Al netto dei proclami e della comunicazione fatta con enfasi, esiste ancora un margine ampio per ragionare sulla città e sul suo futuro. Il parere di Arcangelo Merella
Genova – La concreta possibilità che si riesca finalmente a fare il tunnel sub portuale ha rilanciato con vigore il tema, da tempo dibattuto, del destino della strada Aldo Moro, meglio nota come la Sopraelevata.
Gli addetti ai lavori, tra i quali mi annovero, a dire il vero, il tema lo stanno trattando da almeno un decennio, anche in questo caso sollecitati dall’ipotesi di realizzazione di un’opera stradale alternativa individuata nel tunnel sub portuale. E lo fanno discutendo e confrontando tre aspetti: la demolizione, il mantenimento parziale, il mantenimento totale.
Ci sono tante ragioni per ognuna delle tre ipotesi, dipende dai punti di vista che in questo caso sono davvero tanti
Ad iniziare dal suo rapporto con il tessuto storico circostante che è da sempre l’argomento principale per chi ne vorrebbe il totale o parziale abbattimento al fine di dare respiro alla Ripa Maris. Il tema è stato più volte autorevolmente sollevato (De Carlo, Piano, Winkler, Boeri, etc.) sia in relazione a questo profilo ma anche a quello, in qualche senso, contrapposto che privilegia il rapporto con il paesaggio e la storia della città che è possibile cogliere in un attimo scorrendo in auto o in moto sulla Sopraelevata.
Mi perdoneranno (spero) i fautori dell’abbattimento totale che è l’unica delle posizioni che non solo non capisco ma che totalmente respingo e penso che ad esso non si debba dedicare altro tempo.
Restano in piedi le due soluzioni, oggettivamente e per tante ragioni, plausibili: mantenimento totale, mantenimento parziale.
Associazione Amici della Sopraelevata
Quando, oramai 10 anni orsono, decisi di dedicare attenzione al tema fondando, insieme a tanti amici autorevoli, l’Associazione Amici della Sopraelevata, l’intenzione era quello di orientare il dibattito sul riuso della Sopraelevata e cioè individuare un utilizzo prevalentemente pedonale sul modello della High Line di New York piuttosto che la Promenade Plantèe di Parigi, magari collegandola alla sottostante area del porto Antico e al Centro Storico attraverso percorsi e passerelle di non difficile attuazione ma che avrebbero dato un senso compiuto a questa straordinaria passeggiata sospesa.
L’adesione al concorso di idee che l’Associazione lanciò fu molto ampia: oltre 50 professionisti inviarono le loro proposte e tutto confluì in una mostra alla Borsa Merci di Banchi ove si tenne anche un convegno molto interessante a cui, tra gli altri relatori, parteciparono il presidente dell’Ordine degli Architetti e l’inviato di Repubblica a New York Federico Rampini che venne a testimoniare dell’incredibile successo della High Line della città americana ricavata su sedime di un tracciato ferroviario in disuso.
Tuttavia l’esito del concorso di idee, che consegnò molte belle suggestioni, assegnò ad un giovane architetto ligure, il savonese Jacopo Baccani il palmares della vittoria; l’arch. Baccani non toccò la strada sopraelevata, sulla quale prevedeva un residuo traffico automobilistico, ma intervenne radicalmente sul sedime sottostante riorganizzando lo spazio urbano tra Via Gramsci e piazza Caricamento.
In qualche modo, alla luce dei ragionamenti che si stanno facendo in questi giorni, una ragionevole anticipazione di quanto potrebbe accadere una volta realizzato il tunnel sub portuale.
La Vincenzi e l’atteggiamento attendista
Fu l’indecisione della giunta Vincenzi, (il successivo Sindaco Marco Doria invece avanzò una timida apertura) a mettere la sordina ad ogni suggestione e rinviando, nei fatti, la discussione a tempi migliori.
Tempi che sono arrivati, dando più concretamente spazio alla discussione sul destino della Sopraelevata che è argomento, ora, di primo piano nel dibattito della città.
A scatenarlo due poderosi argomenti: il tunnel sub portuale che oggi dispone di un finanziamento certo (ex Accordo transattivo ASPI-Enti territoriali) e del relativo progetto peraltro definitivamente approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, e il nuovo Waterfront di Levante: due progetti che prevedono interventi sul tratto finale della sopraelevata in un contesto progettuale ancora difficile da interpretare in via definitiva.
La demolizione della sopraelevata
In un caso pare che, al fine di consentire l’aggancio del tunnel sub portuale al tunnel delle Casacce, sia indispensabile demolire l’attuale ingombro della sopraelevata nel tratto appunto tra il mercato del pesce e l’area Wartsila di fatto interrompendo il percorso della Sopraelevata a Cavour, nel secondo caso la sopraelevata sembra incompatibile con il nuovo assetto viario e urbano del nuovo waterfront.
In tutti e due i casi sembra impossibile che resti invariato l’attuale sviluppo dell’arteria sopraelevata che manterrebbe la sua funzione nella direzione ponente/levante fino a Cavour, mentre non è chiaro (almeno a me) come potrebbe avvenire l’innesto da Via Madre di Dio per la direzione opposta, se in quel tratto la demolizione delle attuali infrastrutture dovesse avvenire.
Le ipotesi conseguenti sono tante
1) la sopraelevata resta in funzione almeno fino all’innesto nel tunnel delle Casacce non prevedendosi l’aggancio del nuovo tunnel sub portuale che, a sto punto, servirebbe solo la connessione diretta Sampierdarena (Lungomare Canepa) Foce (Viale Brigate Partigiane altezza ACI) (ipotesi non considerata almeno fino ad ora)
2) l’interruzione all’altezza dell’innesto del tunnel va avanti come da indicazione progettuale, con ciò determinando la parziale demolizione definitiva della strada Aldo Moro, che andrebbe però ripensata nel suo utilizzo
3) la sopraelevata viene mantenuta fino alla Stazione Marittima/Museo del Mare progettando bene l’atterramento in quel punto e la canalizzazione del traffico verso l’area Acquario e Porto Antico e capendo dove può essere imboccata la direzione opposta
4) il tratto residuo tra Cavour e Piazzale Kennedy può essere mantenuto con funzione ciclo pedonale e addirittura coperta da terrazze alberate sotto le quali realizzare parcheggi a esclusivo servizio del Centro Storico
Ad oggi, stando alle indicazioni progettuali emerse e rese pubbliche, la soluzione più probabile pare essere la seconda e cioè interruzione dell’Aldo Moro nel punto di innesto su Via delle casacce del nuovo tunnel sub portuale; è evidente che questa soluzione (che, a quanto risulta, non si è data carico di come risolvere la situazione che verrebbe a determinarsi) è destinata a modificare funzione e caratteristiche dell’attuale nastro stradale sopraelevato.
Demolire il tratto antistante la Ripa Maris? Opzione suggestiva ma costosa
Da qui nasce il dibattito che rafforza l’opinione di chi approfitterebbe dell’occasione per demolire il tratto antistante la Ripa Maris ridando affaccio diretto al mare alla palazzata di Via Gramsci e Caricamento. Ipotesi suggestiva sotto il profilo urbanistico ma costosa e ad oggi senza alcuna copertura finanziaria. Ma anche rischiosa sotto il profilo trasportistico perché non considera il delicato tema della resilienza delle infrastrutture che ovviamente si pone in relazione a possibili blocchi del traffico nel nuovo tunnel sub portuale. Aggiungo ancora che un punto di attrazione come il Porto Antico (e l’Acquario) non sarebbe più raggiungibile direttamente come avviene oggi con l’uscita a Cavour.
Che fare dunque? Eviterei di affidare ad un esito referendario il destino della sopraelevata, anche se mi pare scontato esso sia a favore del mantenimento. Chi governa la città ha il dovere di fare ogni tipo di analisi, che nulla escluda e tutto consideri, al fine di assumere la decisone più utile alla Città.
In questo contesto, ora e non dopo, vanno fatti tutti gli approfondimenti di ordine tecnico, architettonico, urbanistico, trasportistico, economico che aiutino la più saggia delle decisioni.
P.S.
Io non la butterei giù e attenderei almeno qualche anno dopo l’entrata in funzione del tunnel sub portuale e il nuovo assetto anche viabilistico del waterfront di levante, per vedere come si è attestato il traffico e quale funzione può ancora assolvere questa straordinaria infrastruttura e macchina scenica
Arcangelo Merella
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