Dopo sei ore il giudice è rientrato in aula per la lettura della sentenza che ha bocciato le richieste della pubblica accusa
Pescara – “Fate schifo”, ti devi vergognare per tutte le persone che non ci sono più, vergogna”. Nell’aula 1 del tribunale di Pescara il gup Gianluca Sarandrea, ha appena letto la sentenza che a sei anni dalla tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola ha appena assolto 25 imputati e inflitto 5 cinque condanne, quando i parenti delle 29 vittime iniziano ad urlare e protestare.
In aula sono intervenute le forze dell’ordine
Le forze dell’ordine sono intervenute con un cordone intorno al giudice per impedire che la folla lo aggredisse. Per una ventina di minuti, per motivi di sicurezza, è stato costretto a rimanere al bancone dell’aula in attesa del ritorno alla normalità. “Vergognati per mia figlia” dice uno dei parenti mostrando la foto della congiunta morta a Rigopiano impressa sulla maglia che indossa. Sono urla strazianti di dolore quando uno dei sopravvissuti della tragedia, in 11 vennero salvati dai soccorritori, mentre sta per essere portato fuori dall’aula con la forza, Gianpaolo Matrone, rimasto tre giorni intrappolato sotto la valanga, si rivolge al gup gridando: “Signor giudice, non finisce qui. E’ uno schifo, è un’altra volta morta l’Italia. Una sentenza del genere è una vergogna. Vorrei far passare un minuto delle 62 ore che ho passato là sotto al giudice, o un mese di questi sei anni passati a lottare insieme per poi arrivare a sentirci dire che sono tutti assolti. Alla fine ce lo dice lui di che cosa sono morti le vittime, forse di freddo?”.
Il gup Sarandrea si era ritirato in camera di consiglio intorno alle 10.30 del mattina. Dopo sei ore è rientrato in aula per la lettura della sentenza che ha bocciato le richieste della pubblica accusa che chiedeva, quattro assoluzioni e la condanna per 26 imputati per un totale di 151 anni.
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