Gruppi armati stanno devastando il Paese e minacciano Daniel Noboa perché ha sfidato i cartelli
Per il neoeletto presidente, Daniel Noboa, il messaggio è inequivocabile: non devi interferire negli affari del narcotraffico.
Da una settimana, le bande armate dell’Ecuador stanno seminando il caos in tutto il Paese. Ieri, un gruppo di uomini armati e mascherati ha assaltato uno studio televisivo durante durante il telegiornale “El Noticiero”, costringendo il presidente a dichiarare lo stato di emergenza per “conflitto armato interno” in risposta a una serie di attacchi coordinati in tutto il Paese.
Muniti di pistole, fucili, mitragliatrici, granate e dinamite, gli aggressori hanno invaso la TC Televisión a Guayaquil. Le immagini, diventate rapidamente virali, mostrano giornalisti e tecnici sdraiati a terra, mentre qualcuno grida “non sparate!” prima che si interrompa il segnale.
Le forze speciali della polizia sono riuscite successivamente ad arrestare tutti gli assalitori, ma la situazione in Ecuador rimane instabile: gruppi armati hanno preso d’assalto l’università di Guayaquil, mentre altri hanno saccheggiato il centro di Quito. Rivolte si sono verificate in diverse prigioni, e circolano immagini non confermate di guardie carcerarie tenute in ostaggio dai detenuti.
Nella serata di ieri, negozi, scuole e uffici pubblici sono stati chiusi, mentre il paese era immerso nell’incertezza e nel traffico, con la popolazione che cercava di tornare a casa.
“Hai cercato la guerra e ora la avrai”, ha dichiarato uno degli aggressori della TC Televisión, rivolgendosi direttamente al presidente. Un concetto è ben noto in America Latina, dove chi si oppone alla prepotenza del crimine organizzato, prima o poi paga con la vita.
Estradizione e sequestro dei beni: la miccia che ha incendiato i narcos
Secondo alcune fonti riportate dal New York Times, sembra che la rivolta coordinata e le evasioni di massa siano state scatenate dalla decisione del presidente di trasferire tutti i capi del narcotraffico in carceri di massima sicurezza, lontano dai privilegi e dalla complicità presenti in molte carceri controllate dalla stessa criminalità organizzata.
“Questi gruppi cercano di intimidirci e credono che cederemo alle loro richieste”, ha affermato il presidente in un videomessaggio sui social media, “ma noi non negozieremo”.
Il governo di Noboa sta cercando di promuovere un referendum per consentire l’estradizione all’estero degli imputati e il sequestro dei beni dei sospettati legati ai cartelli. Tuttavia, la proposta attende ancora l’approvazione della Corte costituzionale ecuadoriana.
Fito, il re dei narcos evaso dal carcere
Le violenze nel Paese seguono immediatamente l’evasione dal carcere di José Adolfo Macías, noto come “Fito“, il leader pluricondannato della pericolosa banda di narcotrafficanti chiamata Los Choneros.
Fito è scomparso dalla prigione di Guayaquil domenica scorsa, la città portuale al centro dell’escalation di violenza in Ecuador, dove il tasso di omicidi è aumentato di cinque volte in altrettanti anni, diventando uno dei più elevati della regione. Il capo stava scontando una pena di 34 anni per traffico di droga, omicidio e crimine organizzato, mantenendo comunque una posizione di potere anche dietro le sbarre.
Un altro pericoloso narcotrafficante, Fabricio Colón, leader della banda dei Los Lobos, è riuscito a evadere dal carcere di Riobamba durante i disordini nella notte di lunedì.
La procura ecuadoriana ritiene che entrambi siano collegati all’assassinio di Fernando Villavicencio, candidato alla presidenza dell’Ecuador alle ultime elezioni, e alle minacce di morte contro il procuratore generale, Diana Salazar.
Ultim’ora: sono 139 le persone ancora in ostaggio nelle carceri
Sono 139 le persone ancora in ostaggio in almeno cinque prigioni – a Cuenca, Azogues, Napo, Ambato e Latacunga -, comprese le guardie e il personale amministrativo.
Secondo il Servizio penitenziario (Snai), “non esiste alcun ostaggio che sia stato assassinato”. Tuttavia, non è stato ancora riferito se le forze dell’ordine siano riuscite a entrare nelle carceri dove si sono verificati i disordini. Mentre la polizia ha riferito che due agenti risultano sequestrati nel carcere di Turi, a Cuenca.
Per quanto riguarda le oltre 300 persone arrestate nel frattempo dalle forze armate, il comandante dell’Esercito, Nelson Proaño, ha indicato che la maggior parte di loro appartiene alle gang Tiguerones, Los Lobos e Los Choneros.
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