Il presidente turco ha giocato la carta di alzare del 45% lo stipendio dei dipendenti statali a soli 5 giorni dal voto
Istanbul – È lotta all’ultimo voto nelle elezioni presidenziali in Turchia e il ballottaggio fra il presidente Recep Tayyip Erdogan e lo sfidante e capo dell’opposizione, Kemal Kilicdaroglu, è ormai pressoché certo. Con oltre il 99% delle schede scrutinate Erdogan ha conquistato il 49,42% dei consensi e 26.8 milioni di voti mentre Kilicdaroglu è al 44,95% con 24.4 milioni di voti.
Dopo 9 anni il Erdogan, leader del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), dovrà quindi attendere il secondo turno per mantenere il ruolo ricoperto dal 2014, frutto di un’ascesa al potere lunga 20 anni, da quando divenne primo ministro. L’affluenza ha toccato l’88,29%, mentre per le elezioni parlamentari, che si sono svolte in contemporanea, ha votato l’85% degli aventi diritto.
L’Alleanza popolare, la coalizione che sostiene Erdogan, si è comunque assicurata la maggioranza dei seggi in parlamento. Il presidente uscente ha ribadito di essere in “netto vantaggio” sullo sfidante ma ha ribadito che rispetterà l’esito del ballottaggio in programma il prossimo 28 maggio. “Non sappiamo ancora se le elezioni si siano concluse al primo turno – ha dichiarato parlando ai suoi sostenitori ad Ankara – Se la nostra nazione ha scelto per un secondo turno, questo è il benvenuto”.
Il terremoto ha peggiorato l’immagine del “Sultano”
Erdogan paga un calo della popolarità, già emerso nelle amministrative del 2019, quando Akp aveva perso il governo delle due città più importanti del Paese, Ankara e Istanbul appunto. Il terremoto del 6 febbraio scorso ha peggiorato la sua immagine. Nel tentativo di recuperare terreno, il presidente turco ha giocato la carta di alzare del 45% lo stipendio dei dipendenti statali a soli 5 giorni dal voto. Fiducioso per il secondo turno anche lo sfidante. “Vinceremo assolutamente al ballottaggio, e porteremo la democrazia”, ha detto Kilicdaroglu. Il “Ghandi turco”, con il suo temperamento mite, è riuscito a convincere le forze politiche di opposizione ad unirsi in una variegata coalizione di centrosinistra da lui capeggiata, compreso il partito filo curdo Hdp.
La destra ago della bilancia
Il terzo candidato, il nazionalista di destra Sinan Ogan, che potrebbe rappresentare l’ago della bilancia in occasione del ballottaggio ha ottenuto il 5,2% dei voti.
E i curdi?
L’opposizione, in particolare, ha puntato il dito contro la cattiva gestione da parte del governo dei sistemi di prevenzione, accusando il governo di non aver fatto rispettare i regolamenti edilizi e soprattutto di aver ritardato le operazioni di salvataggio per disorganizzazione. I curdi, che rappresentano circa il 20% della popolazione turca, hanno deciso di sostenere Kilicdaroglu, anche a causa dei toni sempre più nazionalistici di Erdogan, in contrasto con il linguaggio inclusivo di Kilicdaroglu che ha assicurato che la“questione curda” sarà affrontata e risolta in parlamento.
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