A Chiavari, il 6 maggio 1996, Nada Cella, segretaria del noto commercialista della cittadina rivierasca, Marco Sorcco, viene assassinata in ufficio in circostanze mai chiarite. Ma forse siamo a una svolta
L’omicidio ha tenuto in scacco gli investigatori per quasi 30 anni fino alla svolta di questi giorni. Secondo quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini notificato dalla procura, Marco Soracco, nel cui studio avvenne l’aggressione, avrebbe dichiarato agli investigatori di aver pensato inizialmente a un malore o a una caduta quando ha scoperto la sua segretaria, Nada Cella, in condizioni critiche.
Tuttavia, una conversazione telefonica intercettata con un cliente sembra raccontare una storia diversa. Il commercialista avrebbe detto alla cliente che la donna era stata aggredita. Questa contraddizione ha portato l’accusa a sospettare che Soracco e la sua anziana madre, Marisa Bacchioni, stiano nascondendo la verità.
Il ruolo di Ammalucia Cerere
La procura ha avanzato l’ipotesi che Annalucia Cecere, un’ex insegnante che è stata coinvolta nelle indagini come la presunta assassina, potrebbe aver ricevuto la copertura di Soracco e sua madre per molti anni. Gli investigatori ritengono che Soracco abbia visto Cecere sul luogo del delitto ma non abbia rivelato questa informazione. La Cecere, si legge nell’avviso di conclusioni indagini, avrebbe ucciso Nada “per motivi di rancore e gelosia verso la vittima (per via della posizione da lei occupata all’interno dello studio di Soracco e la sua vicinanza a costui)”.
“Ha sbagliato numero”
La cronologia degli eventi di quella tragica giornata rivela ulteriori dettagli inquietanti. L’omicidio si sarebbe verificato poco prima delle 9 del mattino, ma diversi clienti avevano cercato di contattare lo studio di Soracco già alle 8.30 senza ottenere alcuna risposta. In particolare, Giuseppina Vaio ha raccontato di aver chiamato alle 8.40 e ha ricevuto solo silenzio dall’altro capo della linea. La voce che ha risposto alle 9 era femminile, anziana e chiaramente irritata, negando che fosse lo studio cercato.
La cliente ha quindi segnato il numero e ha richiamato, ma questa volta la stessa voce, in uno stato di agitazione, ha risposto con un secco “no” prima di riagganciare. Solo in un secondo momento, Soracco ha informato la cliente dell’aggressione subita dalla sua segretaria.
La discrepanza tra la versione dei fatti di Soracco e ciò che è emerso da queste testimonianze ha rafforzato i sospetti degli investigatori che il commercialista stesse nascondendo la verità. La procura ritiene che le affermazioni iniziali di Soracco e di sua madre, secondo cui avevano pensato a un malore, siano state solo bugie per nascondere la verità.
Una serie di bugie
Marisa Bacchioni, un’anziana donna coinvolta in un complesso giallo, è stata accusata di aver mentito alle autorità nel corso delle indagini originali e durante la successiva riapertura del caso nel 2021 e nel 2022.
Gli inquirenti sostengono che l’anziana donna abbia deliberatamente nascosto informazioni cruciali che potrebbero aver gettato luce sull’omicidio avvenuto nel 1996. In particolare, si è scoperto che Bacchioni avrebbe negato di aver condiviso i suoi “sospetti su una donna che aveva mire matrimoniali sul figlio” con un prete, padre Lorenzo Zamperin, e “anche di avergli riferito di aver ricevuto da terzi il consiglio di mantenere il silenzio per il bene del figlio”.
Queste omissioni sollevano domande sulla sua complicità o sulla sua volontà di proteggere il figlio da un oscuro coinvolgimento.
Un’altra rivelazione sconcertante è emersa dal fatto che Marisa Bacchioni non avrebbe informato gli investigatori dell’epoca riguardo alle “dichiarazioni della vicina di casa Lavagno Liliana (sulla persona sentita scappare sporca di sangue e vista a bordo di un motorino sotto lo studio)”. Questo dettaglio potrebbe gettare ulteriore incertezza sulla versione dei fatti fornita alle autorità.
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