Cornigliano, il Museo dell’Acciaio accende la protesta: “No a Villa Serra”

18 tra associazioni e comitati di quartiere hanno deciso di fare rete contro lo spettro dell’acciaieria: non vogliamo un museo che ricordi questo orrore

Genova – Un Museo dell’Acciaio nella villa storica che si affaccia sui giardini Melis?
La proposta, che sta prendendo forma in questi giorni, di realizzare “un polo culturale per la storia della siderurgia genovese” proprio nel territorio che ne ha subito le conseguenze più disastrose, a poche centinaia di metri dallo stabilimento dell’ex ILVA, agita i corniglianesi.
E sono due i punti principali di disaccordo rispetto al progetto: che si utilizzi Villa Serra, all’interno della quale il Municipio VI, tempo fa, aveva proposto di trasferire l’istituto alberghiero Nino Bergese, e il fatto che ospiterà dei laboratori di formazione professionale con simulatori per la saldatura sul carro ponte. “Temiamo che questo sia il preludio per il ritorno dei forni”, dicono i rappresentanti delle 18 realtà associative che hanno deciso di fare rete contro lo spettro dell’acciaieria.

Cornigliano e l’acciaio, una storia lunga

Il grande impianto siderurgico affacciato sul mare che ancora oggi è sotto gli occhi di tutti, arriva a Cornigliano nel 1934 con la costituzione, sotto il controllo dell’IRI, della Società Italiana Acciaierie di Cornigliano (SIAC). Nata con l’obbiettivo di raggruppare e razionalizzare le attività siderurgiche dell’Ansaldo, avviate già dal 1898 negli stabilimenti di Campi, la SIAC entrerà in funzione nel 1953, con una nuova acciaieria a ciclo integrale.
Nel 1951, per far posto all’acciaio e all’aeroporto, era stato abbattuto il simbolo della delegazione: il Castello Raggio.

Sulla spinta della popolazione – il primo “sciopero per l’aria” messo in atto nel quartiere risale al 1965 – e grazie alle denunce di comitati e associazioni, nel 2002 la magistratura chiude definitivamente la cokeria a causa dell’impatto sulla salute delle emissioni fuori norma degli impianti.
L’ultima colata a caldo risale al 29 luglio 2005, quando è stato fermato l’altoforno e la gran parte della produzione trasferita a Taranto.

Lo ricorda Fifetta Capizzi, una delle donne di Cornigliano che fecero spegnere l’altoforno, che avverte: “Se ci ferite noi ci ribelliamo”.

Villa Serra, l’ultima icona della Cornigliano che fu

“Perché ci devono togliere l’ultima icona della delegazione? Non esiste più nulla, ci hanno già tolto il Castello Raggio. Noi questo non lo accettiamo”. È categorico Giampiero Morstabilini, del Comitato Cornigliano per la città, che ribadisce il no al Museo dell’Acciaio a Villa Serra ma precisando che “il nostro no non riguarda il museo ma la sua collocazione. Potrebbe andare a Villa Spinola, dove c’era il centro civico, oggi in disuso perché è tornato a Sestri”. E poi ricorda lo studio epidemiologico di Valerio Gennaro, quei numeri che sul quartiere parlano chiaro: “A Cornigliano l’eccesso di mortalità è del 40%”. Colpa delle acciaierie? Anche. E “non vogliamo un museo che ricordi questo orrore”.

A Villa Serra meglio il Bergese o il museo della bianchetta di Coronata

“Dare questo spazio al Museo dell’Acciaio significa buttare via una grandissima occasione”.
Ne è convinto il Presidente del CIV Cornigliano, Massimo Oliveri, che ricorda le varie ipotesi di utilizzo della villa avanzate in questi anni, da sede dell’istituto alberghiero Nino Bergese a spazio dedicato alla storia della bianchetta di Coronata. Soluzioni che potrebbero aprire le porte di questa dimora storica ai grandi eventi e dare una boccata di ossigeno ai commercianti della delegazione.

“Chiediamo il supporto del Municipio”

“Vogliamo uscire dal cliché che Cornigliano sia solo acciaieria, fumi e inquinamento”.
Così Paola Marenco, Presidente dell’associazione Cornigliano Borderline, che lancia un appello al Municipio VI: “In futuro vorremmo essere altro. Il simbolo di un quartiere che ha patito ma che adesso si vuole rinnovare. Il simbolo di una battaglia anche ecologica, perché non sappiamo com’è l’aria che respiriamo oggi, come sono i terreni che coltiviamo. È per questo che per noi è fondamentale anche il supporto del Municipio, che possa fare da intermediario per capire tutte queste cose proiettare finalmente il nostro quartiere in una dimensione nuova che tutti vogliamo”.

“Laboratori e simulatori per la saldatura sul carro ponte? Usate qualche capannone”

“Ben venga il lavoro, ben venga se si formano dei giovani. Ma non a discapito di quello che è già successo”, sottolinea Maria Curcio dell’associazione ViviAmo Cornigliano.
La preoccupazione dei corniglianesi, infatti, riguarda gli sviluppi che potrebbe avere il laboratorio per la saldatura sul carro ponte: “È il preludio a una cittadella dell’acciaio?” si chiede Curcio mettendo l’accento sul fatto che la cittadinanza è rimasta all’oscuro rispetto al progetto e “per questo volevamo entrare a far parte della fondazione”.
Il Museo dell’Acciaio, infatti, sarà gestito tramite una fondazione alla quale partecipa anche il Comune di Genova che, come socio fondatore, verserà una quota iniziale di 30.000 euro.
“Siccome nel progetto ci sono di mezzo anche i sindacati, è giusto che scoprano le carte e che ne parlino con i cittadini di Cornigliano che delle acciaierie hanno vissuto tutto quello che c’è stato di negativo. Io ritengo che si lavori per vivere e non si debba lavorare per morire. Vediamo dove vogliono arrivare. Una cosa è certa: devono parlare anche con noi“.

E a questo punto la palla passa all’assessore allo Sviluppo economico e al Lavoro, Mario Mascia che, proprio mentre stiamo facendo le interviste davanti ai giardini Melis, conferma la sua disponibilità a incontrare la rete di associazioni e comitati corniglianesi.

Tante le voci che dicono no al Museo dell’Acciaio in Villa Serra

Il messaggio del coordinatore della rete di comitati e associazioni corniglianesi, Giorgio Zucchi: “No a celebrare la siderurgia in casa di chi l’ha subita”

Simona Tarzia

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