È preoccupante l’incidenza di mortalità dei giovanissimi con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni. Più che tripla rispetto ai colleghi nella fascia 35-44 anni
Nel primo bimestre 2023 si contano 14 vittime in meno rispetto allo stesso periodo del 2022, ma per questo dato moderatamente positivo, la situazione rimane allarmante.
È la Lombardia a piangere il maggior numero di vittime (14) in occasione di lavoro; inevitabilmente, del resto, a livello statistico considerando che si tratta della regione con la più alta popolazione lavorativa d’Italia.
Sul podio dell’insicurezza in zona rossa ci sono: Umbria, Marche, Piemonte, Puglia e per la prima volta, il Veneto. In zona arancione finiscono Toscana, Sardegna, Emilia Romagna, Liguria e Lombardia, in zona bianca, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Basilicata, Molise, Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta.
L’attività manifatturiera, invece, è il settore più colpito dagli infortuni.
Nel primo bimestre del 2023 è il settore Trasporti e Magazzinaggio a far registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 14. Seguito dalle Costruzioni (9) e dalle Attività Manifatturiere (8).
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (33 su un totale di 73).
Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a febbraio 2023 sono 3; mentre in 4 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 10, mentre sono 6 quelli che sono deceduti a causa di un infortunio in itinere.
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