L’attuale contesto geopolitico mondiale è caratterizzato da dinamiche complesse e interconnesse, in cui vari fattori convergono e influenzano gli equilibri globali
La vendita di armi emerge come una componente significativa, con nazioni come Russia e Stati Uniti che svolgono un ruolo preminente nel mercato globale degli armamenti. Simultaneamente, la dipendenza dai combustibili fossili continua a essere una tematica rilevante, con implicazioni sia ambientali che economiche, mentre la transizione energetica e digitale diventano un obiettivo cruciale per mitigare gli impatti del cambiamento climatico e preparare le società al futuro.
La guerra in Ucraina, e il più recente conflitto tra Israele e Hamas, hanno acuito le tensioni internazionali, generando conseguenze politiche ed economiche significative, mentre nel Medio Oriente, regione strategicamente cruciali, le dinamiche conflittuali incidono sulle relazioni globali. In questo contesto, Russia, Cina e Stati Uniti emergono come attori chiave, con le loro azioni che plasmano il destino geopolitico mondiale.
La lotta contro la povertà rimane una sfida critica, lasciatecelo dire, anche utopica, che richiede interventi immediati. In questo panorama complesso, la necessità di affrontare le sfide della transizione energetica e digitale diventa imperativa per garantire uno sviluppo sostenibile e inclusivo nel lungo termine.
Partenariato energetico tra Cina e Russia: una sfida climatica globale
Mentre il mondo si preparava per la Conferenza delle Parti (COP28) sul clima a Dubai, dietro le quinte di questo sforzo globale, sono emerse dinamiche complesse, per non parlare di accordi sottobanco, tra due attori chiave: la Cina e la Russia.
Sebbene la comunità internazionale si concentri sugli sforzi per intensificare la diplomazia climatica, una partnership implicita per l’utilizzo dei combustibili fossili tra questi due giganti potrebbe minare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi climatici ambiziosi.
Xi Jinping e Joe Biden
Prima della COP28, i presidenti cinese e statunitense, Xi Jinping e Joe Biden, hanno annunciato un accordo bilaterale ambizioso per affrontare le sfide climatiche.
Tra gli impegni figurano la triplicazione della capacità di energia rinnovabile, la riduzione di tutte le emissioni di gas serra (GHG) – incluso il metano – e la promozione di un’economia circolare.
Tuttavia, nonostante questi passi positivi, la Cina si trova in una posizione delicata, poiché la sua dipendenza dai combustibili fossili, specialmente attraverso una crescente partnership con la Russia, confermata durante il Forum della Via della Seta, solleva interrogativi sulla coerenza delle sue azioni con gli obiettivi climatici globali.
Cina e Russia: progetti energetici congiunti
Mentre la Russia sposta le forniture di gas verso l’Asia a causa delle tensioni con l’Europa, la Cina investe pesantemente nei progetti di esportazione del gas russo, come il gasdotto Power of Siberia 1 e il progettato secondo gasdotto attraverso la Mongolia.
Tale patenariato si estende anche agli investimenti cinesi nell’industria dei combustibili fossili russa, contraddicendo gli obiettivi globali di eliminare gradualmente questi combustibili.
In questi rapporti strategici l’Africa è sempre territorio di conquista
L’Africa, con la sua ricchezza naturale e il suo potenziale economico, si trova al centro di un intricato gioco di interessi globali, dove Cina, Russia,Stati Uniti, Europa e le nazioni arabe del Golfo, cercano di sfruttare il vasto territorio africano in una serie di approcci che variano dalle partnership economiche alle strategie geopolitiche, a una vera e propria “occupazione” con l’utilizzo di gruppi militari privati.
Facciamo un passo indietro: come la Russia è diventata una potenza nel MENA
Il ruolo della Russia nel Medio Oriente e Nord Africa ha subito un notevole cambiamento nel corso dei decenni, passando da una fase di relativa inattività dopo la Guerra Fredda a diventare una delle potenze esterne più influenti nella Regione.
Questa trasformazione è stata guidata da una combinazione di fattori geopolitici, interessi economici e sfide regionali.
Durante la Guerra Fredda, l’Unione Sovietica giocò un ruolo significativo nella sicurezza di diverse nazioni del MENA, consolidando alleanze con paesi come Algeria, Egitto, Iraq, Libia, Siria e Yemen del Sud.
Tuttavia, il crollo del colosso comunista nei primi anni ’90 portò a una pausa nell’influenza russa nella Regione, con gli Stati Uniti che emersero come la principale potenza esterna.
La Russia ha iniziato a ritornare come attore chiave nel MENA nei primi anni del 2000, soprattutto dopo le rivolte arabe del 2011. La crescente instabilità nella regione, insieme alla diminuita volontà occidentale di intervenire direttamente, ha creato spazio per la Russia per riaccendere vecchie relazioni e cercare nuove opportunità.
Tuttavia l’approccio di Mosca nel MENA non è stato uniforme e può essere suddiviso in tre categorie principali di interessi: strategici, di sicurezza ed economici.
La Russia e lo status di potenza globale
Dal punto di vista strategico, la Russia aveva la necessità di garantirsi l’accesso al Mediterraneo.
Questo accesso non solo offri evidenti vantaggi logistici e militari ma avrebbe contribuito a ridurre il rischio di isolamento politico ed economico di Mosca da parte dell’Occidente, creando una rete di alleanze che avrebbero, come è poi stato, rafforzano la posizione russa nel contesto internazionale.
Sul fronte della sicurezza, la Russia ha concentrato la sua attenzione sulla salvaguardia dei suoi alleati chiave nella regione, con particolare attenzione al regime di Assad a Damasco, e, in seconda battuta, pianificando il contrasto all’estremismo violento contro gruppi come Al-Qaeda e Daesh per evitare ripercussioni nel Caucaso settentrionale.
In particolare, il gruppo Daesh, sigla di Al dawla al islamiya fi al Iraq wal Sham (Stato islamico dell’Iraq e del Levante), aveva attirato un gran numero di combattenti dalle repubbliche musulmane a maggioranza russa come la Cecenia e il Dagestan. Mosca temeva, non senza ragione, che questi combattenti avrebbero alla fine portato la loro jihad in Russia.
Infine, la vendita di armi e altri equipaggiamenti difensivi, almeno sulla carta, è stata una fonte significativa di entrate, mentre la promozione della cooperazione con i produttori di petrolio e gas nella regione ha contribuito a consolidare legami economici cruciali.
Ne è un esempio la partecipazione attiva della Russia nella struttura OPEC+, creata nel 2016, è stata mirata a gestire i mercati internazionali del petrolio, consolidando ulteriormente il suo ruolo come attore influente nel panorama energetico globale.
Ma non è tutto. In alcuni casi, come in Egitto e in Turchia, le aziende russe hanno esteso la loro influenza nella costruzione di centrali nucleari, dimostrando una diversificazione degli interessi economici russi nel settore dell’energia.
Siria: il centro di gravità russo nel Medio Oriente
La Siria ha costituito il cuore pulsante degli sforzi e dell’influenza russi in Medio Oriente, ancor prima dell’invasione dell’Ucraina.
Nel 2015, Mosca ha avviato un intervento militare importante per sostenere il regime del presidente Bashar al-Assad, suo alleato strategico, anche con l’utilizzo di compagnie militari private (in particolare il famigerato Wagner Group). Ha anche preso il controllo della maggior parte dello spazio aereo siriano, ad eccezione delle aree a est e nord-ovest dove gli Stati Uniti e la Turchia mantengono rispettivamente una presenza.
Ciò ha reso la Russia un partner cruciale per Israele, che deve coordinarsi con Mosca, mentre cerca di contrastare, con attacchi aerei, il flusso di armi iraniane attraverso la Siria verso Hezbollah in Libano.
Gli avamposti russi in Siria
Tuttavia, è altrettanto evidente che Putin aveva interessi molto più tangibili in gioco in Siria, e li ha ampliati nel corso degli ultimi anni. Il regime di Assad era l’unico vero partner nella regione, e la Siria ospitava l’unico avamposto militare russo al di fuori dei confini dell’ex Unione Sovietica.
Quando la guerra civile siriana è scoppiata nel 2011, la struttura navale russa a Tartus, istituita per la prima volta dai sovietici nel 1971, era relativamente piccola. Era classificata come Punto di Supporto Materiale-Tecnico, piuttosto che come una base navale completa, ma rappresentava comunque l’unico accesso diretto della Russia al Mediterraneo.
Dal 2012, il Cremlino ha gradualmente aumentato la sua presenza militare a Tartus, e nel gennaio 2017 Mosca e Damasco hanno firmato un accordo che garantirà alla Marina russa l’accesso alla struttura – ora trattata effettivamente come una base – per i prossimi 49 anni. Nel 2015, la Russia ha anche istituito la base aerea di Khmeimim presso l’aeroporto vicino a Latakia.
Il ruolo strategico di Mosca diventa ancora più evidente nel contesto della guerra tra Israele e Hamas scoppiata nell’ottobre 2023. Nelle settimane successive all’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre, Putin ha cercato di porsi come relativamente neutrale, bilanciando espressioni di sostegno per Israele con un coinvolgimento diplomatico dimostrativo con Hamas. Questo sforzo sembrava principalmente mirato a differenziare la posizione della Russia dalle dichiarazioni di sostegno incondizionato per Israele della maggior parte dei paesi occidentali. Tuttavia, non c’erano segni che Mosca fosse diventata meno disposta a permettere a Israele di operare nello spazio aereo siriano rispetto al passato.
Egitto: diplomazia e nucleare
L’ingresso della Russia nella politica egiziana è stato notevole, specialmente dopo il rovesciamento del governo guidato dai Fratelli Musulmani di Mohammed Morsi nel 2013. Nonostante la dipendenza dell’esercito egiziano da equipaggiamenti e finanziamenti occidentali, la Russia ha stabilizzato forti relazioni militari con le forze armate egiziane. Questo cambiamento di alleanze è stato sottolineato dal progetto della centrale nucleare di El-Dabaa, a ovest di Alessandria, avviato da Rosatom, la società di energia nucleare di proprietà dello stato russo.
In Egitto, la Russia sta costruendo la prima centrale nucleare del paese con quattro reattori VVER-1200. Questo progetto, dal costo stimato di 30 miliardi di dollari, è finanziato principalmente da un prestito russo di 25 miliardi di dollari. L’Egitto inizierà a ripagare il prestito nel 2029 a un tasso di interesse annuale del 3%, mentre i restanti 5 miliardi di dollari saranno coperti dagli investimenti privati egiziani.
Il ruolo chiave dell’Energia: petrolio e sanzioni
Il Golfo, con la sua ricchezza di risorse energetiche, si è rivelato un campo d’azione strategico per la Russia. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, valorizzando le loro relazioni con Mosca, si sono rifiutati di unirsi alla condanna occidentale dell’invasione russa dell’Ucraina. Questo atteggiamento ha dimostrato quanto le monarchie del Golfo avessero rafforzato i legami con Putin, al punto da resistere alle pressioni internazionali.
L’Intervento Russo in Siria e le preoccupazioni del Golfo
Tuttavia, la Russia ha dovuto affrontare anche critiche nel Golfo, soprattutto a causa della sua relazione con la Siria. Le monarchie del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita, avevano sperato in un cambio di regime che avrebbe eliminato il presidente siriano Assad, vicino all’Iran. La decisione di Mosca di sostenere Assad ha creato tensioni, sottolineando le sfide che la Russia deve ancora affrontare per bilanciare le relazioni regionali.
L’accordo sul nucleare Iraniano
Il rafforzamento dei legami tra Russia e Golfo ha anche radici nella percezione delle monarchie del Golfo che l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti, non proteggano più efficacemente la loro sicurezza. La mancanza di una risposta decisa degli Stati Uniti all’attacco, attribuito all’Iran, sui campi petroliferi in Arabia Saudita nel 2019, ha spinto le capitali del Golfo a diversificare le loro relazioni di sicurezza, rafforzando i rapporti diplomatici con la Russia.
D’altro canto, il coinvolgimento russo in contratti militari e tecnologici specialmente con attori come l’Iran, ha implicazioni rilevanti. La cooperazione nel settore nucleare solleva preoccupazioni sulla proliferazione e sul controllo delle armi, sfidando la stabilità della regione e potenzialmente minacciando gli equilibri economici e diplomatici.
Rosatom: il “negozio nucleare “
Rosatom, l’azienda di stato russa per l’energia atomica, emerge come un importante fornitore di tecnologie nucleari nella regione. La sua offerta completa, dalla costruzione del reattore alla formazione e alle opzioni di finanziamento flessibili, attrae particolarmente i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa senza esperienza pregressa nell’energia nucleare.
In Turchia, Rosatom sta completando la centrale nucleare di Akkuyu, con una struttura simile a quella egiziana. Il finanziamento tramite “Costruisci-possiedi-operi” segna una novità, dove la Russia mantiene la proprietà delle centrali e una quota delle vendite di elettricità. Tuttavia, la presenza di sistemi radar e missilistici ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza, suscitando interrogativi regionali e internazionali.
La crescente influenza russa nell’energia nucleare del Medio Oriente e del Nord Africa non solo pone la Russia come attore chiave in queste regioni ma solleva anche interrogativi sulla sicurezza e sulla dipendenza energetica. Le nuove dinamiche commerciali e di potere potrebbero influenzare le relazioni geopolitiche in un contesto già complesso.
Attraverso Rosatom, Mosca sta giocando un ruolo significativo nella trasformazione del panorama energetico del Medio Oriente e del Nord Africa. Mentre i benefici economici sono evidenti, le questioni di sicurezza e le implicazioni geopolitiche rendono questo sviluppo un elemento critico nella dinamica regionale e globale, richiedendo attenta osservazione da parte della comunità internazionale.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.