L’avvertimento lanciato da Giuliacci: “Il Mediterraneo è uno dei principali Hot Spots climatici del pianeta”
L’alluvione in Emilia-Romagna “è una delle principali caratteristiche del cambiamento climatico in Italia”.
A dirlo è il meteorologo e climatologo Andrea Giuliacci.
“Molto più facilmente rispetto al passato – continua Giuliacci – si va da un estremo all’altro: lunghi periodi con l’alta pressione in cui non cade una goccia d’acqua e poi, quando arriva una perturbazione, ecco che sempre più spesso questa perturbazione riesce a portare piogge particolarmente intense. Tutto questo perché il cambiamento climatico è indirizzato dal surplus di calore che si sta accumulando nell’atmosfera. Ma attenzione: il calore presente nell’atmosfera è anche il carburante per tutti i fenomeni atmosferici, sia l’alta pressione che porta alla siccità quanto le perturbazioni che riescono a facilitare queste improvvise alluvioni”.
Il Mediterraneo è uno dei principali “Hot Spots” climatici del pianeta
“I termometri di centinaia di stazioni meteo storiche indicano sembra ombra di dubbio che le temperature in Italia sono aumentate rispetto al 1970 di circa 3 gradi in estate, 2 gradi nelle altre stagioni – spiega Giuliacci -. Valori che, dopo quelli del circolo polare artico, sono tra più alti del pianeta tanto che il Mediterraneo è uno dei principali “Hot Spots” climatici della terra. Ma l’aumento maggiore (+ 2 gradi circa) si è verificato negli ultimi 30 anni”.
Perché l’anticiclone africano è ormai di casa sull’Italia?
“La modifica della circolazione atmosferica è dovuta alla fusione dei ghiacci polari a seguito della quale la temperatura entro il circolo polare artico, come anzidetto, è aumentata non di 1°C, bensì 6-10°C negli ultimi 50 anni – conclude Giuliacci -. La conseguente diminuita differenza di temperatura tra Polo ed Equatore ha provocato a sua volta una minore differenza nella pressione atmosferica tra la bassa pressione esistente a tutte le quote sul circolo polare (Vortice polare) e le alte pressioni (anticicloni) presenti per tutto l’anno sulla verticale della fascia subtropicale (anticiclone del Pacifico, anticiclone delle Azzorre, anticiclone africano, anticiclone indiano). Ma come in una reazione a cascata, il minore dislivello di pressione tra Polo ed equatore ha ridotto la spinta che tale dislivello imprime dei venti occidentali presenti tutte le quote e a tutte le latitudini, i quali pertanto sono diventati più deboli rispetto al passato, talvolta fino talvolta ad annullarsi. Ma in tal modo le grandi strutture bariche della circolazione atmosferica, come gli anticicloni caldi subtropicali tendono a spingersi più che nel passato verso Nord, magari stazionando per settimane. Gli effetti di tali modifiche sono visibili soprattutto nel Mediterraneo, con più frequenti e durature incursioni dell’anticiclone africano e con traiettorie delle perturbazioni atlantiche a Nord dell’Italia più che nel passato”.
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