La violenza di genere è un intricato fenomeno che, con frequenza sorprendente, si cela dietro la maschera dell'”amore geloso”, pervadendo la vita delle vittime anche nel mondo digitale. Un’insidiosa spirale che, via via, le avvolge, costringendole a un isolamento doloroso e diffondendo un senso pervasivo di paura.
È cruciale saper individuare i primi segnali di controllo e sottomissione, particolarmente quando tali comportamenti si manifestano attraverso l’uso distorto di smartphone, app e social network. Queste moderne piattaforme, se usate in modo deviato, minacciano direttamente la libertà e, di conseguenza, la sicurezza delle donne online. I dati nazionali raccolti nei primi dieci mesi del 2023 non forniscono conforto: ben 826 casi di violenza di genere online contro le donne sono stati gestiti dalla Polizia Postale. Si tratta di condotte cibernetiche in cui individui spesso vicini alla cerchia di fiducia della vittima cercano di invadere, contaminare e minacciare il suo mondo, esercitando un controllo su ogni aspetto della sua vita.
È attraverso l’imposizione di un controllo psicologico, come nel caso dello stalking e delle molestie sui social network, che si concretizzano le aggressioni. Nonostante non toccino fisicamente le vittime, queste forme di violenza riescono a travolgere le loro vite, cancellando ogni traccia di serenità. Quando poi la vita intima delle donne diventa oggetto di manipolazioni e minacce, come nel revenge porn e nella sextortion, è in quel momento che si compie un’aggressione concreta al senso di libertà e sicurezza delle donne, un’offesa alla quale la Polizia Postale si oppone con fermezza, oggi e sempre.
La tutela sui social
I social network e gli smartphone hanno assunto un ruolo predominante nelle dinamiche comunicative tra individui, spaziando dalle conversazioni più personali a quelle familiari, sino ad abbracciare gli aspetti più intimi delle relazioni. Questo fenomeno, sebbene rappresenti un segno dei tempi in cui viviamo, non sempre positivo, si è ormai radicato in maniera imprescindibile nella vita quotidiana di ognuno di noi. Tale realtà è particolarmente evidente e marcata tra i giovani e i giovanissimi, i quali affidano ai social network e ai messaggi “effimeri” persino i loro primi approcci e sperimentazioni sessuali.
La realtà virtuale come estensione della vita sociale
Quello che accade online, le informazioni condivise, i contenuti veicolati e scambiati attraverso i social network, rappresentano una prolungamento ubiquitario e senza tempo della nostra vita sociale. È sempre più comune osservare che comportamenti violenti, verbali, persecutori e diffamatori diffusi online costituiscano un’anticipazione, un segnale premonitore di violenze e persecuzioni concrete.
Le forme sottili di controllo
Le relazioni online possono iniziare con la pretesa della condivisione dei profili social come segno di fedeltà. Da qui, si sviluppa un graduale aumento del controllo, dall’obbligo di supervisionare l’abbigliamento durante una serata tra amiche fino alla richiesta di mantenere sempre attiva la geolocalizzazione, consentendo al partner di verificare gli spostamenti “da remoto”. Queste forme di controllo diventano poi spunti per minacce e molestie online, persino quando la relazione è giunta al termine.
Nel 2022 sono state 347 le donne che hanno denunciato perché vittime di minacce online.
Nei primi dieci mesi del 2023, le denunce sono state già 371, si tratta di un preoccupante incremento pari al +24%. Le minacce sono spesso un primo passo per avviare una vera epropria persecuzione online.
Sempre nel 2023, gli strumenti online più utilizzati per minacciare le donne sono i social network (50%), e le app di messaggistica (31%), attuali medium irrinunciabili delle comunicazioni con gli altri. Avvicinarsi a strumenti per comunicare con la paura di subire attacchi verbali costituisce già un forte elemento di limitazione della libertà personale.
Molestie on line aumentate del 10%
Nel 2022 sono state 412 le donne vittime di molestie online e nei primi dieci mesi di quest’anno, la Polizia Postale e delle Comunicazioni ha già registrato 377 casi, con unincremento del +10% rispetto allo scorso anno. La molestia online presuppone una certa ripetitività delle azioni lesive che colpiscono la vittima limitandone il senso di sicurezza. Le molestie online contro le donne avvengono in prevalenza attraverso servizi di messaggistica (38%) e attraverso i socialnetwork(33%). Come per quanto osservato per le minacce, è il luogo virtuale della comunicazione e della socializzazione l’obiettivo deipersecutori che cercano di estendere il controllo sulla vittima proprio “inquinando” anche i suoi spazi virtuali di espressione.
Numeri allarmanti
La maggioranza delle persecuzioni in rete che colpiscono le donne sono messe in atto da persone che, non solo si conoscono nella vita reale, ma magari hanno condiviso percorsi di vita comune: ex- coniugi, compagni di vita, colleghi di lavoro che, soprattutto attraverso i social network, prolungano la forza lesiva della loro aggressione, usando la rete per insultare, diffamare o diffondere contenuti privati. Nel 2022 sono state 101 le donne vittime di stalking online e, nei primi dieci mesi di quest’anno, sonostati già registrati 87 casi, eguagliando il numero complessivo di denunce raccolte nell’analogo periodo dello scorso anno.
Revenge porn
Quello che talvolta nasce come un gioco sessuale consensuale tra adulti, può diventare lo strumento di una vendetta subdola e violenta che travolge la vita della vittima,distruggendone l’immagine pubblica, riaffermando con violenza la potenza dell’altro.
È il caso del revenge porn, un fenomeno che aggredisce soprattutto le donne e per il qualerisulta sempre complesso chiedere aiuto perché ci si sente responsabili di un errore di valutazione sulle intenzioni dell’altro, sulla genuinità dei suoi sentimenti.
La sottile linea tra privacy e violenza digitale: la diffusione illecita di contenuti intimi online
La crescente ubiquità dei social media e delle piattaforme di messaggistica istantanea ha portato con sé nuove forme di violenza digitale, in particolare nei confronti delle donne. Un fenomeno in aumento, ma spesso sottovalutato, è rappresentato dalla diffusione illecita di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito. Questa forma di aggressione online si intreccia con la vita reale, sollevando interrogativi cruciali sulla sicurezza e sulla protezione delle vittime.
Numeri Preoccupanti:
Nel 2022, la Polizia Postale ha registrato 191 casi di donne che sono diventate vittime di diffusione illecita di materiale intimo online. Nel corso dei primi dieci mesi del 2023, il numero di casi denunciati è sceso a 163, ma questa diminuzione non deve illudere sulla reale entità del problema. La sottodenuncia rimane un ostacolo significativo, alimentato dalla riluttanza delle vittime a segnare la vita dei loro ex-partner con denunce penali, specialmente quando coinvolti come genitori dei loro figli.
Le denunce per diffusione illecita di contenuti intimi online sono complesse e spesso sfidano le vittime, che agiscono con un atto di generosità affettiva nei confronti degli ex-partner. I reati online, sebbene possano sembrare “minori” rispetto a minacce fisiche o pedinamenti, rappresentano comunque campanelli d’allarme importanti. La connessione tra la violenza virtuale e quella concreta è evidente e richiede un’attenzione particolare.
Il ruolo dei social media
La capacità dei social media e della messaggistica istantanea di fornire dettagli intimi sulla vita quotidiana delle persone diventa il pretesto per estendere la tendenza violenta al controllo e alla dominanza propria delle persone nocive. Questo sottolinea l’urgenza di considerare la violenza di genere online come una forma di dominanza criminale che può avere conseguenze gravi e tangibili.
Chiamata all’Azione:
La denuncia emerge come un passo cruciale per affrontare questi reati. Sebbene spesso difficile da compiere per la paura delle ritorsioni o la colpa di accusare chi è stato parte di una relazione sentimentale, è fondamentale per contrastare l’escalation di violenza. Gli operatori della sicurezza, insieme alla società, devono agire come alleati nelle sfide che le vittime affrontano, fornendo accoglienza, ascolto e sostegno nel percorso verso la rivendicazione dei loro diritti.
In un’era digitale, la protezione delle donne online diventa un imperativo morale e sociale, richiedendo azioni collettive di tutela e coraggio. Solo affrontando con determinazione la violenza virtuale, possiamo sperare di preservare la dignità e la sicurezza di chi si trova in pericolo, contribuendo a costruire una società più giusta e consapevole.
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