Nel nostro Paese le disuguaglianze si intrecciano, sovrappongono e riproducono, soprattutto per chi vive nelle periferie esistenziali dove appartenenza sociale e sfruttamento del territorio sono fattori decisivi
Nel tessuto sociale del nostro Paese e nel panorama globale, le disuguaglianze non solo persistono ma si intensificano, alimentando una spaccatura sempre più marcata tra pochi privilegiati e la vasta maggioranza che lotta per sopravvivere. Questo divario è particolarmente evidente nelle periferie esistenziali, dove l’appartenenza sociale e lo sfruttamento del territorio giocano un ruolo cruciale nell’accentuare le disparità.
In un contesto mondiale sempre più inquietante, assistiamo a una drammatica dicotomia: da un lato, miliardi di individui sono costretti a sopportare le conseguenze di epidemie, inflazione e conflitti armati; dall’altro, un esiguo gruppo di individui, dotati di immense ricchezze, continua ad accrescere il proprio patrimonio a ritmi vertiginosi.
Secondo dati recenti, la ricchezza dei cinque individui più ricchi al mondo è più che raddoppiata in termini reali dall’inizio di questo decennio, mentre il 60% più povero della popolazione globale non ha visto alcun miglioramento nella propria situazione economica. In Italia, alla fine del 2022, l’1% più ricco deteneva un patrimonio 84 volte superiore rispetto al 20% più povero della popolazione, il cui livello di ricchezza nazionale si è dimezzato nel corso di un solo anno.
Organizzazioni come Oxfam hanno lanciato ripetuti allarmi sull’aggravarsi delle disuguaglianze, e oggi, all’inizio del 2024, ci troviamo di fronte al rischio concreto che questa enorme disparità diventi la norma. Il potere economico, la sua concentrazione estrema e le rendite di posizione ad essa associate favoriscono l’accumulo di enormi fortune nelle mani di pochi, generando profonde divisioni nella società. È il momento di scegliere tra un’epoca caratterizzata da una incontrollata supremazia oligarchica o un’epoca in cui il potere pubblico riacquista centralità, promuovendo una società più equa e coesa e un’economia più giusta e inclusiva.
La concentrazione della ricchezza nel nord globale
Nel panorama economico mondiale, una realtà innegabile emerge con chiarezza: la ricchezza è fortemente concentrata nel Nord globale. Nonostante solo il 21% della popolazione mondiale risieda in questa regione, è qui che si trova la maggior parte della ricchezza netta privata, con il 69%, e della ricchezza miliardaria globale, con il 74%.
Questa marcata concentrazione di ricchezza ha alimentato un periodo di profitti straordinari per le grandi multinazionali, che emergono come i veri vincitori di questo periodo di crisi economica. Negli ultimi due decenni, le più grandi corporation globali hanno registrato un aumento del 89% dei profitti nel biennio 2021-2022 rispetto al periodo precedente, 2017-2020.
Petrolio e gas
Un esempio eloquente di questa tendenza è rappresentato dalle quattordici compagnie petrolifere e del gas, il cui aumento dei profitti è stato eccezionale: il 278% rispetto alla media del periodo 2018-2021. Queste società hanno generato profitti straordinari, raggiungendo la cifra record di 144 miliardi di dollari nel 2022 e addirittura 190 miliardi di dollari nel 2023.
Anche il settore finanziario ha goduto di un periodo di crescita significativa, con ventidue società che hanno visto aumentare i propri profitti del 32% rispetto alla media del periodo 2018-2021. Queste aziende hanno realizzato profitti in eccesso per un totale di 36 miliardi di dollari nel 2023.
Il settore farmaceutico
Un’altra area che ha registrato profitti notevoli è il settore farmaceutico, con undici aziende che hanno registrato un aumento dei profitti del quasi 32% nel 2022 rispetto alla media del periodo 2018-2021. Queste aziende hanno visto un aumento dei profitti di 41,3 miliardi di dollari nel corso del 2022.
Questi dati mettono in luce una realtà economica in cui le multinazionali e i settori privilegiati stanno accumulando profitti senza precedenti, mentre la maggior parte della popolazione mondiale continua a lottare per sopravvivere. La concentrazione della ricchezza nel Nord globale riflette e alimenta le disuguaglianze globali, richiedendo un’immediata attenzione e azione per promuovere una distribuzione più equa delle risorse e garantire una maggiore giustizia economica per tutti.
Politica, potere e finanza
La dinamica del potere gioca un ruolo chiave in questo scenario. In primo luogo, va considerata la dimensione economica del potere, la cui crescente concentrazione è favorita dal rilassamento delle politiche di tutela della concorrenza e dalla finanziarizzazione dell’economia, oltre alla sempre più marcata presenza del settore privato nella sfera pubblica. Questo ha portato all’incremento delle rendite di posizione, alla riduzione del potere contrattuale dei lavoratori meno qualificati e alla produzione di profonde disuguaglianze nei premi distribuiti dai mercati.
Inoltre, non possiamo ignorare il ruolo del potere politico nell’aggravare le disuguaglianze, con una crescente disinteresse per questioni cruciali legate al benessere economico dei meno abbienti, come la progressività delle imposte, il controllo degli affitti e il contrasto ai vantaggi ingiustificati.
Per milioni di persone il salario non basta
Per la maggior parte delle persone al mondo, l’inizio di questo decennio è stato incredibilmente difficile: 4,8 miliardi di persone hanno tenuto a stento il passo con l’inflazione. Per le persone più povere, che con maggiore probabilità sono donne, o appartenenti a minoranze etniche e gruppi marginalizzati, la quotidianità è diventata ancora più dura. Per la prima volta in 25 anni la disuguaglianza a livello globale si è ampliata. Per centinaia di milioni di persone i salari non sono stati sufficienti (e non lo sono ancora) per arrivare a fine mese e le loro prospettive per un futuro migliore si affievoliscono.
Salari bassi e sfruttamento delle donne
I bassi salari sono alla base di una realtà in cui molti lavoratori, nonostante le lunghe ore di lavoro, rimangono intrappolati nella spirale della povertà. A questo si aggiungono i persistenti divari salariali di genere e i pesanti carichi di lavoro di cura non retribuiti, che riflettono un’economia globale fondata sullo sfruttamento sistematico delle donne.
Le imprese traggono enormi vantaggi dalle strategie di contenimento dei costi del lavoro, basate sul ricorso a forme di lavoro non standard e sull’esternalizzazione di parti del ciclo produttivo, il che porta a condizioni di precarietà e informali per molti lavoratori, con minore potere contrattuale, basse retribuzioni e accesso limitato alla protezione sociale.
Disuguaglianze in Italia
In Italia, come nel resto del mondo, le disuguaglianze sono un fenomeno diffuso e in crescita. La distribuzione della ricchezza nel 2022 evidenzia enormi disparità, con il 20% più ricco della popolazione che detiene oltre due terzi della ricchezza nazionale, mentre il 60% più povero possiede appena il 13,5%.
La povertà assoluta continua a rappresentare una sfida significativa, con oltre 2 milioni e 180 mila famiglie, per un totale di 5,6 milioni di individui, che nel 2022 versavano in condizioni di povertà assoluta. L’aumento dell’incidenza della povertà è attribuibile in larga parte all’impennata dell’inflazione, che ha colpito in modo più grave le famiglie a basso reddito.
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