Nell’ambito del fenomeno migratorio i minori non accompagnati sono 15.386 e rappresentano un nodo che andrà risolto al più presto
Il flusso migratorio verso le coste italiane ha raggiunto livelli record nel corso del 2023, con 145.900 persone che hanno fatto ingresso nel paese attraverso sbarchi marittimi. Questo dato, reso noto dal Ministero degli Interni, evidenzia un significativo aumento rispetto agli anni precedenti, con 89.183 arrivi nello stesso periodo dell’anno scorso e 56.466 nel 2021.
Nel dettaglio, solo nella giornata di ieri, 319 persone sono state registrate e assistite durante gli sbarchi, portando il totale degli arrivi via mare, in questo primo giorni di novembre, a 1.798.
Analisi delle nazionalità: profilo dei migranti del 2023
Una delle caratteristiche salienti di questo afflusso è la diversità delle nazionalità rappresentate. Dall’inizio dell’anno, dei quasi 145.900 migranti sbarcati, il 12% (17.726 persone) proviene dalla Guinea, seguita da Tunisia (11%), Costa d’Avorio (11%), Egitto (7%), Bangladesh (6%), Burkina Faso (6%), Siria (5%), Pakistan (5%), Mali (4%), Sudan (3%). Un ulteriore 30% (43.644 persone) arriva da altri Stati o è ancora in attesa di identificazione.
Questa varietà di provenienze sottolinea la complessità delle dinamiche migratorie e la necessità di approcci differenziati per affrontare le esigenze specifiche di ciascuna comunità. È evidente che le cause alla base di queste migrazioni sono molteplici e richiedono una risposta globale che vada oltre la mera gestione degli sbarchi.
Sfide e risposte: un approccio integrato necessario
Il notevole aumento degli arrivi pone sfide significative per le autorità italiane, richiedendo un approccio integrato che vada oltre la gestione immediata degli sbarchi. È essenziale considerare non solo le questioni legate all’asilo e alla sicurezza, ma anche affrontare le cause sottostanti delle migrazioni, tra cui la povertà, i conflitti e i cambiamenti climatici.
Inoltre, la diversità delle nazionalità implica la necessità di programmi di accoglienza e integrazione che tengano conto delle specificità culturali e delle esigenze di ciascuna comunità. Investire in soluzioni sostenibili e promuovere la cooperazione internazionale sono elementi chiave per gestire con successo questa sfida migratoria.
Contesto internazionale: flussi migratori e impatti della guerra in Europa
I flussi migratori nel contesto internazionale stanno vivendo una fase di complessità, accentuata dal ritorno della guerra in Europa. Nel 2021, il numero stimato di migranti internazionali ha raggiunto quota 281 milioni, corrispondente al 3,6% della popolazione mondiale, segnando un aumento rispetto ai 272 milioni del 2019. La maggior parte di essi, quasi due terzi, si è spostata per motivi di lavoro.
Nel quadro europeo, nel 2021 si è registrato un notevole incremento dei permessi di soggiorno per lavoro, passando dal 39% nel 2020 al 45% nel 2021. All’interno dell’Unione europea, su una popolazione di 447 milioni, circa 23,7 milioni sono cittadini di Paesi extra-UE, rappresentando il 5,3%. Nel 2021 sono stati rilasciati 2,95 milioni di primi permessi di soggiorno, avvicinandosi ai livelli pre-Covid-19.
L’inasprirsi del conflitto in Ucraina ha generato un nuovo fronte di migrazioni forzate in Europa, portando il numero totale di profughi e sfollati a 108,4 milioni, di cui il 40% sono minori. Entro maggio 2023, 8,3 milioni di ucraini hanno cercato rifugio in Europa, di cui oltre 5 milioni hanno ottenuto protezione temporanea, una forma di asilo non utilizzata dagli anni delle guerre nei Balcani. La Polonia ha accolto circa un terzo di questi profughi (1,6 milioni, pari al 31% del totale), mentre in Italia i profughi ucraini sono 175.000.
Contesto italiano: nuove dinamiche migratorie e sfide demografiche
Al 1° gennaio 2023, l’Italia ospita 5.050.257 cittadini stranieri residenti, in aumento rispetto all’anno precedente. La distribuzione territoriale mostra una prevalenza nel Nord Italia, con la Lombardia che attrae il 23,1% della popolazione straniera. I cittadini rumeni mantengono la prima posizione, seguiti da marocchini e albanesi.
Nell’ambito lavorativo, nel primo trimestre del 2023, l’Italia ha registrato una fase di ripresa occupazionale, con un aumento degli occupati del 2,4%. Per i lavoratori stranieri non-UE, il tasso di occupazione è leggermente inferiore alla media (59,2% contro il 60,1%). Le principali crescite occupazionali si sono verificate nei settori del turismo e delle costruzioni.
L’analisi delle tipologie contrattuali rivela che l’87% degli occupati stranieri è un lavoratore dipendente, mentre il 12,9% ha un contratto di lavoro autonomo. Le nazionalità con una crescita occupazionale più sostenuta includono albanesi, marocchini e cinesi.
Povertà: la situazione economica degli stranieri
In base ai dati Istat, circa 1,6 milioni di stranieri residenti in Italia vivono in uno stato di povertà assoluta, costituendo circa un terzo delle famiglie povere nel paese. La povertà tra gli stranieri è cinque volte superiore rispetto alle famiglie italiane, aggravata dalla crisi economica e dalla pandemia di Covid-19.
Istruzione: quanti sono gli alunni stranieri
Nell’anno scolastico 2021/2022, gli alunni con cittadinanza non italiana sono stati 872.360, con un lieve aumento rispetto all’anno precedente. Le regioni con la maggiore presenza sono Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Per quanto riguarda l’istruzione superiore, il 6% degli studenti ha cittadinanza straniera, con un aumento del 65,5% negli ultimi 10 anni.
Opinione pubblica: percezioni sulla migrazione e impatti della guerra
Un sondaggio condotto nel marzo 2023 ha rivelato che il 47% degli italiani ritiene che l’aumento dei flussi migratori abbia impatti negativi sull’economia, mentre il 33% ritiene che abbia benefici culturali. L’82% ritiene che l’Italia debba fare di più per aiutare i rifugiati di guerra, ma solo il 26% è favorevole a politiche di accoglienza più liberali.
La salute della popolazione migrante in Italia: un quadro complesso
Il profilo di salute della popolazione migrante in Italia è influenzato da una serie di fattori complessi che vanno oltre il semplice impatto delle condizioni di vita nel paese ospitante. Prima ancora di giungere in Italia, i migranti affrontano molteplici rischi legati all’ambiente, ai fattori microbiologici, e alle differenze culturali. L’accesso a servizi sanitari preventivi e curativi nei paesi di origine o di transito svolge un ruolo cruciale nel determinare il loro stato di salute iniziale.
Durante il percorso migratorio, i migranti possono affrontare sfide fisiche e psicologiche significative, e dopo l’arrivo in Italia la qualità delle condizioni di vita, comprese quelle economiche e ambientali, e l’accesso ai servizi socio-sanitari diventano fattori chiave nel plasmare il loro stato di salute nel lungo termine, benché molti di loro vedano peggiorare progressivamente il proprio stato di salute a causa dell’esposizione a diversi rischi legati a condizioni di vita spesso precarie.
Sfide e prospettive future: gestire le disparità nella salute
La disponibilità di dati sulle prescrizioni farmaceutiche evidenzia che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) offre un buon livello di accesso ai farmaci per la popolazione immigrata, con una spesa contenuta data l’età giovane della stessa, tuttavia, le disparità nella salute persistono, specialmente per patologie croniche come il diabete. I gruppi socialmente svantaggiati, tra cui gli immigrati, sono particolarmente colpiti, spesso a causa di accesso limitato ai servizi sanitari.
Mentre la legislazione italiana garantisce l’accesso ai servizi sanitari per tutti, il monitoraggio costante e gli interventi mirati sono essenziali per affrontare le sfide attuali e future. La promozione di un accesso regolare ai servizi sanitari e la sensibilizzazione sulle patologie croniche sono fondamentali per migliorare il benessere della popolazione migrante in Italia e più in generale per le comunità in cui i migranti sono inseriti.
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