Tav in Val Susa, per I giudici la ‘ndrangheta era interessata ma non ha avuto appalti

Nessun contratto è stato ottenuto dalle imprese associate alla ‘ndrina di San Mauro Marchesato

Torino – Nel 2011, l’annuncio della ripresa dei lavori per il Tav in Valle di Susa aveva suscitato l’attenzione della ‘ndrangheta. Tuttavia, secondo la sentenza di secondo grado emessa dalla Corte di appello di Torino nel processo San Michele, nessun contratto era stato assegnato a imprese legate alle organizzazioni criminali. Questo è il punto chiave del procedimento abbreviato che riguardava uno degli otto imputati, l’imprenditore Giovanni Toro, responsabile di una cava a Chiusa San Michele (Torino). L’accusa di concorso esterno è stata respinta e l’imprenditore è stato assolto.

Secondo i giudici, è evidente che la ripresa dei lavori per la Tav avrebbe rappresentato un’opportunità interessante per le imprese legate agli imputati. Tuttavia, nessun contratto è stato ottenuto dalle imprese associate alla ‘ndrina di San Mauro Marchesato, né le imprese vicine alla consorteria criminale hanno mai utilizzato la cava di Chiusa San Michele. La Corte ritiene che, se i lavori per la Tav fossero stati eseguiti in quel momento storico, in teoria Giovanni T. avrebbe potuto collaborare con le imprese mafiose,  tuttavia, nulla di tutto ciò si è mai verificato. Pertanto, l’imprenditore non ha contribuito volontariamente alle attività delle cosche, né in Valle di Susa né altrove, ed è stato quindi assolto.

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