E la mafia nigeriana punta alla tratta di esseri umani
Roma – La presenza criminale straniera in Italia rappresenta sempre “un universo eterogeneo, dinamico e in continuo mutamento”, progressivamente radicato nel nostro territorio.
Nell’ultima relazione presentata al Ministro dell’Interno e al Parlamento, quella realtà al primo semestre del 2022, la Dia spiega come siano i sodalizi criminali albanesi quelli che, più di altri, “hanno saputo radicarsi nel territorio nazionale, ramificandosi progressivamente e riuscendo a interagire, prima di ogni altro, nel traffico di sostanze stupefacenti, con le organizzazioni autoctone”.
I clan albanesi sono molto simili, nella loro organizzazione, alle ‘ndrine calabresi: ovvero gruppi criminali saldamente uniti dal vincolo familiare o da matrimoni combinati con altre famiglie della medesima etnia al fine di accrescere il proprio potere e per evitare lotte intestine nella spartizione del territorio e, quindi, degli illeciti guadagni.
E se le consorterie albanesi ricoprono un ruolo di riferimento nella rete di approvvigionamento e di distribuzione di eroina e cannabis in Italia, la criminalità organizzata nigeriana concentra, invece, i suoi interessi prevalentemente nella tratta di esseri umani connessa con lo sfruttamento della prostituzione e con l’accattonaggio forzoso, nonché nel settore del narcotraffico gestito, talvolta, in collaborazione con gli stessi gruppi criminali albanesi. Ulteriori settori di interesse sono la falsificazione di documenti, le truffe e le frodi informatiche, la contraffazione monetaria e, secondo le ultime evidenze investigative, anche i reati contro la persona e il patrimonio. Il consolidamento e l’affermazione della mafia nigeriana – spiega la Dia – si registra anche nel restante territorio nazionale e persino in Sicilia dove la pervasività di Cosa nostra lascia ben pochi margini di radicamento ad altri sodalizi”.
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