Nel mirino 11 province italiane. Oltre a Reggio Emilia anche Ferrara, Fermo, Forlì, Lodi, Modena, Parma, Pisa, Perugia, Torino e Verona
Reggio Emilia – L’operazione di stamattina colpisce presunti utilizzatori di fatture false emesse da società cartiere – cioè deputate all’emissione di queste fatture farlocche – riconducibili a soggetti ritenuti “intranei o contigui” alla ‘ndrangheta attiva in Emilia Romagna. Stiamo parlando di 27 misure cautelari reali, per circa 2,5 milioni, e di un’attività che ha coinvolto 11 province italiane: Reggio Emilia, Ferrara, Fermo, Forlì, Lodi, Modena, Parma, Pisa, Perugia, Torino e Verona.
Gli indiziati
In particolare, la Squadra Mobile di Reggio Emilia, sotto il coordinamento della DDA di Bologna, nel corso del 2021 ha già arrestato otto individui, gravemente indiziati di associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fine aggravati dal metodo mafioso, tra cui estorsione, detenzione di armi e reati finanziari collegati a un’attività di emissione di fatture false da parte di un clan operante nella zona di Reggio Emilia. Il valore delle fatture emesse per operazioni inesistenti è stimato intorno ai 13.441.000 euro.
Il Gup del Tribunale di Bologna, con una sentenza di primo grado, ha già disposto la confisca di otto società coinvolte nell’emissione di fatture false e ha condannato sette persone per reati fiscali aggravati dal metodo mafioso.
Tra i condannati ci sono anche due presunti membri del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano, che sono stati condannati rispettivamente a 16 e 15 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso, tentata estorsione, detenzione di armi ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Altri cinque individui sono stati condannati a pene che vanno da 4 anni a 1 anno e sei mesi per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, aggravato dal metodo mafioso.
L’indagine
L’indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Emilia ha rivelato che il clan ‘ndranghetistico attivo nella zona continuava comunque a offrire “servizi professionali” di emissione di fatture per operazioni inesistenti, al fine di consentire alle imprese beneficiarie di ridurre i propri redditi imponibili.
E proprio in relazione a queste attività illegali nel settore finanziario svolte dal clan di ‘ndrangheta reggiano, la Squadra Mobile e la Guardia di Finanza, in collaborazione, hanno identificato coloro che utilizzavano le fatture false e hanno condotto le relative indagini. Inizialmente, sono state verificate le dichiarazioni fiscali contenenti le fatture false e si è stimato che l’evasione fiscale ammontasse a 3.711.271 euro. Successivamente, sono state deferite 77 persone accusate di aver utilizzato le fatture per operazioni inesistenti emesse dal clan locale per ridurre il proprio carico fiscale ed è stato proposto il sequestro preventivo dell’equivalente del profitto assicurato agli utilizzatori dei servizi finanziari illegali. Per 27 dei soggetti indagati, il Gip distrettuale ha ritenuto necessarie le misure cautelari e ha emesso i relativi provvedimenti.
Non solo. Durante la stessa operazione, la Squadra Mobile ha già eseguito un sequestro preventivo dell’importo di 717.214,36 euro nei confronti di una coppia, entrambi condannati in primo grado e attualmente detenuti, per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Bixio: “La ‘ndrangheta è diventata una sorta di criminalità finanziaria specializzata”
In conferenza stampa il colonnello della guardia di finanza di Reggio Emilia, Ivan Bixio: “L’indagine ci offre uno spaccato di come opera la ‘ndrangheta che è diventata una sorta di criminalità finanziaria specializzata, ma sempre parallelamente ad un contesto di armi e violenza”, ha aggiunto il dirigente della squadra Mobile della questura reggiana Guglielmo Battisti.
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