Ex Ilva: futuro incerto e tensioni tra Governo, sindacati e ArcelorMittal

Il destino dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, è nuovamente nel centro delle discussioni e delle preoccupazioni, sciopero a Taranto e lunedì 2 ottobre assemblea dei lavoratori a Genova

Rinvio degli Investimenti

Uno dei punti critici che alimentano la preoccupazione riguarda il rinvio degli investimenti nell’ex Ilva. Bernabè ha espresso chiaramente che senza investimenti e senza una decarbonizzazione efficace, l’azienda rischia la chiusura. Questa affermazione ha messo in allarme i lavoratori e i sindacati, poiché sono in gioco i posti di lavoro di circa 15.000 persone e il destino degli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e Taranto.
E nell’incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, i ministri delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, del Lavoro, Marina Calderone, per gli Affari europei e Pnrr, Raffaele Fitto, che i metalmeccanici hanno definito “insoddisfacente”, il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella , ha ricordato che solo qualche mese fa mentre qualche mese c’era la possibilità che lo Stato potesse salire in maggioranza.

Nazionalizzazione in Discussione

Una delle preoccupazioni principali è la possibile revisione della nazionalizzazione dell’azienda. Inizialmente, c’era la prospettiva che lo Stato italiano salisse al 60% delle quote entro maggio 2024, ma al momento rimane al 38%. Questo cambio di direzione ha sollevato sospetti tra i sindacati riguardo alla coerenza del governo italiano nella gestione del caso Ilva.

Le richieste dei sindacati

I sindacati, tra cui Uilm e Fim, hanno espresso le loro preoccupazioni e richieste chiare. Chiedono di essere coinvolti nella fase di rinegoziazione e sottolineano la necessità di una soluzione urgente per evitare un “disastro sociale”. La dura linea dei metalmeccanici è stata evidenziata anche da uno sciopero di 24 ore a Taranto, con proteste alle porte degli stabilimenti.

Problemi Finanziari

La situazione finanziaria dell’azienda è delicata. Si stima che manchino 5 miliardi di euro per coprire le spese necessarie a evitare una crisi irreparabile. Si sta cercando di ottenere risorse da diversi fondi, tra cui il Fondo di Sviluppo e Coesione, il Just Transidon Fund e il RePowerEu, con il coinvolgimento diretto del ministro Raffaele Fitto.

Critiche all’Amministratore Delegato

L’amministratore delegato Lucia Morselli è finita nel mirino delle critiche dei sindacati e dei lavoratori. Le accuse includono un minimo storico di produzione, un massiccio utilizzo della cassa integrazione e la mancanza di manutenzioni. L’effettiva gestione della multinazionale straniera è al centro delle preoccupazioni dei sindacati.

Cosa sta succedendo stamattina

È iniziato alle 7 di questa mattina lo sciopero di 24 ore dei lavoratori dello stabilimento Acciaierie d’Italia di Taranto, di Ilva in As e dell’appalto indetto dai sindacati metalmeccanici e da altre categorie per richiamare l’attenzione sulla situazione delle fabbrica definita in “una fase di abbandono e pericoloso declino” e che rischia “una irreversibile condizione di spegnimento”.

Le risposte ottenute dal vertice di ieri a Palazzo Chigi sono definite insoddisfacenti dalle organizzazioni sindacali. Sono in corso anche presidi sulle strade che conducono alle portinerie. Ed oggi è il giorno dell’evento ‘Steel Commitment 2023’, incontro commerciale con i clienti organizzato da Acciaierie d’Italia nello stabilimento di Taranto.

Secondo le organizzazioni sindacali l’azienda intende presentare una realtà distorta visto che nell’incontro di ieri, avvertono i sindacati, “non abbiamo ricevuto nessuna chiara risposta su come il governo intenda risolvere questa annosa vertenza. Restiamo stupiti ed esterrefatti dall’aver appreso dal governo dell’interlocuzione in atto con ArcelorMittal per raggiungere un nuovo accordo, dopo quello di marzo 2020 a noi a tutt’oggi sconosciuto, che nella sua realizzazione sta mantenendo come filo di continuità  con i Governi precedenti l’esclusione dei lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali”

La nota di RSU ADI Genova: “Il tempo delle parole è finito”

“Dopo l’incontro del 27 settembre tra le Organizzazioni sindacali, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con tre ministri della Repubblica Italiana la situazione rimane ancora più confusa.
Chi si aspettava un momento di chiarimento sui futuri  assetti della società probabilmente è  rimasto deluso.

A noi non interessa parteggiare per una parte o per l’altra della Società ma quello che registriamo è un totale immobilismo sul piano degli investimenti e della produzione. Questo genera un aumento dell’utilizzo della Cassa integrazione che non è più sopportabile e genera, come segnalato ad ASL e Prefettura rischi elevati per la Sicurezza.
Ormai dal 2020 siamo in questa situazione e che l’esito della riunione a Palazzo Chigi di fatto annunci che dopo 4 anni verificheremo il “Dossier Acciaierie d’Italia” ci pare grottesco.
Il tempo è  scaduto: servono capitali, la Società deve mettere mano al portafoglio subito per aggiustare le gru, le linee di produzione e acquistare materie prime qua a Genova!
A Taranto dove il ciclo primario è fondamentale come in  tutti I siti siderurgici deve ripartire la produzione.
Il tempo delle parole è finito!

Lunedì alle ore 7.00 appuntamento con tutti i lavoratori fuori dalla portineria per discutere in assemblea del nostro futuro!

 

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