C’è anche il medico Giovanni Morabito, figlio dello storico boss di ‘ndrangheta Giuseppe, tra gli arrestati dell’operazione della Dia in corso in Lombardia e in altre regioni
Le autorità stanno eseguendo misure cautelari nei confronti di diciotto individui indagati per vari reati, tra cui associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e reati economico-finanziari. I proventi di tali attività illegali erano destinati ad agevolare le attività della ‘Ndrangheta, con particolare attenzione alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti.
Le operazioni di arresto e perquisizione stanno avvenendo in diverse province lombarde, tra cui Milano, Monza Brianza, Pavia, Varese, Novara, Alessandria, nonché in Sicilia, a Messina, e in Puglia, a Foggia. Le perquisizioni coinvolgono residenze private e aziende riconducibili agli indagati, con il supporto di unità cinofile anti-valuta della Guardia di Finanza.
Sette persone sono state arrestate, quattro poste agli arresti domiciliari, tre sottoposte all’obbligo di dimora e quattro all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.
Estorsioni e traffico di droga
L’indagine dei pubblici ministeri Sara Ombra e Paola Biondolillo, coordinati dall’aggiunto Alessandra Dolci, è iniziata nel 2019 coinvolendo 68 persone appartenti a due diverse associazioni criminali: la prima dedita ai reati economico-finanziari e che ha visto la partecipazione di professionisti e imprenditori di Milano titolari di società di consulenza nel centro città. La seconda per i reati di traffico di droga e le estorsioni, entrambe dirette da medico calabrese, collaboratore di alcune RSA milanesi, già condannato in via definitiva per traffico di sostanze stupefacenti e figlio dello storico capo della cosca Morabito-Palamara Bruzzaniti, attualmente detenuto in regime di 41-bis a seguito di condanna irrevocabile per associazione mafiosa.
Fatture false e fondi neri
La prima si sarebbe occupata della creazione di ‘società cartiere’ per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti utilizzate per accumulare ‘fondi neri’, di creare e vendere false polizze fideiussorie formalmente emesse da una delle più grandi banche italiane a favore di imprese e ditte che mai avrebbero legalmente ottenuto le garanzie perché prive di solidità economico-finanziaria. In un caso le false polizze sono state concesse a società dei giochi e delle scommesse (che non avrebbero potuto ottenerla legalmente perché colpite da interdittiva antimafia), allo scopo di garantire l’adempimento degli obblighi economici conseguenti al contratto stipulato con il concessionario dello Stato.
Fra le operazioni accertate, la commercializzazione di falsi crediti d’imposta “Ricerca & Sviluppo” ceduti a terze società che, consapevoli della loro natura fittizia, li avrebbero utilizzati per compensare il pagamento di imposte e di contributi previdenziali.
Crediti d’imposta
Tali crediti erano creati da un’altra organizzazione criminale con sede nella provincia di Napoli e composta da professionisti (commercialisti, periti ed ingegneri), alcuni dei quali gia’ condannati per analogo reato. C’era poi l’organizzazione di truffe aggravate ai danni dello Stato, dirette al conseguimento di finanziamenti ed erogazioni previste dalle norme sul Covid 19. Le indagini avrebbero, da un lato, accertato l’effettiva percezione di tali somme, dall’altro evitato, tramite la tempestiva attivazione delle competenti Autorità, l’indebita erogazione di somme e di benefici economici, nella forma del finanziamento garantito e del credito d’imposta, per circa 2 milioni di euro, per i quali era gà’ stata depositata la prevista documentazione artatamente predisposta.
In uno di questi casi, proprio per sfruttare una specifica norma diretta a favorire la capitalizzazione delle società nel periodo della pandemia, erano stati creati, attraverso bilanci contraffatti, fittizi aumenti di capitale sociale, impiegando, anche grazie alla compiacenza di periti e pubblici ufficiali, titoli esteri di dubbio ed incerto valore ed aventi caratteristiche tecniche difformi da quelle previste dalla legge. L’organizzazione avrebbe reinvestito il provento dei reati sopra indicati ed in particolare di quelli commessi a danno dello Stato, nella creazione, con la complicità di altri soggetti anch’essi indiziati di appartenere alla ‘ndrangheta, di nuove società commerciali che avrebbero operato in settori quali quello edile – sfruttando i benefici dell’Ecobonus -, della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti, del commercio di carburante e della grande distribuzione.
Il figlio del boss
C’è anche il medico Giovanni Morabito, figlio dello storico boss di ‘ndrangheta Giuseppe, tra gli arrestati dell’operazione della Dia in corso in Lombardia e in altre regioni. Secondo le accuse, i due filoni delle attività illecite (da un lato il compimento dei reati economico-finanziari, dall’altro, il traffico di droga e le estorsioni), erano entrambi diretti dal medico collaboratore di alcune Rsa milanesi, già condannato in via definitiva per traffico di sostanze stupefacenti e figlio dello storico capo della cosca, che non è indagato, detenuto in regime di 41-bis nel carcere di Opera per associazione mafiosa.
Sequestri
Il secondo gruppo criminale era invece specializzato nel traffico di droga, compresi reati di importazione, acquisto, trasporto e cessione di sostanze stupefacenti come cocaina, eroina, marijuana e hashish, operando sia nel Nord Italia che in Calabria. Questo gruppo era anche coinvolto in attività di recupero crediti con metodi mafiosi, tra cui l’intimidazione e l’uso di armi.
Le indagini hanno permesso di documentare numerosi traffici di droga, compresi 50 kg di eroina, 150 kg di marijuana e circa 50 kg di hashish, importati da diverse fonti estere, tra cui Spagna, Austria, e Albania. È stato anche scoperto un canale di vendita di cocaina proveniente dal Perù e dal Brasile, destinata ai membri di un’altra famiglia della ‘Ndrangheta.
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