Fumi dalle navi in porto: l’inquinamento di Genova passa anche da qui, non è solo il traffico

Il presidente del Comitato Tutela Ambientale Genova Centro-Ovest: “Si è previsto di limitare la circolazione dei veicoli più inquinanti, ma come al solito ci si dimentica ostinatamente dell’inquinamento navale”

Genova – È una tra le 12 città italiane che hanno riportato i valori medi annui più elevati di biossido di azoto (NO₂). Di più: con i suoi 30 μg/mc, nel 2022 ha superato anche il limite di riferimento da raggiungere entro il 2030, e cioè 20 μg/mc. Stiamo parlando di Genova e della sua aria, e i dati sono quelli del report annuale di Legambiente.

Lo sottolinea Enzo Tortello, presidente Comitato tutela ambientale Genova Centro-Ovest, che in una nota stampa accende ancora una volta i riflettori sull’inquinamento portuale.
“A Genova, come in altre città, si è previsto di limitare il traffico dei veicoli più inquinanti, ma come al solito ci si dimentica ostinatamente dell’inquinamento imputabile al traffico navale. Genova è, da anni, in infrazione europea per il supero di NOx e, secondo l’inventario regionale delle emissioni, il traffico navale è la prima fonte di ossidi di azoto, superiore anche al traffico veicolare”.

E non è una novità. “Si è appena concluso il progetto internazionale Aer Nostrum di Arpal“, ricorda Tortello, che ha realizzato un osservatorio transfrontaliero per il monitoraggio della qualità dell’aria nei porti in quanto, scrive la stessa Arpal, “le zone portuali rappresentano aree di rilevanza economica sottoposte a forti pressioni ambientali che rendono necessarie misure di tutela ambientale e sanitaria”. E non è il solo. A monitorare l’aria genovese ci hanno pensato anche le “Sentinelle dell’Aria”, un progetto di Citizen Science condotto dall’Ecoistituto ReGe e finanziato da Regione Liguria.

“Queste iniziative miravano a fare una fotografia dello stato di inquinamento dell’area portuale – spiega ancora Tortello -. Ma fare la fotografia della situazione è inutile e dispendioso se non si prendono dei provvedimenti. Perché se è vero che AER Nostrum, in realtà, ha come obiettivo quello di definire dei modelli diffusionali per le sostanze inquinanti, una volta pronti i modelli come possono venire in aiuto del cittadino?”.
Servirebbe un passo in più.
Chiarisce Tortello: “Sulla base dell’impronta ecologica di ciascuna nave e della situazione ambientale, ad esempio il vento, Autorità di Sistema Portuale dovrebbe valutare e decidere se una nave può entrare in porto e/o se si deve ormeggiare ad un ponte piuttosto che a un altro per minimizzare l’effetto delle emissioni sulla cittadinanza. Se non viene compiuto questo ulteriore passo qualsiasi attività di misurazione e conoscitiva sarà stata inutile”.

Servirebbe, insomma, agire sulle cause e non sugli effetti.

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