La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (292 su un totale di 799)
Il 2023 è stato un altro anno oscuro per la sicurezza sul lavoro in Italia, con un totale di 1.041 vittime che hanno perso la vita mentre svolgevano le proprie mansioni. Questo triste bilancio conferma una realtà preoccupante: nonostante gli sforzi delle istituzioni e dei media nel porre maggiore attenzione su questa emergenza, la situazione non mostra segni di miglioramento, anzi, gli infortuni in occasione di lavoro sono aumentati del +1,1% rispetto all’anno precedente.
Mentre si è registrata una diminuzione del 19,3% degli infortuni mortali in itinere, probabilmente a causa del maggior ricorso al lavoro in smartworking post pandemia, ciò non si traduce in un effettivo miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro per i dipendenti in Italia.
Il settore delle costruzioni continua ad essere il più pericoloso, registrando 150 vittime, seguito da Trasporti e Magazzinaggio (109), Attività Manifatturiere (101) e Commercio (64). Questo dimostra la necessità urgente di rafforzare le misure di sicurezza in queste aree lavorative ad alto rischio.
Uno sguardo alle regioni rivela disuguaglianze significative nella sicurezza sul lavoro. Le regioni più insicure, classificate in zona rossa, includono Abruzzo, Umbria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Calabria, con un’incidenza di infortuni mortali superiore al 25% rispetto alla media nazionale. Al contrario, Lazio, Toscana e Valle d’Aosta emergono come le regioni più sicure, classificate in zona bianca.
Gli stranieri continuano a essere esposti a un rischio significativamente maggiore rispetto agli italiani, con 155 morti sul lavoro su un totale di 799, e un tasso di mortalità più che doppio rispetto agli italiani. Questo sottolinea la necessità di migliorare l’accesso alla formazione sulla sicurezza per i lavoratori stranieri e superare le barriere linguistiche e culturali che possono compromettere la loro sicurezza sul posto di lavoro.
I dati relativi alle fasce di età rivelano che i lavoratori più anziani sono particolarmente a rischio, con un’incidenza maggiore nella fascia ultrasessantacinquenne seguita da quella compresa tra i 55 e i 64 anni. Anche i giovani, tra i 15 e i 24 anni, affrontano un rischio superiore rispetto alle fasce di età più mature.
Infine, nonostante una diminuzione del 16,1% nelle denunce complessive di infortunio rispetto all’anno precedente, questo calo è in gran parte attribuibile alla fine dell’emergenza Covid che aveva inflazionato i dati del 2022. Le denunce più numerose provengono ancora dalle attività manifatturiere, seguite da sanità, costruzioni, trasporti e magazzinaggio e commercio.
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