L’UNESCO da molti anni riconosce e patrocina la manifestazione per “l’importanza della valorizzazione dei linguaggi e la promozione delle culture dei popoli”
Genova – Da oltre trent’anni il Festival del Mediterraneo si presenta come luogo di incontro e di racconto del presente.
Con una programmazione che abbraccia due mesi, intende rendere Genova sede di confronto tra culture, discipline, generazioni, tradizioni e contemporaneità, per respingere ogni forma di violenza e di guerra, sociale e tra popoli: la musica e le arti come simboli del dialogo per il benessere e per la qualità della vita delle persone. E il tema della rassegna, giunta all’edizione numero 32, è quantomai attuale: “Make Music not War”.
Progetti esclusivi e produzioni incentrate sull’incontro tra linguaggi diversi disegnano l’ambito di rilevanza del Festival, già riconosciuto dall’UNESCO e a livello internazionale per aver portato sul palco progetti musicali mai usciti dai territori di appartenenza e per aver fatto dialogare musicisti di religioni, generi, generazioni lontane.
Ancora una volta, dunque, nel capoluogo ligure si moltiplicheranno le occasioni di incontro di generi e stili musicali diversi, grazie alla presenza di ospiti locali, nazionali e internazionali, provenienti da Rwanda, Iran, Palestina, Corea, Giappone, Camerun e Paesi latino-americani.
Due produzioni e prime nazionali in un programma, tra il 1° settembre e il 21 ottobre, che si articolerà tra i musei, biblioteche, palazzi, parchi, area archeologica, un evento in piscina e al Teatro dell’Arca, con concerti, performance multidisciplinari, incontri tra artisti, pubblico e seminari.
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