Coco Chanel lo aveva definito “ingegnere della moda” e “metallurgico” quando nel 1961 aveva disegnato il suo primo modello utilizzando alluminio e acetato, materiali avveniristici per l’epoca. Modello che sarà ricordato per sempre perché indossato nel 1968 da Jane Fonda, interprete del film di fantascienza “ Barbarella”
Madrid – Ma Paco Rabanne, uno dei più importanti e famosi stilisti spagnoli, morto lo scorso 3 febbraio all’età di 88 anni, ha avuto una vita densa di eventi che hanno influito sulla sua lunga vita, determinando le sue scelte, una vita che oltre i riflettori della celebrità ha anche diversi aspetti poco conosciuti. Uno di questi è che Paco Rabanne non era il suo vero nome, in realtà si chiamava Francisco Rabaneda Cuervo ed era nato a Pasaia, un piccolo villaggio dei Paesi Baschi che dovette abbandonare all’età di cinque anni a causa della morte del padre, un generale repubblicano militante comunista che fu fucilato nel 1937 a causa della sua militanza politica in un carcere della regione cantabrica.
Erano gli anni della sanguinosa Guerra Civile spagnola e il piccolo Francisco insieme alla madre, all’epoca capo della sartoria di Balenciaga, a cinque anni trovò riparo in Francia. Esiliato ma non dimentico dell’atroce circostanza della morte del padre e delle sue origini tanto che nel 15 ottobre del 1997 visitò il carcere El Dueso dove, insieme ad altri 13 dissidenti, suo padre fu trucidato.
Fu un atto di riconciliazione con il passato molto importante per lo stilista che con il suo gesto simbolico aveva voluto sottolineare l’importanza della civile convivenza in memoria di tutti gli spagnoli vittime dell’intolleranza e dell’intransigenza ideologica. La Spagna all’epoca era ancora teatro degli attentati dell’Eta, l’organizzazione armata terroristica basco nazionalista indipendentista che agiva su tutto il territorio nazionale e che provocò la morte di 855 morti e il ferimento di migliaia di persone a partire dagli anni ’50, epoca che si concluse dopo quasi 40 anni, il 20 ottobre del 2011 dopo un lungo negoziato con il governo spagnolo.
La visita nei Paesi Baschi e le parole di Paco Rabanne non passarono inosservate in un momento così drammatico per la nazione. Ma il suo impegno nei confronti del suo Paese natale trovò spazio anche nella progettazione di un museo dedicato a lui a Pasaia ma che, al contrario del museo di Getaria sempre nei Paesi Baschi dedicato all’altra figura leggendaria della moda internazionale Cristobal Balenciaga, purtroppo non vide mai la luce a causa di questioni di piccolo cabotaggio della politica locale. Una figura di così altro profilo, riconosciuta a livello internazionale e molto rappresentativa della Spagna avrebbe sicuramente meritato un finale differente ma evidentemente anche questo episodio è tipico della particolare vita di Rabanne.
Nemo propheta in patria, come spesso accade, Paco Rabanne ha trovato la sua strada e i suoi meriti riconosciuti e celebrati in Francia, il Paese che lo aveva accolto bambino, dove ha compiuto i suoi studi di architettura alla Scuola Nazionale Superiore delle Belle Arti di Parigi e dove per mantenersi agli studi ha collaborato come disegnatore di accessori per Balenciaga, Nina Ricci, Pierre Cardin, Givenchy. Fu proprio la sua formazione di architetto che gli suggerì l’utilizzo inusuale di materiali apparentemente estranei alla moda dell’epoca, il suo iconico vestito “metallizzato” realizzato con placche in alluminio è diventato la sua cifra stilistica riconosciuta in tutto il mondo e si può ammirare al Museo del Traje di Madrid.
Giulia Danieli
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