Vi portiamo dentro l’Hybrid CoE, il Centro di eccellenza europeo sulle minacce ibride che ha sede a Helsinki
Helsinki – Dalla disinformazione agli attacchi hacker. Dall’uso dei mezzi militari alle interferenze elettorali. Sono queste le minacce ibride. Una miscela esplosiva di azioni che “mirano alle vulnerabilità delle nostre società”. È scritto nella definizione ufficiale di Hybrid CoE, il Centro europeo di eccellenza per contrastare le minacce ibride che abbiamo visitato grazie al progetto Erasmus+ dell’Ordine dei Giornalisti ligure.
Solitamente condotte sottotraccia per rendere difficile l’identificazione degli autori, hanno lo scopo di “danneggiare l’obiettivo influenzando il suo processo decisionale a livello locale, regionale, statale o istituzionale”.
Lo abbiamo visto durante la pandemia, quando sono state molte “le operazioni di disinformazione mirate a seminare instabilità nelle nostre società, creare narrazioni alternative e mettere in discussione il lavoro del governo”.
Lo spiega il Responsabile delle Relazioni internazionali di Hybrid CoE, Rasmus Hindrén, mettendo l’accento sul fatto che tutte queste azioni “messe in atto sia da attori statali come la Russia e la Cina che da attori non statali, servono a distrarre la popolazione, a creare e intensificare la polarizzazione”.
Soprattutto sui social media e soprattutto usando gli account “bot”, programmi che gestiscono profili fake e interagiscono con gli utenti inondando il dibattito con informazioni false o manipolate, spesso postate da un bot troll che entra a piedi uniti nelle discussioni per sabotare gli scambi di idee con commenti provocatori e aggressivi.
E queste campagne di polarizzazione sono difficili da identificare perché si snodano tra più domini – diplomatico, militare, di intelligence, economico, finanziario – e spesso trovano il megafono ideale nei media a caccia di scoop.
Sta succedendo anche con la guerra in Ucraina. “Le minacce ibride che vengono messe in atto oggi in Ucraina erano già in corso nel 2014, compresi i tentativi di destabilizzazione attraverso la disinformazione e gli attacchi informatici” dice Hindrén ricordando che “la Russia utilizza molti di questi strumenti e attività anche contro altri Paesi europei ma contro Kiev si è aggiunto l’attacco militare convenzionale del 2022”.
E l‘ultima relazione dei servizi italiani, ad esempio, riporta che dopo un’inchiesta della stampa tedesca, a settembre 2022, “la società Meta – che controlla i servizi di Facebook e Instagram e i servizi di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger – ha bloccato una massiccia campagna di disinformazione russa in Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Ucraina”.
Difendersi da una guerra ibrida, ormai è chiaro, richiede uno sforzo significativo perché le competenze da mettere in campo sono tante.
È per questo che nel 2017 l’Unione europea, insieme alla Nato, ha aperto il Centro di eccellenza in Finlandia, non a caso un Paese che condivide con la Russia 1.335 chilometri di confini.
“Il ruolo del nostro Centro è principalmente quello di sostenere e costruire capacità nei nostri Stati membri – 33 Paesi europei più gli Stati Uniti e il Canada -, ma per fare questo abbiamo anche bisogno di capire cosa succede al di là dell’Europa”, continua Hindrén che poi aggiunge: “L’obiettivo è quello di cercare di capire qual è la minaccia e fornire strumenti e idee ai governi dei nostri Stati membri che poi li porteranno con sé per costruire nuovi mezzi per contrastare le minacce ibride”.
Minacce che si fanno ancora più letali con l’ingresso nel gioco dell’IA, l’intelligenza artificiale, capace di creare foto fake come quelle dell’arresto di Donald Trump e del Papa in giacca a vento bianca, stile rapper. Scatti ai quali la gente ha creduto.
Distinguere il vero dal falso sarà sempre più difficile.
Precisa Hindrén che “l’IA è un’enorme opportunità ma è anche una minaccia. Quanto più dipendiamo dalla tecnologia, tanto più grande diventa quella che chiamiamo superficie d’attacco che gli avversari potrebbero sfruttare”.
E abbiamo visto come le immagini sintetiche si mettono al servizio delle fake news. Su questo basta un esempio: la foto fasulla di Putin inginocchiato davanti a Xi Jinping che ha fatto il giro del mondo in un Tweet nonostante gli indizi evidenti che fosse taroccata.
E in tutto questo, qual è il ruolo dei media?
“Se parliamo del dominio dell’informazione e della disinformazione, i media giocano un ruolo critico nell’assicurarsi che ci sia un ambiente mediatico aperto, che si faccia il fact-checking per cercare di eliminare la disinformazione”, monitorare le notizie fuorvianti e “assicurarsi che la popolazione capisca quali minacce stiamo vivendo”. Commenta Hindrén tenendo a mente anche il rovescio della medaglia e cioè che una delle vulnerabilità delle democrazie occidentali è il libero accesso all’informazione.
E infatti conclude mettendo in rilievo che il compito dei media dovrebbe essere quello di “stimolare le persone a farsi cittadini attivi” e fornire loro gli strumenti necessari per imparare a riconoscere le bufale. Perché “in una società democratica, i media giocano un ruolo cruciale”.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.
Sembrerebbe da ciò che ho letto che le fake vengano usate solo da Putin mentre gli inventori sono gli USA da sempre maestri vedi Corea,Vietnam,muraglia al confine col Messico e le nostre sull’Ucraina e Zelenski con servizi RAI del 2014,obliterati ed inseguito mai più riproposti.Avrei preferito qualcosa di meno partizan e più veritiero.
Il pezzo è un’intervista al responsabile delle Relazioni internazionali di Hybrid CoE, organismo creato dall’Ue e dalla Nato per il contrasto alle minacce ibride che questi organismi identificano soprattuto in Cina e Russia. Questo nel pezzo è chiaro. Non ho dato giudizi di merito e, anzi, ho volutamente inserito la foto fake di Putin che si inchina a Xi.