Associazione Antigone: “Chiediamo anche al Parlamento di dedicare ai morti suicidi in carcere uno spazio pubblico di riflessione pacata e critica”
La casa circondariale di Montorio, a Verona, è stata progettata negli anni ’70 come struttura di massima sicurezza, per la detenzione delle persone coinvolte in atti di terrorismo. Il progetto non nacque sotto i migliori auspici tanto da guadagnarsi l’epiteto di “carcere d’oro” per i costi che la struttura raggiunse nei circa 20 anni di lavori.
le celle di circa 13 mq di spazio comprensivo di servizi igienici, previste in origine per ospitare una sola persona, furono in seguito dotate di 2 posti letto, poi di 3 e oggi i posti letto sono 4. In particolare nella terza sezione, dove ci sono i detenuti per reati “ad alta riprovazione sociale”, la cucina è posizionata dove c’è il bagno e si cucina a un metro dal water. Chi non ha soldi, cioè la maggio parte dei detenuti, va vanti coi baratti, per esempio scambiando i farmaci con le sigarette.
Il sovraffollamento
Jessica Lorenzon dell’associazione Antigone, sostiene che la situazione di sovraffollamento nel carcere di Verona non è così diversa rispetto al resto d’Italia. E come per molte altre carceri, la detenzione pesa maggiormente sulle persone straniere perché hanno maggiore difficoltà ad accedere alle misure alternative non avendo casa e contatti con il mondo del lavoro. Al ‘Montorio’ di Verona, su cui si è soffermata l’attenzione mediatica negli ultimi tempi perchè tra i detenuti c’è Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, si sono suicidati quattro reclusi negli ultimi due mesi e altri due hanno tentato di farlo.
Il lavoro nodo cruciale
Secondo Monica Bizaj dell’associazione ‘Sbarre di Zucchero’, nata dopo il suicidio della giovane Donatella Hodo nella sezione femminile, “il problema principale è che i detenuti hanno poche possibilità di lavorare dopo che si è interrotta la collaborazione con una cooperativa che, fino a un anno fa, dava questa possibilità a 150 di loro. L’accordo non e’ stato rinnovato e adesso su 545 detenuti hanno mantenuto il lavoro solo in 35.
Il “non tempo”
C’è un altissimo numero di persone che proviene da situazioni di marginalità sociale, come, per esempio, le persone senza dimora e migranti, e i reclusi vivono in un ‘non tempo’ che si trasforma in ozio e noia. Peggio va per gli stranieri che non hanno appoggi economici fuori nè familiari. Le risse e i furti nelle celle sono continui. Uno dei suicidi era in isolamento nonostante avesse problemi psichiatrici.
La malattia mentale, da molti identificata come una delle cause dei numeri molto elevati di suicidi, quest’anno già 11 in tutta Italia, non è un fattore determinante secondo Lorenzon. “Non c’e’ una correlazione tra malattia mentale, dipendenze e suicidi. Il mio punto di vista e’ che il carcere fa male e genera sofferenza in se’ anche per gli agenti penitenziari e per gli operatori. Per i reclusi, bisogna agevolare le comunicazioni con gli affetti all’esterno. A Verona il numero di psichiatri e psicologi e’ inferiore rispetto alla media nazionale”.
Gennarino De Fazio: “Sovraffollamento detentivo, che sfiora il 130 per cento”
Gennarino De Fazio – Segretario Generale della UILPA PP ha dichiarato che “è evidente, tranne forse che al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al Governo, che non c’è più tempo, bisogna intervenire subito per affrontare l’emergenza penitenziaria fatta di sovraffollamento detentivo, che sfiora il 130 per cento, di carenze organiche, 18mila operatori in meno nella sola Polizia penitenziaria, di deficienze strutturali, infrastrutturali, logistiche e negli equipaggiamenti, di disorganizzazione e di molto altro ancora.
Va bene la programmazione e i propositi di ampio respiro, ma in un Paese che voglia dirsi civile e rispettoso dei diritti umani tutto ciò non può continuare in attesa di, peraltro improbabili, tempi migliori. L’esecutivo vari immediatamente un decreto Carceri per consentire cospicue assunzioni straordinarie, con procedure accelerate, nella Polizia penitenziaria e negli altri profili professionali e il deflazionamento della densità detentiva pure attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei detenuti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti. Parallelamente, il Parlamento approvi una legge delega per la riforma complessiva del sistema d’esecuzione penale, la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria”
152 suicidi negli ultimi 2 anni
L’avvocato Marco Campora, presidente Camera Penale di Napoli, ha dichiarato, alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, che “se abbiamo istituti penitenziari che stanno letteralmente scoppiando, se negli ultimi due anni vi sono stati 152 suicidi di detenuti e, per stare al nostro territorio, nei primi 20 giorni del 2024 vi sono stati ben 3 suicidi nel solo carcere di Poggioreale, è principalmente dovuto al numero spropositato di reati (e di pene) previsti dal nostro codice.
Campora ha poi aggiunto che “il sovraffollamento ha raggiunto il 127% con punte del 150% in moltissimi istituti e vi sono circa 13.000 reclusi in più rispetto ai posti disponibili. Poi ci sono una serie di impedimenti di natura burocratica introdotti dalla riforma Cartabia che rendono, per determinate categorie di imputati, particolarmente complesso accedere ai giudizi di impugnazione: è facile quindi presagire che, nell’arco di pochissimo tempo, ci troveremo le carceri ancor più popolose ed insalubri”.
Tornando al recente pacchetto sicurezza proposto dal Governo, il presidente delle Camera Penale di Napoli ritiene che in sostanza si tratta “dell’ennesima riproposizione del solito schema finalizzato all’introduzione di nuove fattispecie di reato sull’onda di presunte emergenze, contemplando il solito aumento delle pene e la creazione di nuove figure delittuose. Un disegno culturalmente ed ideologicamente orientato e rivolto nei confronti di categorie e gruppi sociali ben individuati: i poveri, i detenuti, i migranti e più in generale gli ultimi”. “L’aumento esponenziale dei reati e delle pene non si risolve in un mero spot elettorale o propagandistico ma produce effetti concreti e devastanti non solo per la vita dei singoli soggetti coinvolti ma per l’intera collettività e, in definitiva, per lo Stato”.
Nei primi 25 giorni dell’anno ci sono stati 29 morti nelle Carceri italiane di cui ben 11 per suicidio
Nei primi 25 giorni dell’anno ci sono stati 29 morti nelle Carceri italiane di cui ben 11 per suicidio. Le ultime due morti per suicidio risalgono a ieri.
Si tratta di numeri che proiettati nella società libera farebbero accapponare la pelle e urlare all’allarme. E come se in una cittadina di 60 mila abitanti si togliessero la vita 11 persone, una dopo l’altra, in sequenza.
A richiamare l’attenzione sulle morti in carcere è l’associazione Antigone: “Una ecatombe drammatica rispetto alla quale – afferma il presidente Patrizio Gonnella,- deve esservi l’obbligo morale e politico di intervenire, dare una scossa umanitaria al sistema penitenziario italiano. Chiediamo ai giornali, ai media, a tutta la stampa di occuparsi del carcere, dei suoi problemi, della vita dentro. Di favorire una narrazione che metta al centro i diritti umani. Nella solitudine e nel silenzio è più probabile che si consumino tragedie. Ogni suicidio è certamente un atto individuale che non va generalizzato. Quando però i numeri sono così impressionanti allora bisogna andare alla ricerca di cause di sistema”.
Oggi nelle Carceri , segnala ancora Gonnella, “si respira un’aria di chiusura. È capitato, ad esempio nel Lazio, che durante le vacanze di Natale si siano frapposti ostacoli al tradizionale pranzo di Natale per i detenuti più bisognosi. Vanno creati ponti con l’esterno, non costruiti altri muri. Il carcere va riempito di vita. Vanno moltiplicate le telefonate, le videochiamate, oggi invece concesse in modo minimo. Una telefonata a una persona cara, in un momento di disperazione, può salvare la vita. Va gratificato lo staff, avamposto democratico e di umanità. Vanno decuplicate le attività culturali, di scuola, sportive, teatrali che invece oggi si stanno ridimensionando. Chiediamo anche al Parlamento di dedicare ai morti suicidi in carcere uno spazio pubblico di riflessione pacata e critica, a partire da quanto è accaduto in questi primi tragici 25 giorni del 2024”.
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