La situazione delle carceri italiane richiede un intervento urgente e innovativo non solo per i detenuti ma soprattutto per gli operatori che lavorano in condizioni al limite
In Italia, il sistema penitenziario affronta una crisi di sovraffollamento che mina la sua efficacia e solleva gravi preoccupazioni per le condizioni di detenzione e la sicurezza dei detenuti. Questa situazione critica è stata ulteriormente accentuata dal recente aumento dei suicidi all’interno delle carceri. In risposta a questa sfida complessa, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha delineato un piano ambizioso e multiforme, che prevede l’utilizzo delle caserme dismesse e l’implementazione di programmi formativi e professionalizzanti per i detenuti, al fine di affrontare il sovraffollamento e promuovere la rieducazione.
Sovraffollamento e emergenza Suicidi
Le carceri italiane sono alle prese con una percentuale di sovraffollamento che si avvicina al 121%, con oltre 10.000 detenuti che eccedono la capacità delle strutture carcerarie. Questo sovraffollamento ha conseguenze significative, tra cui condizioni di vita degradanti, tensioni crescenti e carenze nella fornitura di servizi essenziali. Inoltre, il numero sempre più alto di suicidi all’interno delle carceri rappresenta una tragica emergenza che richiede un intervento immediato ed efficace.
Il Piano del Ministro Nordio
Per affrontare queste sfide, il Ministro Nordio ha proposto un piano articolato che mira a risolvere il problema del sovraffollamento e a migliorare il sistema penitenziario nel suo complesso:
- Utilizzo di Caserme Dismesse: Una delle principali componenti del piano è l’utilizzo delle caserme dismesse come alternative alla detenzione nelle strutture carcerarie tradizionali. Queste caserme dispongono di una struttura adatta alla reclusione, con spazi sicuri e controllati, ma anche ampi spazi aperti per attività produttive e sportive. Questo approccio potrebbe ridurre la necessità di costruire nuovi istituti penitenziari, risparmiando risorse economiche e temporali.
- Programmi Formativi e Professionalizzanti: Il piano prevede inoltre l’implementazione di programmi di formazione e professionalizzazione per i detenuti. Questi programmi consentirebbero ai reclusi di acquisire competenze utili per il reinserimento nella società, aprendo opportunità di lavoro e cambiamento positivo.
Sfide e opportunità
Tuttavia, l’attuazione di questo piano non è priva di sfide. La ricerca e la preparazione delle caserme dismesse richiederanno un impegno significativo di risorse e coordinamento. Allo stesso modo, la progettazione e l’implementazione di programmi formativi di qualità richiederanno tempo e pianificazione accurata. Inoltre, è essenziale affrontare la carenza di personale all’interno delle carceri, garantendo la sicurezza sia per i detenuti che per il personale.
Nordio: evitare la costruzione di nuove carceri
“Costruire un carcere è costoso e difficile, usare strutture perfettamente compatibili con la sicurezza in carcere è la soluzione su cui bisogna iniziare a lavorare, e ci stiamo lavorando con risultati che spero saranno abbastanza prossimi”.
Aperto un fascicolo per istigazione al suicidio
Intanto è stato aperto per istigazione al suicidio in procura a Torino il fascicolo per la morte di Azzurra Campari, la detenuta ventottenne che l’11 agosto si è tolta la vita nel carcere delle Vallette. La formulazione dell’ipotesi di reato è, al momento, solo un passo necessario per svolgere gli indispensabili accertamenti. A Palazzo di giustizia i procedimenti sui due casi di morte (l’altro riguarda Susan John, la 43enne nigeriana che per settimane ha rifiutato cibo e acqua) restano separati. Gli incarichi per le autopsie verranno conferiti domani.
Michela Favaro, vicesindaco di Torino: “Se una persona muore, è una sconfitta”
La vicesindaco di Torino, Michela Favaro, ha effettuato una visita alla struttura insieme al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al fine di valutare la situazione e discutere soluzioni possibili. La fotografia che emerge da questa ispezione è quella di un ambiente segnato da criticità strutturali, richiedenti urgenti interventi di manutenzione, ma anche un personale di polizia penitenziaria visibilmente provato.
“Ho visto la sezione femminile”, afferma Favaro, “e le agenti della polizia penitenziaria mi sono sembrate molto scosse da quanto è accaduto. C’è sofferenza, tensione, stanchezza.” La presenza di personale esausto è una sfida ulteriore da affrontare in un contesto già difficile.
Il ministro Nordio ha dimostrato disponibilità al dialogo e ha proposto soluzioni rapide, tra cui l’impiego delle ex caserme come alternative alla detenzione tradizionale. Questa proposta mira a mitigare il sovraffollamento delle carceri, un problema che si è rivelato una questione critica in molte strutture penitenziarie italiane.
La situazione delle Vallette non è passata inosservata alle autorità locali. Favaro sottolinea che il problema carcerario ha impatti che si estendono ben oltre i muri della struttura. “Occuparci delle Vallette è una delle priorità della nostra amministrazione perché quello che accade nel carcere ha riflessi anche sulla città”, dichiara. L’obiettivo principale è quello di ridurre il tasso di recidiva e offrire nuove prospettive per i detenuti attraverso programmi di rieducazione e reinserimento.
“Se una persona muore, è una sconfitta”, afferma Favaro, mettendo in luce l’urgenza di affrontare le problematiche carcerarie in modo efficace ed empatico. La morte delle detenute ha evidenziato l’importanza di affrontare i problemi strutturali e di benessere nel sistema penitenziario italiano, al fine di evitare ulteriori tragedie e offrire una vera opportunità di riforma e cambiamento.
Ettore Rosato (IV): ” Mandare migliaia di immigrati a scontare la pena nel loro paese”
“Continuano le morti in carcere. Oltre 40 suicidi dall’inizio dell’anno. Due nel carcere femminile di Torino in questi giorni e uno a Rossano, in Calabria: servono misure alternative alla carcerazione quando ci sono le condizioni, ma serve anche una miglior vivibilità all’interno delle strutture, per agenti, personale e detenuti. “Servono più soldi, inutile nasconderlo, per più personale che in molte carceri è ridotto all’osso e più servizi rivolti al reinserimento. E una delle prime cose che suggerisco al Ministro Nordio di fare è di lavorare sugli accordi internazionali per mandare nel Paese di provenienza a scontare la pena le migliaia di immigrati che abbiamo nei nostri carceri“.
Poi c’è la realtà
Un detenuto di poco più di 20 anni, il 10 agosto scorso, ha tentato il suicidio in una cella del carcere di Potenza ma è stato salvato da due assistenti capo della Polizia penitenziaria: lo ha reso noto il segretario regionale della Basilicata del Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria (Sappe), Saverio Brienza.
Il detenuto, ha cercato di impiccarsi alle inferriate della sua cella dopo aver annodato i pezzi di alcune lenzuola. Gli agenti sono intervenuti e hanno bloccato il suo tentativo di suicidio, affidando il detenuto, che ora è guardato a vista, alle cure dei sanitari. Brienza ha sottolineato la riduzione, “in maniera vergognosa”, degli agenti di Polizia penitenziaria nelle carceri della Basilicata. Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha chiesto al ministro della giustizia, Carlo Nordio, di “attivare da subito un tavolo permanente sulle criticità delle carceri. Il personale di Polizia penitenziaria – ha aggiunto – è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni”
Infermeria distrutta a Treviso
Nel carcere di Treviso, un detenuto tunisino, tossicodipendente ha distrutto l’infermeria. Lo ha riferito Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del Sindacato autonomo polizia penitenziaria. Un altro detenuto ha sferrato due pugni al volto ad un poliziotto mentre lo accompagnava alla socialità. “In tutto questo, per i poliziotti riposi revocati, turni da 14 ore, pomeriggi e notti”, ha aggiunto. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe: “la situazione è sempre più critica a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto. Chiediamo l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.
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