Il divario si manifesta soprattutto per i quadri direttivi, con una disparità compresa tra il 10% e il 30%. Lo dice l’ultima ricerca Uilca
Poche donne dirigenti, un livello retributivo inferiore a parità di inquadramento e un uso maggiore del part time per conciliare il lavoro con la cura dei figli e degli anziani.
Una serie di elementi che portano il settore bancario italiano, come rileva una ricerca del Centro Studi Orietta Guerra del sindacato Uilca – UIL Credito Esattorie e Assicurazioni -, ad avere una gender pay gap con uno scarto del 23,7%, quasi cinque volte superiore alla media nazionale del 4,7%.
Il divario si manifesta maggiormente per dirigenti e quadri direttivi, con un gap salariale medio compreso tra il 10% e il 30%.
Nel 2022, inoltre, la presenza femminile nei ruoli dirigenziali e direttivi del settore è molto inferiore rispetto a quella maschile: 79,4% degli uomini contro il 20,6% delle donne. Anche per la figura dei quadri direttivi le percentuali non cambiano di molto: 64,4% degli uomini contro il 35,6% delle donne.
Oggi il settore bancario, che costituisce un campione rappresentativo della popolazione italiana, ha una composizione dei dipendenti per genere ben bilanciata con il 51,2% di donne e il 48,8% di uomini. E però a fare ricorso al part-time è il 21,8% delle donne e solo il 2,2% degli uomini.
“Il più delle volte la decisione è motivata da esigenze familiari, quali la cura dei figli o degli anziani. Poche volte si tratta di una libera scelta” spiega la ricerca.
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