Oggi il mare ha restituito tre salme – due ragazzine ed un uomo – che hanno fatto salire a 76 il numero delle vittime accertate del disastro
Cutro – Tutti in ginocchio rivolti verso il mare. E’ l’immagine struggente di uno degli ultimi momenti della manifestazione tenuta oggi a Steccato di Cutro, luogo del naufragio dei migranti avvenuto domenica 26 febbraio. Almeno 6.000 persone in spiaggia si sono inginocchiate alla notizia del ritrovamento del 76esimo corpo, quello di una bambina, trovato nel corso delle ricerche che proseguono ininterrottamente dal momento della tragedia. Questo gesto è stato uno dei momenti più toccanti della manifestazione nazionale insieme a quello in cui in tanti hanno voluto gettare un fiore in mare o hanno scelto di piantarlo nella sabbia. Oggi il mare ha restituito tre salme – due ragazzine ed un uomo – che hanno fatto salire a 76 il numero delle vittime accertate del disastro.
Sul bagnasciuga i dimostranti hanno piantato dei fiori, mentre è stata recitata una preghiera islamica per le vittime del naufragio. La funzione religiosa è stata preceduta dagli interventi di alcuni migranti, scampati alla morte o parenti di vittime e dispersi.
Il ricordo dei giornalisti per la collega afghana Amarkhele Torpekai
Molti giornalisti che hanno seguito la manifestazione promossa nel pomeriggio di oggi a Steccato di Cutro, dopo il tragico naufragio dei migranti, hanno indossato un pass che riproduce quello della giornalista afghana Amarkhele Torpekai, morta nel naufragio. Un messaggio simbolico promosso dai giornalisti locali e condiviso da tanti colleghi che sin da domenica 26 febbraio hanno seguito l’evolversi delle ricerche.
Filippo Miraglia Responsabile Area Sociale di Arci ha voluto sottolineare che “il decreto migranti approvato durante il Consiglio dei ministri a Cutro contiene misure che possiamo definire oltraggiose, prese a pochi chilometri dalle bare che i Ministri si sono guardati bene dal visitare. Arriva una stretta sui permessi per Protezione Speciale, un colpo di coda leghista che comporterà più dinieghi alle domande d’asilo, più persone irregolari, più lavoro nero e quindi più evasione fiscale e contributiva. Un puro atto di propaganda che non affronta e risolve i problemi, ma alimenta odio e razzismo”.
Il Decreto è in vigore
La Gazzetta Ufficiale ha intanto pubblicato il decreto legge sui migranti, approvato giovedì dal Consiglio dei Ministri a Cutro e quindi il provvedimento è in vigore. Ci sono l’aumento della pena per gli scafisti fino a 30 anni e la durata triennale, dal 2023 al 2025 dei decreti flussi, ma c’è anche l’aumento della durata a tre anni dei permessi di soggiorno per chi ha contratti di lavoro a tempo indeterminato, per il lavoro autonomo e per ricongiungimenti familiari.
Arriva la stretta sulla protezione speciale per i migranti con il decreto varato dal Governo nel Cdm in Calabria. Con un paracadute per coloro che hanno già presentato domanda. Secondo quanto si apprende, Palazzo Chigi avrebbe recepito su quest’ultimo punto le indicazioni del Quirinale così da salvaguardare le persone già presenti nel nostro Paese.
Il decreto modifica la protezione speciale
Il decreto del Governo Meloni cambia l’articolo 19 del testo unico sull’immigrazione che riguarda le “categorie vulnerabili”. La protezione speciale che prevede il divieto di espulsione e respingimento della persona migrante “qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti”, resta in vigore. Ma saltano due punti dello stesso comma.
Viene cancellato il passaggio dove veniva stabilito che non era possibile il respingimento o l’espulsione in presenza di “fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale potesse comportare una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare” e, in seconda battuta, viene soppressa anche la parte che teneva conto, nella valutazione del “rischio”, della “natura e della effettività dei vincoli familiari dell’interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale nonché dell’esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese d’origine”.
Dalla stretta, contenuta nel decreto uscito in Gazzetta, si salvaguarda però, chi ha già presentato domanda o già ottenuto il permesso di soggiorno per motivi di protezione speciale.
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