Operazione antidroga: smantellata organizzazione della ‘Nndrangheta reggina e crotonese, 41 gli arrestati

Il denaro veniva riciclato da complici cinesi tramite il trasferimento con “fei ch’ien”

Bologna – Le indagini, condotte per quasi due anni, hanno portato al sequestro di ingenti quantità di droga e hanno svelato i meccanismi di riciclaggio dei proventi illeciti da parte di un’organizzazione criminale vicina alle ‘ndrine reggine e crotonesi. L’operazione che ha  visto l’impiego di oltre 160 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, supportati dal Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (S.C.I.C.O.), ha portato all’arresto di 41 persone di cui 37 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e una con obbligo di dimora. Le misure sono state eseguite in diverse province italiane, tra cui Bologna, Reggio Emilia, Modena, Parma, Milano, Cremona, Brescia, Pavia, Livorno, Roma, Foggia, Potenza, Crotone e Reggio Calabria.

La ‘ndrina “Staccu” di San Luca

Un elemento chiave per il successo delle indagini è stato l’acquisizione delle chat criptate su Sky ECC, una piattaforma smantellata nel 2021 grazie all’operazione di un Joint Investigation Team coordinato da Europol. Queste chat hanno permesso di ricostruire la struttura dell’associazione criminale e l’intera catena di approvvigionamento della droga. Il leader dell’organizzazione è stato identificato come un membro della ‘ndrina “Staccu” di San Luca (RC), già noto alle forze dell’ordine e latitante in Spagna dal 2018 e poi arrestato nel marzo 2021.

Il capo dell’associazione, durante il periodo di latitanza, ha gestito una vasta rete di narcotraffico internazionale, collaborando con potenti cartelli sudamericani e altri latitanti italiani di rilievo. Grazie ai suoi contatti, lo stupefacente proveniente dai paesi sudamericani arrivava nei porti dell’Europa settentrionale, come Anversa e Rotterdam, per essere poi distribuito in tutto il continente.

Aziende intestate a prestanome e trasferimento di fondi illeciti in Cina e Hong Kong

In Italia, gli affiliati dell’organizzazione criminale, residenti nel Parmense e nel Reggiano, si occupavano della gestione del mercato nazionale, utilizzando basi logistiche in diverse regioni e che riciclavano i guadagni illeciti in società intestate a prestanome. Le 14 società avevano il compito di emettere false bolle di accompagnamento per occultare il trasposto della droga; nel corso delle indagini sono stati sequestrati ben 1.200 kg di cocaina, 450 kg di hashish e 95 kg di marijuana.

Ripuliti 5 milioni di euro

Un ruolo significativo nel riciclaggio dei proventi illeciti è stato svolto da una rete di complici di nazionalità cinese attraverso il sistema informale di trasferimento di denaro noto come “fei ch’ien”,  che prelevavano ingenti somme di contanti e le inviavano in Cina e Hong Kong. Le aziende commerciali in Cina, attraverso complessi meccanismi di compensazione, restituivano il denaro ai broker del narcotraffico e ai cartelli sudamericani. L’associazione, con questo sistema è è stata in grado di ripulire più di 5 milioni di euro.

 

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