Dopo la firma del Protocollo d’intesa, a dicembre 2022, sulle alture di Rivarolo è partito il “lotto zero”
Genova – Sottoscritto in Prefettura dal Ministero dei Trasporti e dagli enti locali coinvolti nell’opera finanziata da Aspi, il Protocollo d’intesa siglato a dicembre 2022 per la Gronda di Ponente ha dato l’avvio al cosiddetto “lotto zero” sulle alture di Rivarolo, in Valtorbella, dove è previsto il raddoppio della A7.
Sono ormai una decina di giorni che i mezzi di Amplia Infrastructures SpA, società del Gruppo Autostrade per l’Italia che conosciamo meglio con il suo vecchio nome di Pavimental, hanno iniziato con le opere di disboscamento e sbancamento della collina che si affaccia sulla galleria Monte Sperone.
Ecco, proprio qui, in Valtorbella, sotto alla collina di Begato, è previsto il passaggio su viadotto di due gallerie che si intersecano a quote diverse. Serviranno per convogliare le auto sulla A7 nord e sulla A12 est.
Una soluzione molto impattante, con tanti interferiti ed espropriati. Pensate, infatti, che se una galleria ha in media una circonferenza di 13 metri più la soletta, per fare due tunnel uno sopra all’altro si arriverà a uno scavo che investirà la collina per un’altezza di circa 30 metri. Una follia.
E quello di Valtorbella è uno dei nodi più problematici del progetto di raddoppio della A7 ideato da Aspi. Si prevede, infatti, un’inversione di marcia della carreggiata di A12 che oggi è in direzione Levante. Completata la nuova infrastruttura, tutte le auto su questo tratto avranno direzione nord ovest e la galleria Monte Sperone sarà la galleria che porterà verso Ponente chi entra a Genova Est.
In questo modo Aspi attua una modifica “cosmetica” per convogliare le auto verso Bolzaneto, all’innesto con la Gronda.
Eppure una soluzione diversa e meno invasiva ci sarebbe, perdipiù studiata per “lotti funzionali”. L’idea, cioè, è quella di realizzare ogni porzione dell’opera in modo da assicurarne la fruibilità indipendentemente dalla realizzazione delle altre parti. E forse strada facendo ci si potrà anche accorgere che l’infrastruttura è già adeguata ai flussi di traffico. E magari ci si potrà fermare, senza bisogno di intervenire ancora sul territorio.
Ce lo ha spiegato stamattina, al presidio organizzato da Unione Popolare, Luigi Sessarego, già ideatore dell’adeguamento del casello di Genova Aeroporto dopo l’emergenza seguita al crollo del Morandi, che per il raddoppio della A7 ha elaborato un piano B, meno impattante e meno costoso.
Ma siamo ancora in tempo per cambiare il progetto? Pare proprio di sì. Fa notare Sessarego che altri due “lotti zero” erano già stati aperti nel 2019 : “Uno a Genova Est e l’altro a Coronata, nell’area ex Colisa. Tutta fuffa dei vari governi”. Dal punto di vista della burocrazia, in effetti, mancherebbero ancora il via libera del Consiglio dei lavori pubblici all’aggiornamento del progetto esecutivo e la firma del Mit.
L’alternativa al progetto di Aspi per il raddoppio della A7
Putti: “Un’opera che serve a far girare tanti soldi per pochi privati”
La protesta contro la Gronda di Ponente “è partita negli anni ’90 e oggi siamo ancora qui”. Lo racconta Paolo Putti, storico attivista No Gronda, che mette l’accento sui numeri gonfiati dei flussi di traffico: “Nel 2008 dicevano che l’aumento del traffico di auto e camion sarebbe stato del doppio, invece siamo agli stessi numeri di quegli anni se non meno”.
Una visione incompleta o forse distorta per “far girare tanti soldi per pochi privati”, dice Putti che poi precisa: “Si è passati dai quattro miliardi di euro previsti nel 2008 ai 10 miliardi di cui si parla oggi. Soldi che finiranno in poche tasche”.
E fosse solo una questione di soldi.
Il problema qui è anche l’amianto, il verde Polcevera, come chiamano queste rocce. E parliamo di 5 milioni di metri cubi di materiale amiantifero estratto, che sarà convogliato verso tre destinazioni possibili.
Spiega Putti: “Le rocce prive di amianto o sottosoglia, saranno convogliate in un mega tubo, lo slurrydotto, che correrà per 12 km dentro al Polcevera, e poi utilizzate per ampliare la fascia di rispetto nel canale di calma dell’aeroporto. Il materiale con una quantità di amianto compatibile con il riuso, verrà utilizzato per la realizzazione dell’autostrada. Infine, quello più pericoloso, verrà stoccato a Bolzaneto per poi essere trattato e smaltito fuori dall’Italia perché – conclude Putti – qui non abbiamo un posto dove tenerlo”.
Il presidio di protesta di Unione Popolare
“Siamo assolutamente contrari a un’infrastruttura che spacciano come fondamentale e strategica ma che ha degli impatti pesantissimi con i suoi 11 milioni di metri cubi di terre da scavo contenenti amianto. E non lo diciamo noi, lo hanno rilevato i carotaggi effettuati per la Valutazione di Impatto Ambientale”.
È categorica Antonella Marras, attivista di Unione Popolare, che mette l’accento sulle rivendicazioni portate avanti dal movimento con il presidio di protesta di stamattina, organizzato proprio in via Torbella.
“Un impatto devastante che non tiene minimamente in considerazione i bisogni delle persone, che non tutela la salute né l’ambiente. Un’opera inutile, viste anche le infrastrutture realizzate nel frattempo, dopo il crollo di ponte Morandi” continua Marras che poi ribadisce ancora una volta: “Siamo contrari per l’idea di sviluppo predatorio che quest’opera porta con sé”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.