In una situazione di crescente tensione, il Medio Oriente si trova di fronte a una nuova fase del conflitto tra Israele e Hamas
Da ieri le informazioni disponibili sono estremamente limitate a causa di un “blackout informativo” all’interno della Striscia di Gaza. Questo blackout ha comportato la sospensione delle comunicazioni con l’esterno, ostacolando gli sforzi delle organizzazioni umanitarie, delle agenzie ONU e dei media internazionali nel monitorare la situazione e svolgere operazioni di ricerca e soccorso per le vittime all’interno della Striscia.
Le poche fonti di notizie disponibili provengono principalmente dalle Forze di difesa israeliane (IDF), che hanno confermato l’espansione delle operazioni di terra dopo blitz di fanteria e corazzati nei giorni precedenti. Inoltre, pesanti bombardamenti sono stati condotti nel nord della Striscia, descritti da fonti come i più intensi dall’inizio della crisi.
La dichiarazione delle IDF ha affermato che oltre 100 aerei da guerra hanno colpito 150 obiettivi sotterranei nel nord di Gaza, con un focus su tunnel e infrastrutture al di sotto del suolo. Questi attacchi hanno portato all’uccisione di diversi operativi e leader di Hamas tra cui Asem Abu Rakaba, responsabile delle operazioni aeree, e Rateb Abu Sahiban, capo dell’unità anfibia di Gaza.
Oltre ai raid aerei, ci sono stati lanci di missili e colpi di artiglieria, sia da parte delle forze navali israeliane a ovest che dai reparti di terra fuori dalla Striscia a est.
Un aspetto rilevante è che le IDF hanno annunciato che unità di fanteria, del genio militare e numerosi carri armati sono ancora presenti nella Striscia, escludendo l’ipotesi di un’incursione tattica limitata.
Il blackout informativo ha anche comportato una mancanza di informazioni tempestive sulle vittime soprattutto nelle vicinanze dell’ospedale Al-Shifa, mentre reazioni di solidarietà si sono verificate in Cisgiordania, con persone che si sono riunite in varie città per pregare in segno di solidarietà con la Striscia di Gaza.
A livello internazionale, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato a favore di una proposta di tregua umanitaria nella Striscia di Gaza, dimostrando ancora una volta la sua inutilità, visto che la votazione non avrà alcun effetto reale.
Lavarsene le mani
Molti paesi hanno sostenuto la tregua, e tra questi la Russia, Cina, Brasile e gran parte dei paesi a maggioranza musulmana. Tuttavia, c’è stata una minoranza contraria alla risoluzione, compresi Israele e gli Stati Uniti, oltre a un gruppo di paesi come Paraguay, Papua Nuova Guinea e Ungheria.
Nascere dalla parte giusta del mondo
Le divisioni sono state evidenti anche tra i paesi europei, con la Francia, l’Irlanda, la Spagna e il Portogallo a favore della tregua, mentre la Germania, il Regno Unito e soprattutto l’Italia si sono astenuti dal voto. L’ambasciatore italiano all’ONU ha giustificato l’astensione sottolineando la mancanza nella risoluzione di una chiara condanna per l’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre precedente.
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