Italia – Africa: un ponte per una crescita condivisa. In corso al Senato la cerimonia di benvenuto dei Capi delegazione con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni
Il nuovo modello di collaborazione con i Paesi della sponda Meridionale del Mediterraneo e con quelli dell’Africa subsahariana mira a fornire una soluzione strutturale al fenomeno migratorio.
Lo ha dichiarato la stessa capo del governo, durante la presentazione del programma della presidenza italiana del G7. “Sarà prioritario il rapporto con le nazioni in via di sviluppo, con le economie emergenti, con un’attenzione particolare rivolta all’Africa perché l’obiettivo che ci siamo prefissati è quello di costruire un modello di collaborazione da pari a pari che rifiuti l’approccio predatorio e che sia in grado di offrire vantaggi per tutti. Dedicheremo altresì grande importanza alle questioni migratorie, al legame tra clima ed energia e alla sicurezza alimentare”.
Con l’Africa un rapporto tra pari
Meloni è convinta che “un certo approccio paternalistico e predatorio finora non ha funzionato” e ciò che desidera fare in Africa “non è la carità, ma avviare partenariati strategici tra pari”, come ha spiegato più volte. L’idea è invertire il modello attuale, in cui l’Italia è il punto di arrivo e la via di fuga di decine di migliaia di giovani e non, che cercano una vita diversa in Europa: l’Italia vuole invece diventare il baricentro e anche il ponte del nuovo sistema di scambi, fornendo assistenza efficiente alle economie dei Paesi africani al fine di fermare i flussi migratori irregolari.
Presenti Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola
Per discutere del nuovo approccio, saranno coinvolti innanzitutto i vertici europei: non solo la presidente Ursula von der Leyen, ma anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
Parteciperanno anche il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, il World Food Programme con la direttrice Cindy Hensley McCain, l’UNESCO, con la direttrice generale Audrey Azoulay, la Commissione Economica per l’Africa e Claver Gatete, suo segretario Esecutivo, la FAO e Qu Dongyu, il direttore generale, l’ONU con Amina Jane Mohammed, Vice Segretario Generale, l’IRENA, International Renewable Energy Agency, Francesco La Camera, direttore generale, e la Banca Africana di Sviluppo, con il presidente Akinwumi A. Adesina.
E poi ancora l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, con la sua direttrice, Amy Pope, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, rappresentato dal presidente Alvaro Lario, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, con il direttore esecutivo Fatih Birol, il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e Raouf Mazou in rappresentanza dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Il cosiddetto piano Mattei, chiamato così in onore di Enrico Mattei, fondatore della compagnia petrolifera Eni, sarà presentato oggi a Roma con l’obiettivo principale di trasformare l’Italia in un centro nevralgico energetico mentre l’Europa cerca di ridurre la dipendenza dal gas russo. Sebbene i dettagli del piano siano stati finora scarsi, un decreto provvisorio approvato a novembre prevede che l’Italia adotti quello che Meloni ha descritto come un approccio “non predatorio” per aiutare i paesi africani in settori quali l’istruzione, la salute, le esportazioni e le infrastrutture.
Una priorità per Meloni in cambio dell’aiuto all’economia africana è fermare il flusso di migranti dall’Africa, un impegno elettorale che finora non è riuscita a mantenere.
Le critiche dell’opposizione
Tale è l’importanza dell’iniziativa per Meloni che il suo ufficio sarà incaricato di attuare il piano. Ha anche preso l’insolita decisione di ospitare il vertice nel Palazzo Madama, sede del Senato italiano, mossa criticata dai partiti di opposizione che l’hanno accusata di “appropriazione” dell’edificio.
“Non vedo quale possa essere il problema,” ha detto Lucio Malan, capogruppo del Senato, al Guardian: “È una questione di prestigio e non disturberà in alcun modo il lavoro dei senatori. Il fatto che un evento così importante si svolga nel Senato, un antico palazzo ricco di storia e opere d’arte, darà una bella impressione dell’Italia.”
Malan ha detto che il continente africano è sempre stato di importanza strategica per l’Italia. “La Tunisia è più vicina alla Sicilia che non la Sicilia a Roma,” ha detto, aggiungendo che il piano mirava anche ad aumentare l’influenza in un continente dove paesi come Russia e Turchia avevano già fatto significativi progressi.
Copertina: immagine d’archivio
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