Al convegno di Vasta, Gian Poggi denuncia: “È un argomento di cui non si sa niente di ufficiale”
Genova – “Sorprende che un progetto di questa importanza per lo sviluppo della città sia stato sottratto a qualsiasi dibattito. È vero che il progetto è pubblicato sul sito della Regione, e i documenti datati 22 dicembre 2022 sono quelli aggiornati, ma non ci sono stati dibattito né trasparenza, tanto che molti soggetti coinvolti lo hanno scoperto solo nelle scorse settimane e sono letteralmente caduti dalle nuvole”.
Comincia così, Gian Poggi, la sua relazione sul tunnel subportuale. L’architetto, con una lunga carriera come dirigente tecnico in Comune e Regione, oggi è intervenuto al convegno sul nuovo Piano Regolatore Portuale organizzato da Vasta Liguria al Cap di via Albertazzi e non ci è andato leggero con le contestazioni al nuovo progetto dell’opera sottomarina da 3,4 chilometri che collegherà Lungomare Canepa alla Foce.
E infatti ha aggiunto: “A conferma, non risulta che siano stati notificati gli avvisi preventivi di esproprio”.
Perché il primo e grave problema del tunnel sono proprio gli interferiti, aziende portuali e relativi dipendenti. Eppure quello dell’impatto del tunnel sui lavoratori “è un argomento di cui non si sa niente di ufficiale, a parte il documento allegato al progetto e la notizia di stampa per cui ASPI stanzierebbe 89 milioni per gli indennizzi, senza ulteriori dettagli”.
E invece servirebbero dei riscontri: “Sono stati raggiunti accordi con le aziende da delocalizzare e in che termini? I lavoratori sono in qualche modo tutelati o la corresponsione degli indennizzi li esclude? Che fine farà la decina di attività interferite ma esterne al porto di cui nel documento non si trova neanche un cenno?“, continua Poggi mettendo l’accento sul fatto che nel dossier titolato Espropri e pubblicato sul sito della Regione “queste risposte non ci sono. C’è un quadro dettagliato delle attività interferite (solo di quelle interne al porto) e alcune soluzioni di ricollocazione per 20 aziende e 1 concessionario. Ma in elenco le ditte interessate sono 50”.
E non è finita.
Sottolinea l’ex Direttore delle Infrastrutture nella giunta Burlando che “dal lato di Sampierdarena le aziende coinvolte, elencate nel documento della Regione, sono una ventina, di vario genere e dimensione, e non si sa che fine faranno. Una di queste, tra l’altro, viene investita in maniera definitiva, letteralmente eliminata. Si tratta del Centro Smistamento Merci (CSM) che verrà in parte ricollocato sotto la sopraelevata portuale, ma solo a fine lavori. E nel frattempo? L’unica cosa certa è che il CSM dovrà essere demolito subito, entro 2 mesi dal momento dell’affidamento dei lavori, ipotizzato a settembre 2023″.
Un quadro di incertezza che non riguarda solo Sampierdarena. “Dal lato delle Riparazioni Navali la situazione è più complessa ma la tempistica molto meno stringente. Il cronoprogramma stabilisce, infatti, che la demolizione degli edifici coinvolti dovrà avvenire entro 44 mesi dall’inizio dei lavori, cioè in pratica a fine cantiere. Il problema semmai è che ben prima della scadenza dovranno essere approvate le sedi alternative per le 20 aziende da ricollocare che in parte finiranno in alcuni locali vuoti dell’Ente Bacini e in parte nelle ex lavanderie che, però, non sono proprio in buono stato”, nota Poggi che poi aggiunge che in questa zona “i concessionari coinvolti sono poco più di una trentina, compresi San Giorgio del Porto e Wartsilä“.
Nei documenti, il cantiere San Giorgio viene indicato come parzialmente interferito durante i lavori, con qualche servitù permanente una volta terminato il cantiere. Tutto qui. “Non ci sono ulteriori informazioni” tiene a precisare l’ex Direttore delle Infrastrutture nella giunta Burlando aggiungendo che ad oggi “i contatti fra l’azienda e ASPI sono in corso ma non se ne conosce l’esito, e in ogni caso non è previsto lo spostamento in un nuovo capannone a Molo Giano, come ventilato in passato. Non è neanche chiaro se, a lavori finiti, il cantiere San Giorgio potrà continuare ad utilizzare calata Grazie. L’impressione è che sia poco probabile”.
Quanto alla situazione di Wartsilä “è ancora meno chiara”. Commenta Poggi che “gli edifici non vengono in alcun modo interessati da demolizioni ma il progetto implica la perdita di circa la metà del piazzale esterno”, cosa che non avverrà subito ma “durante la fase di realizzazione delle rampe di collegamento con via Madre di Dio, cioè fra 3 anni. Di eventuali trattative con Wartsilä non si hanno notizie”.
E che fine faranno le attività che oggi stanno negli edifici retrostanti il mercato del pesce, nella zona di calata Grazie e sotto la sopraelevata, in zona corso Quadrio, visto che questi edifici verranno completamente demoliti?
Sul tunnel subportuale sono tante le domande e poche le risposte.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.