e altre – come il Codice rosso – sono state approvate con una larghissima maggioranza in Parlamento.

Adesso occorre fare un approfondimento per analizzare quello che funziona e cio’ che invece può essere migliorato. Serve senza alcun dubbio una rivoluzione culturale, ma le donne in difficoltà vanno sempre più supportare ed invitate a denunciare i propri aguzzini, facendole sentire protette dallo Stato”

Hanno ragione le associazioni impegnate a contrastare la violenza maschile sulle donne

“Serve uno scatto istituzionale per rendere questa battaglia prioritaria”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, già presidente della Commissione di inchiesta del Senato contro Femminicidio e violenza di genere”.
“Ieri sera, a Roma – prosegue Valente – Martina Scialdone, avvocatessa di 35 anni, è stata colpita a morte con un’arma da fuoco dall’ex compagno. Martina, come ricorda il suo collega di studio, si occupava di diritto di famiglia.

C’è bisogno di un cambiamento culturale

Finanziamenti adeguati ai centri anti violenza, investimenti nella specializzazione del personale (magistrati, avvocati, forze dell’ordine, sanitari, psicologici), campagne di informazione capillari sul modello della Spagna, promozione di un’educazione alla parità nelle scuole, ancora qualche piccola modifica legislativa, ma soprattutto una rivoluzione culturale per sradicare pregiudizi sessisti e patriarcali che, nel quotidiano, continuano a serpeggiare nel tessuto sociale. E’ tutto scritto nelle 13 relazioni della Commissione, che ha lavorato quattro anni approvando tutto all’unanimità. Un patrimonio – conclude Valente- che aspetta di essere messo a frutto, anche dalla nuova Commissione bicamerale, la cui istituzione deve essere approvata in fretta. Un patrimonio che può essere utile per un cambio di passo”.

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