Poligono Rwm in Sardegna: abusivo eppure funzionante

Così Massimo Coraddu, il consulente tecnico delle associazioni che si ribellano alla fabbrica di armi: “Esplosioni in un luogo soggetto a vincoli idrogeologici e boschivi”

Abusivo eppure funzionante. È quanto accade in Sardegna, dove il nuovo poligono della Rwm, la multinazionale degli armamenti, è stato dichiarato abusivo dal Consiglio di Stato nel novembre 2021. Nonostante questo gli attivisti, che da anni si oppongono allo stabilimento di Domusnovas-Iglesias, hanno scoperto che quest’estate vi sono stati autorizzati dei test esplosivi. La scoperta si è avuta grazie a un monitoraggio attento e costante deli attivisti, che a fine agosto ha rivelato la presenza di numerosi sacchetti di sabbia e numerose crepe lungo i muri di cemento armato del poligono. Questo prima che venisse conclusa la Valutazione d’impatto ambientale ex post e in una zona con vincoli idrogeologici e boschivi.

Progetto spezzatino per non richiedere la VIA

Per capire meglio la situazione occorre fare un passo indietro: per far fronte alle numerose commesse, il ramo italiano della tedesca Rheinmetall negli anni aveva chiesto il permesso di ampliare lo stabilimento sardo. Ma, come già raccontato da Fivedabliu, invece di presentare un unico progetto che avrebbe richiesto una Valutazione d’impatto ambientale, la società ha preferito spezzettare il lavoro in più progetti minori, che necessitavano solamente dei permessi comunali. Da qui la bocciatura del Consiglio di Stato e, da allora, il tentativo della Rwm di ottenere una Via ex post. Nel frattempo i nuovi reparti costruiti, R200, R210 e il nuovo poligono “Campo prove R140” avrebbero dovuto restare inutilizzati.

Invece la Rwm, appellandosi a una legge che premette il proseguimento delle attività in caso di richiesta di Via ex post, ha ottenuto il permesso di condurre gli esperimenti all’interno del nuovo poligono (parere negativo, invece è stato dato per gli altri due reparti che non erano ancora entrati in attività al momento del pronunciamento del Consiglio di Stato).

“Una interpretazione della legge che respingiamo decisamente – spiega a Fivedabliu Graziano Bullegas di Italia Nostra – dal momento che tale norma era stata pensata per situazioni in cui il blocco dell’opera  costituisse un danno  ancora maggiore all’ambiente. Al contrario, qui sono state autorizzati dei test esplosivi a 400 metri da un sito naturalistico protetto di interesse comunitario, il Sic di Monte Linas Marganai. Per questo stiamo raccogliendo tutta la documentazione, per capire quali organismi regionali abbiano dato parere positivo e decidere come muoverci.”

Massimo Coraddu: “Esplosioni in un luogo soggetto a vincoli idrogeologici e boschivi”

Ancora più duro Massimo Coraddu, tecnico di parte delle associazioni che si sono costituite parte civile al processo contro i vertici dell’azienda e i funzionari comunali che hanno rilasciato i permessi: “L’assurdo – interviene – è che siano stati proprio funzionari regionali ad autorizzare forti esplosioni in un luogo soggetto a vincoli idrogeologici e boschivi, come risultano dal Geoportale della Sardegna pubblicato dalla Regione e utilizzato quotidianamente da tutti i professionisti dell’isola.”

Rinvio a giudizio di un altro funzionario del comune di Iglesias

Intanto, mentre il processo nato dalle denunce di numerose associazioni (Stop Rwm, Legambiente, Italia Nostra, Usb, Assotziu Consumadoris, Centro Sperimentale allo Sviluppo, Comitato Riconversione Rwm), è entrato nella fase dibattimentale, la pm, Rossella Spano, ha chiesto il rinvio a giudizio di un altro funzionario del comune di Iglesias, che per due anni ha omesso di inoltrare un ricorso ministero delle Infrastrutture.

Si trattava di un ricorso al Presidente della Repubblica contro la costruzione dei nuovi reparti. La procedura prevede che il ricorso venga presentato al comune interessato, che ha l’obbligo di girarlo al ministero preposto.

In questo caso il Comune di Iglesias ha ottemperato al suo dovere due anni dopo la presentazione del documento e solo dopo la pronuncia del Consiglio di Stato, quando oramai non aveva più senso.

Per questo nuovo filone processuale, l’udienza preliminare è fissata per il 24 gennaio.

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