Il presidente di Amiu Genova spiega che la terra argillosa da copertura serve al processo di capping e che questo bando è solo l’ennesimo acquisto
Genova – La discarica di Scarpino, si sa, è un nervo scoperto nella mente dei genovesi, soprattutto dopo l’operazione Albatros della Dda di Genova, che nel 2013 ha scatenato una bufera sulla municipalizzata dei rifiuti, e dopo lo scandalo del percolato che ha portato alla sua chiusura nel 2014.
Per questo ogni notizia che la riguarda suscita, se non un vero e propio allarme, quanto meno un po’ di preoccupazione. Quando si parla di Scarpino, insomma, i genovesi raddrizzano le antenne.
È successo anche stamattina. Letto un articolo di giornale che riportava la notizia di un appalto da 2,5 milioni di euro per portare sul monte 100.000 tonnellate di materiale argilloso, nella nostra posta si sono scatenate le domande. Che terra sarà? Da dove arriverà? E i camion?
“La terra argillosa da copertura serve per il capping della discarica, un processo iniziato 5 anni fa che consiste nella realizzazione dello strato superficiale della copertura della discarica. Questo è solo l’ennesimo acquisto di argilla”.
Lo chiarisce a Fivedabliu il Presidente di Amiu Genova, Giovanni Battista Raggi, che poi commenta con stupore: “Se non lo facessimo ci arresterebbero”. Perché Scarpino 1 e 2 devono necessariamente essere messe in sicurezza e “il capping è previsto dalla legge per garantire che effettivamente la discarica sia neutra dal punto di vista ambientale e che sia in sicurezza”.
Tecnicamente, ed è qui che entra in gioco l’argilla, “i capping si realizzano con una serie di strati differenti, che servono a isolare e a captare anche la parte del biogas che si va a generare nella strato sottostante, per evitare che vi siano dei rischi con le sacche di biogas che si formano sotto la discarica. È un procedimento tecnico ingegneristico definito, che non si inventa”, dice il Presidente di Amiu.
E per eseguire l’impermeabilizzazione di un terreno contenente rifiuti i materiali non possono essere scelti a caso.
Lo spiega Raggi quando gli chiediamo se non si potesse utilizzare lo smarino: “È la legge che stabilisce come si debba fare la messa in sicurezza delle discariche e quali materiali utilizzare”. La risposta è categorica: serve l’argilla, che “in genere arriva dalle cave ed è materiale certificato. Non è materiale di risulta di altre discariche, se questo è il timore”.
Quanto ai costi, la base d’asta per 100.000 tonnellate è di 2,5 milioni ma “normalmente l’offerta in queste gare ha degli sconti”. In generale, comunque, “tutte le voci sono già coperte dai piani di chiusura della discarica”, tiene a precisare Raggi, e non si spenderà un euro di più.
Normale amministrazione dunque.
E i camion? Per trasportare 100.000 tonnellate di terra, il conto della serva ci dice che occorrono in media 8.000 camion. E la strada che porta a Scarpino non è tutta nuova. C’è, ad esempio, anche il tratto complicato di via Militare di Borzoli.
“La fornitura di argilla copre i tre anni di posa del materiale. Questo, però, non arriverà tutto insieme ma verrà chiamato mano a mano che servirà deporre i vari strati”, dice Raggi sottolineando ancora che “non ci sarà alcun incremento di mezzi pesanti” e che “si tratta di un’operazione molto banale” che sta andando avanti già da 5 anni.
Per questo si può ipotizzare con buona approssimazione che la fornitura di argilla “arriverà a Scarpino ogni tre, quattro mesi e che questi i camion verranno spalmati in un arco di tempo molto ampio”.
“È la normale gestione della chiusura delle vecchie discariche, una fase obbligatoria prima di passare al cosiddetto post mortem”, assicura il Presidente di Amiu che conclude: “Il criterio è sempre quello di cercare di non incidere oltre il dovuto sul tessuto ambientale e quindi anche sul passaggio dei mezzi pesanti”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.