La guerra dei vent’anni per il controllo di uno dei principali gruppi editoriali italiani
Milano – La “Guerra di Segrate” per il controllo della Mondadori iniziò alla fine degli anni Ottanta e andò avanti per vent’anni, finché non fu la Corte di Cassazione a mettere la parola fine alle ostilità tra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti, il 17 settembre 2013.
Lo scontro era nato dalle mire di Fininvest che voleva mettere le mani su uno dei maggiori gruppi editoriali italiani, soprattutto dopo che nel 1989 la Mondadori aveva acquistato l’Editoriale L’Espresso e il controllo di Repubblica, più una catena di quotidiani locali e di importanti settimanali.
Nel 2013, dunque, la Suprema Corte condannò Fininvest a risarcire in sede civile la Cir di De Benedetti con quasi mezzo miliardo di euro. Due anni dopo, nel 2015, il Tribunale di Milano riconobbe anche 246mila euro di danni non patrimoniali.
Le tappe della vicenda giudiziaria
Il 4 ottobre 2001, davanti al Tribunale di Milano, comincia il processo per il Lodo Mondadori. Imputati per corruzione in atti giudiziari sono l’avvocato Cesare Previti, Attilio Pacifico, il giudice Vittorio Metta e Giovanni Acampora.
Qualche mese prima la Corte d’Appello milanese aveva dichiarato la prescrizione del reato per Berlusconi in quanto, per via della concessione delle attenuanti generiche, gli era stata contestata la corruzione semplice.
Il 28 gennaio 2002, il processo Imi-Sir, cominciato nel 2000, viene riunito con quello sul Lodo Mondadori.
Il 29 aprile 2003 il Tribunale condanna a 13 anni Metta, a 11 anni Previti e Pacifico, a 8 anni e 6 mesi Squillante, a 6 anni Felice Rovelli, a 5 anni e 6 mesi Acampora, a 4 anni e 6 mesi Primarosa Battistella. Assolto Filippo Verde.
Il 7 gennaio 2005 inizia a Milano, davanti alla seconda Corte d’Appello, il processo di secondo grado per i casi Imi-Sir e Lodo Mondadori. Il 23 maggio 2005 i giudici d’appello confermano la condanna di Previti per la sola vicenda Imi-Sir, assolvendolo per quella sul Lodo Mondadori. Previti e Pacifico ottengono una riduzione della condanna da 11 a 7 anni. Riduzioni delle pene anche per gli altri imputati. Per la vicenda Lodo Mondadori l’avvocato Acampora, Metta, Pacifico e Previti vengono assolti ”perché il fatto non sussiste”.
Il 4 maggio 2006, per il caso Imi-Sir, la Cassazione riduce a 6 anni la condanna per Previti e Pacifico, conferma la condanna a 6 anni per Metta, riduce la pena per Acampora a 3 anni e 8 mesi, annulla senza rinvio la condanna per Squillante e Battistella e considera prescritta l’accusa per Felice Rovelli.
Per il Lodo Mondadori la Suprema Corte accoglie il ricorso della Procura Generale di Milano e della parte civile Cir, contro le assoluzioni del maggio 2005.
Il 18 dicembre 2006, davanti alla terza sezione della Corte d’Appello milanese si apre il nuovo processo di secondo grado per il Lodo Mondadori.
Il 23 febbraio 2007 i giudici condannano Previti, Acampora e Pacifico ad un anno e 6 mesi, Metta a due anni e 9 mesi.
Il 13 luglio 2007 le condanne del processo bis di secondo grado vengono confermate dalla Cassazione che cristallizza così l’ipotesi delle indagini avviate nel 1996 dalla Procura di Milano: la sentenza del 1991 della Corte d’Appello di Roma sul caso Mondadori, sfavorevole a De Benedetti, fu comprata corrompendo il giudice estensore Vittorio Metta con 400 milioni provenienti da Fininvest. La somma, per l’accusa, faceva parte dei 3 miliardi di lire che il 14 febbraio 1991, 20 giorni dopo la sentenza di Metta, dai conti esteri Fininvest ”All Iberian” e ”Ferrido” vennero bonificati sul conto svizzero ”Mercier” di Previti e che poi vennero movimentati da Acampora e Pacifico per fare arrivare i 400 milioni a Metta.
Il 3 ottobre 2009 pl giudice civile del Tribunale di Milano Raimondo Mesiano stabilisce che la Cir ha diritto al risarcimento di 750 milioni da parte di Fininvest per il danno patrimoniale da “perdita di chance”.
Il 9 luglio 2011 la seconda sezione civile della Corte d’Appello di Milano conferma la condanna di primo grado per Fininvest riducendo però il risarcimento dovuto alla Cir a circa 564,2 milioni di euro.
Infine, il 17 settembre 2013 la Cassazione conferma la condanna per Fininvest portando il risarcimento a 494 milioni.
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