Price cap: l’eccezione iberica, come e perché funziona

Nel panorama europeo dell’energia Spagna e Portogallo sono eccezioni positive, per ragioni geografiche e di politica energetica

Madrid – Nella penisola iberica il costo dell’elettricità si è attualmente dimezzato, dai picchi di oltre 200 euro a megawattora del 2022 agli attuali 130 euro al megawattora circa, valori però di un quarto inferiori alle tariffe di picco toccate lo scorso anno da Francia, Germania e Italia (con punte superiori ai 400 euro) che, insieme a Danimarca e Irlanda, detengono il “primato” dei Paesi europei dove l’elettricità, come noto ancorata ai prezzi del gas, costa di più.

Uno dei motivi per cui Spagna e Portogallo non sono stati travolti dal rincaro esorbitante è da ricondursi anche alle misure prontamente introdotte lo scorso giugno 2022 dal governo spagnolo che ha stabilito un “tetto” ai prezzi dell’energia il cosiddetto price cap, che tuttora sta funzionando, applicato con il benestare della Commissione Europea dopo una lunga trattativa.

In linea di massima, quando il mercato internazionale del gas toccava nel 2022 punte elevatissime (alla borsa di Amsterdam in agosto toccava punte di 330 euro al megawattora) a seguito degli effetti scatenati dalla guerra russo-ucraina, il provvedimento adottato dal governo spagnolo utilizzava una formula matematica per limitare il prezzo del gas consumato dalle centrali termoelettriche, stabilendo un prezzo di riferimento del gas pari a 40 €/MWh per sei mesi, che successivamente sarebbe aumentato di 5 €/MWh al mese, fino a 70 €/MWh in modo da raggiungere una soglia di “normalità”.

Altro elemento significativo è l’equilibrio del mix delle fonti di energia presente nella penisola iberica, che ne limita la dipendenza dalla generazione dalla fonte termoelettrica che utilizza il gas.

Per tipologia di tecnologia, la principale fonte di produzione energetica in Spagna è la eolica (23,3%), seguita dal nucleare (20,8%) e, infine, dal ciclo combinato (17,1%). Le rinnovabili (solare+eolico+idraulico) hanno raggiunto  ben il 42,8% del totale nel 2021 e si prevede aumenteranno ancora grazie alle costanti misure di promozione e incentivazione da parte dei diversi governi di entrambi gli schieramenti,a partire dall’anno 2000.

Fonte del grafico: es.statista.com; 2021

Altro elemento determinante è il tema della posizione geografica: il gas di importazione in Spagna e Portogallo, a differenza del resto d’Europa, non arriva dalla Russia, ma dall’Algeria, attraverso due gasdotti, uno diretto dall’Algeria ed uno che passa per il Marocco.

Queste considerazioni hanno portato a definire la penisola iberica una “isola energetica”. La penisola iberica ha infatti un’interconnessione inferiore al 3% con il resto dell’UE e questa particolarità ha permesso a Spagna e Portogallo di accordarsi sul meccanismo con la Commissione Europea, che ha riconosciuto l’unicità iberica.

D’altra parte, nonostante i tentativi spagnoli, la Francia non ha mai voluto finanziare o aiutare lo sviluppo di un collegamento Francia-Spagna, che renderebbe il gas più economico nel resto d’Europa e ridurrebbe anche la dipendenza dal gas russo anche se la Spagna, diversamente dall’ Italia ad esempio, già dispone di una vasta infrastruttura di stazioni di rigassificazione per importare gas via nave dagli Stati Uniti e da altre destinazioni.

La minor dipendenza spagnola dal gas russo è dovuta quindi alla vicinanza geografica con l’Algeria, ma anche alla vicinanza ideologica dei governi socialisti spagnoli con un’Algeria alleata del fronte Polisario (Frente Popular de Liberación de SaguíaelHamra y o de Oro) un’organizzazione militante e politica che vorrebbe creare un proprio Stato indipendente nel Sahara Occidentale, ex colonia spagnola attualmente occupata dal Marocco contrariamente alle risoluzioni delle Nazioni Unite).

Nel 2021 alcune azioni del governo Sanchez in politica internazionale hanno però inasprito le tensioni con il Marocco, provocando l’aumento dei prezzi tradizionalmente molto convenienti in Spagna per le importazioni di gas.

Il governo aveva accolto in Spagna Brahim Gali leader del fronte Polisario che il governo del Marocco considera un terrorista, il quale necessitava di cure mediche specialistiche, provocando una reazione stizzita del governo marocchino che aveva reagito veicolando centinaia di clandestini a ridosso dei confini delle enclave spagnole di Ceuta e Melilla.

Conseguentemente il governo spagnolo ha reagito raggiungendo un accordo con il Marocco riconoscendo i suoi diritti sul territorio del Sahara occidentale, che però a sua volta ha generato una crisi senza precedenti con l’Algeria che ha conseguentemente deciso di ridurre drasticamente le sue esportazioni di gas verso la Spagna provocando un’impennata dei prezzi. L’Algeria, grazie alla vicinanza al governo russo, ha incrementato le importazioni via mare di gas dalla Russia, che viene venduto a sua volta al Marocco a prezzi molto più elevati.

Nello specifico, per  fare un confronto semplicistico anche se indicativo, il costo dell’energia in bolletta in Spagna della sola componente energia (escludendo le componenti di trasporto ed imposte ed accise), si aggira sui 0,272 euro kilowattora verso gli 0,40 circa in Italia. Inoltre, il governo spagnolo ha recentemente ridotto l’aliquota IVA dal 21% al 5%.

I buoni elettricità

Infine per i consumatori definiti “vulnerabili” (bassi redditi, o redditi famigliari esclusivamente rivenienti da sussidi pensionistici o di invalidità, famiglie numerose, chi usufruisce di sussidi sociali in scadenza, ad esempio) il governo spagnolo ha riconosciuto fino a fine 2023 il cosiddetto “bono social de electricidad”, cioè uno sconto in fattura da un 25% fino ad un massimo del 65% a seconda delle categorie riconosciute di vulnerabilità, che viene dedotto dai prezzi delle imprese che commercializzano energia.

E la scadenza della misura del price cap prevista a maggio potrebbe riservare altre sorprese.

Giulia Danieli

 

 

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta