Armi all’Ucraina, la rivolta del Calp: il 25 febbraio manifestazione nazionale e sciopero dei porti

Da Genova contro la guerra. Ieri l’assemblea pubblica che ha raccolto le adesioni di lavoratori, pacifisti e antimilitaristi di Cagliari, Taranto, Pisa, Firenze, Padova, Torino e Bergamo

Genova – “Un’assemblea pubblica per ribadire la nostra contrarietà alle logiche della guerra che oggi ci stanno trascinando in un conflitto allargato. Lo ha dichiarato anche Crosetto dicendo che se i carri armati russi arriveranno a Kiev inizierà la terza guerra mondiale”.

Non ha peli sulla lingua Josè Nivoi, lavoratore portuale del Calp e responsabile USB per il porto di Genova, che ieri, nel corso dell’assemblea pubblica organizzata al Cap di via Albertazzi per costruire la giornata di mobilitazione del 25 febbraio, ha sparato a zero su politici e pacifisti d’opinione che “riempiono i salotti televisivi e mettendo un like sui social pensano di aver fatto il loro. Noi, invece, vogliamo ricomporre il movimento antimilitarista e pacifista e portare la gente nelle strade”.

L’idea è quella di una manifestazione che, partendo dal porto di Genova, si allarghi a livello nazionale per “contrastare queste logiche che fanno sì che In Italia il Governo Meloni continui la politica filoatlantista del Governo Draghi, dimostrando che non esiste nessuna possibilità né volontà di disobbedire a questa politica sanguinosa”.

E quello del 25 febbraio, data in cui attraccherà a Genova l’ennesima nave Bahri con il suo carico di armi in stiva, è il quinto blocco organizzato dal Calp che ormai da anni denuncia, contesta e presidia il porto.
Un blocco che questa volta però punta ancora più in alto: “Portare la protesta dentro lo scalo genovese, con un corteo che, partendo dal varco Etiopia, passi per le calate, per le strade, per la sopraelevata interna, per svelare i misteri di queste navi”.
Lo spiega alla folla che riempie l’assemblea un altro storico attivista del Calp, Riccardo Rudino, che poi aggiunge: “Non è mai stato fatto perchè nessuno può entrare in porto. Noi pretenderemo questo. È un momento di riscossa”.

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.