Genova, sequestrati in porto macchinari destinati all’Etiopia per la fabbricazione di bossoli

I documenti riportavano descrizioni generiche senza riferimento alla fabbricazione di armi. Tre indagati per esportazione di armi e falso ideologico

Genova – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Genova ed i funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Genova , coordinati dalla Procura della Repubblica di Genova, hanno sequestrato in porto macchinari per la fabbricazione di bossoli destinati all’Etiopia, e senza le necessarie autorizzazioni.

Macchinari per fabbricare bossoli

L’indagine ha tratto origine da una verifica doganale eseguita nel mese di ottobre, che ha permesso di accertare, all’interno di due container giunti negli spazi doganali del porto di Genova per la successiva esportazione verso l’Etiopia, la presenza di una macchina scanalatrice e di una rifilatrice corredate da manuali d’uso e istruzioni per la produzione di bossoli, sebbene l’esportatore, una società  con sede a Lecco, avesse presentato documenti attestanti genericamente la presenza di un tornio parallelo e di macchine per la formatura a caldo, senza alcun riferimento alla fabbricazione di armi.

Una risoluzione UE invita a non spedire armi in Etiopia

Peraltro il 7 ottobre 2021, il Parlamento Europeo ha adottato una Risoluzione che invita gli Stati UE a bloccare l’esportazione di armi verso l’Etiopia, a causa di una grave crisi umanitaria nella regione del Tigray, dove sono in corso guerre con ingenti perdite di civili e violazioni di diritti umani.

Sono tre sono le persone indagate in relazione ai reati di esportazione di materiali di armamento senza la prescritta autorizzazione e di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

Sequestro da 3 milioni di euro

I macchinari per la produzione di materiale di armamento, del valore di oltre 3 milioni di euro, sono stati sottoposti a sequestro, su disposizione della Procura della Repubblica di Genova, dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dai funzionari doganali di Genova, i quali hanno altresì perquisito le sedi delle società  coinvolte nell’operazione.

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