Lo ha sottolineato di recente anche il Procuratore capo della Repubblica di Imperia, Alberto Lari, parlando dei “reati spia”, gli incendi dolosi che hanno interessato l’estremo Ponente ligure a fine del 2022 e che costituiscono un campanello d’allarme da non sottovalutare
Genova – La mafia c’è ma non si fa vedere né sentire. È assente pure dal dibattito politico dove, a parte qualche dichiarazione ridotta ai minimi termini in campagna elettorale, tutto tace.
Eppure si tratta di una presenza radicata nel territorio ligure e acquisita anche a livello giudiziario: pensiamo alle sentenze passate in giudicato di Maglio 3, La Svolta e I Conti di Lavagna.
E che cosa hanno messo in chiaro i giudici? Che la ‘ndrangheta in Liguria opera attraverso 4 locali dotate di autogoverno e dislocate a Genova, Ventimiglia, Bordighera e Lavagna. Mica pizza e fichi, come si dice.
E se è vero che l’insediamento di Bordighera esteriorizza la sua forza intimidatoria e lo fa in contrasto con il modello della mafia silente, gli altri sodalizi liguri se ne guardano bene.
Del resto, quello della mafia silente è un paradigma che ha dato e continua a dare i suoi frutti. Perché gli affari si fanno in silenzio. Aiutati dall’omertà sociale e dal mutismo istituzionale che permettono ai clan di colonizzare il territorio mentre politica ed economia stanno a guardare.
È successo. Continuerà a succedere. Ma noi continuiamo pure a non parlarne
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