Chi sono i latitanti italiani di massima pericolosità? Ecco la lista dopo la cattura di Messina Denaro

Sono quattro i ricercati più temibili inseriti nel “Programma speciale di ricerca” e selezionati dal Gruppo Integrato Interforze (G.I.I.R.L.) del Ministero dell’Interno

Con la cattura di Matteo Messina Denaro si assottiglia l’elenco dei latitanti di massima pericolosità inseriti nel “Programma speciale di ricerca” del Gruppo Integrato Interforze (G.I.I.R.L.) del Ministero dell’Interno che ha dichiarato guerra ai boss.

Il detenuto modello

Appartiene all’Anonima Sequestri uno dei ricercati in testa all’elenco del ministero. Si chiama Attilio Cubeddu, nato il 2 marzo 1947 ad Arzana, in provincia di Nuoro.
Arrestato a Riccione nell’aprile del 1984, è condannato a 30 anni di reclusione per una serie di rapimenti, omicidio e lesioni gravissime.
Cubeddu in carcere si comporta da detenuto modello, riuscendo a ottenere numerosi permessi premio. È ricercato dal 1997 proprio per non aver fatto rientro, al termine di un permesso, nell’istituto penitenziario nuorese di massima sicurezza di Badu ‘e Carros dove era detenuto.
Durante la latitanza partecipa al sequestro dell’industriale bresciano Giuseppe Soffiantini.
Dal 1998 è ricercato in campo internazionale, anche se all’epoca si fece strada l’ipotesi che fosse morto, forse ucciso da un altro esponente del banditismo sardo, Giovanni Farina, per questioni che riguardavano la divisione del denaro del riscatto Soffiantini.
Nel 2012 il procuratore Domenico Fiordalisi ha riaperto le indagini convinto che in realtà non sia morto e si nasconda in Ogliastra, protetto da molti fiancheggiatori.

Il killer di fiducia di Totò Riina

Giovanni Motisi, detto “il Pacchione”, nato il primo gennaio 1959 a Palermo, è ricercato dal 1998 per diversi omicidi, dal 2001 per associazione di tipo mafioso, e dal 2002 anche per strage.
Reggente del mandamento Pagliarelli, era il killer di fiducia di Totò Riina e, secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Calogero Ganci, era presente nel momento in cui la Cupola di Cosa nostra discuteva di assassinare il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Deve scontare l’ergastolo per l’omicidio del commissario Beppe Montana, ucciso il 28 luglio 1985, e per il quale la Corte di Assise di Palermo ha condannato come mandanti Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.
Dal 1999 è ricercato in campo internazionale. Nel 2016 l’Europol lo inserisce nella lista dei criminali più pericolosi d’Europa.

Il camorrista legato alle Br

Renato Cinquegranella è nato il 15 maggio 1949 a Napoli, ed è ricercato dal 2002 per associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi, ed estorsione. Il 7 dicembre 2018 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.
Uomo di Camorra, secondo gli inquirenti sarebbe coinvolto nell’omicidio di Giacomo Frattini, detto “Bambulella”, un giovane affiliato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo che fu torturato, ucciso, decapitato e fatto a pezzi nel 1982 per vendicare l’omicidio di un fedelissimo dell’allora boss di Secondigliano, Aniello La Monica. Nel maggio 2014 la Cassazione ha confermato l’ergastolo per Cinquegranella e gli altri camorristi coinvolti in questo regolamento di conti.
Secondo gli inquirenti, Cinquegranella sarebbe coinvolto anche in un altro delitto: l’omicidio del capo della Mobile Antonio Ammaturo e del suo autista, avvenuto a Napoli nel 1982 per mano delle Brigate Rosse. Cinguegranella, infatti, avrebbe dato ospitalità ad alcuni brigatisti nella sua villa di Castel Volturno.

Il boss di Sant’Onofrio

Infine Pasquale Bonavota, capobastone dell’omonima ‘ndrina egemone nel vibonese, nato il 10 gennaio 1974 a Vibo Valentia. È ricercato dal 2018 per “associazione di tipo mafioso” e “omicidio aggravato in concorso”. Il suo nome compare anche nell’operazione Rinascita Scott che ha messo alla sbarra la ‘ndrangheta di Vibo.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.