Von der Leyen annuncia il ritiro della legge per dimezzare l’uso di pesticidi chimici nell’Unione

Il cosiddetto regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi – “Sustainable use of pesticides regulation” (Sur) – era stato presentato a giugno 2022 con l’ambizioso obiettivo di dimezzarne l’uso entro il 2030. Ma c’è molto altro

Il regolamento Sur, in sintesi, aveva come obiettivo principale quello di garantire un uso sostenibile dei pesticidi nell’Unione europea, considerando gli effetti nocivi che possono avere sull’ambiente e sulla salute umana. Si definivano i pesticidi come miscele di una o più sostanze attive formulate e di coformulanti utilizzate per proteggere i vegetali da organismi nocivi, principalmente in agricoltura, ma anche in silvicoltura e nelle aree verdi urbane, nonché lungo le reti di trasporto come strade e ferrovie.

La direttiva sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi, adottata nel 2009, rappresentava il quadro normativo di riferimento per la gestione responsabile di tali sostanze. Gli Stati membri erano tenuti a mettere in vigore disposizioni nazionali volte a recepire la direttiva entro il 2011.

Il regolamento Sur prevedeva il divieto totale di impiegare i pesticidi in aree sensibili, come gli spazi verdi urbani e i siti classificati “Natura 2000”, promuovendo al contempo l’adozione di alternative a basso rischio.

Tuttavia, l’annuncio del ritiro del regolamento Sur segna un’importante inversione di rotta nella politica ambientale dell’Unione europea, ponendo interrogativi sul futuro della strategia per la sostenibilità ambientale nel contesto del Green Deal.

Una proposta di legge controversa

La legislazione ha suscitato divisioni e controversie fin dall’inizio ed è stata oggetto di intensa pressione da parte del settore agricolo. Il Parlamento europeo ha respinto la proposta in prima lettura con 299 voti contrari, 207 favorevoli e 121 astensioni, mentre le trattative tra gli Stati membri al Consiglio sembrano attualmente bloccate.

“La Commissione ha presentato il regolamento Sur con l’obiettivo di ridurre i rischi derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari chimici. Tuttavia, la proposta è diventata un simbolo di divisione. È stata respinta dal Parlamento europeo e non si registrano progressi significativi neanche nel Consiglio. Per questo motivo, proporrò di ritirare la proposta”, ha dichiarato Von der Leyen a Strasburgo, durante la sessione plenaria del Parlamento europeo.

Il ritiro della proposta di legge non è immediato e deve ancora essere ratificato dal Collegio dei commissari, un processo che dovrebbe concludersi nelle prossime settimane. Von der Leyen ha chiarito che la regolamentazione dei pesticidi rimarrà un tema prioritario e potrebbe essere oggetto di una “nuova proposta più ponderata”.

“Per procedere, è necessario un maggiore dialogo e un approccio diverso”, ha sottolineato la presidente. Tuttavia, è probabile che la questione venga affrontata nuovamente dopo le elezioni europee.

La pressione del mondo agricolo

La decisione è giunta in concomitanza con le manifestazioni degli agricoltori che si sono svolte in vari paesi europei, focalizzate principalmente sulle politiche ambientali dell’Unione Europea. Le proteste hanno raggiunto il culmine a Bruxelles il primo febbraio, con momenti di tensione evidenti. In quel contesto, von der Leyen insieme ai leader del Belgio e dei Paesi Bassi, ha incontrato i rappresentanti del settore agricolo poco dopo la conclusione del Consiglio europeo.

Durante il suo intervento al Parlamento, Von der Leyen ha dedicato ampio spazio alle preoccupazioni degli agricoltori, sottolineando che essi “hanno il diritto di essere ascoltati” mentre affrontano le sfide legate al cambiamento climatico, alla situazione geopolitica in seguito all’invasione russa dell’Ucraina e all’incremento dei costi di vita. Ha anche enfatizzato che il settore agricolo, responsabile di oltre il 10% delle emissioni di gas serra nell’Unione Europea e ampiamente sostenuto finanziariamente dal bilancio comunitario, deve adottare un “modello di produzione più sostenibile”.

Un blocco per il Green Deal

La decisione di ritirare la proposta di legge sui pesticidi rappresenta un’importante battuta d’arresto per la strategia “From Farm to Fork”, centrata sull’obiettivo del Green Deal europeo di rendere i sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente.

Il Green Deal è stato concepito con l’obiettivo di “trasformare l’Unione Europea in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, garantendo che nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra, la crescita economica venga dissociata dall’uso delle risorse e che nessuna persona e nessun luogo siano trascurati”.

In sintesi, la strategia “From Farm to Fork” mira ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare sostenibile che dovrebbe avere un impatto ambientale neutro o positivo, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici e ad adattarsi ai suoi impatti. Inoltre, dovrebbe garantire la sicurezza alimentare, la nutrizione e la salute pubblica, assicurando che tutti abbiano accesso a cibo sufficiente, sicuro, nutriente e sostenibile.

Altri provvedimenti legislativi in sospeso, come le nuove norme sul benessere degli animali da allevamento e l’etichettatura nutrizionale degli alimenti, sono stati ritardati o non presentati, considerati altamente divisivi.

L’Europa riflette sulle etichette: il nutri-score

Nell’Unione Europea continua il dibattito politico sull’etichetta alimentare, in attesa dell’introduzione della proposta della Commissione. Il Governo italiano si è dichiarato fermamente contrario al “sistema di valutazione” di qualità sulle confezioni alimentari, mentre l’Associazione europea dei consumatori si è espressa fin da subito a favore.

Quindi si prevede che una delle prossime dispute politiche tra gli Stati membri dell’Unione europea si giocherà nel reparto alimentare.

L’etichetta che genera divisioni

Il Nutri-score è un’etichetta a indicatori colorati, già utilizzata in sei Paesi dell’Ue: Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Spagna, oltre alla Svizzera. Non è obbligatoria per i produttori di alimenti, ma in alcuni di questi Paesi, come Francia e Belgio, è molto diffusa.

Nel Nutri-score, una scala di cinque colori indica la qualità nutrizionale di un prodotto, considerando una quantità fissa di 100 grammi o millilitri. Proteine, fibre, frutta e verdura alzano la valutazione, mentre altri elementi come zuccheri, grassi e sale la abbassano. Il risultato finale varia da una A verde scura a una E rossa, passando per B (verde chiaro), C (giallo), D (arancione).

In Italia non è gradito il semaforo europeo

Non tutti gradiscono questo sistema, soprattutto nei paesi dell’Europa mediterranea. Il governo italiano ha ribadito più volte la sua opposizione, rimasta invariata anche con il nuovo governo: il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida lo ha definito “l’avversario numero uno dell’Italia”.

Non è l’unico a pensarlo. Coldiretti lo considera un “sistema di valutazione fuorviante, discriminatorio ed incompleto”, che penalizza ingiustamente le eccellenze nazionali, come prosciutti e formaggi. Anche l’Accademia dei Georgofili di Firenze, istituto storico della ricerca agronomica italiana, boccia l’etichetta colorata definendola una semplificazione che manca di rigore scientifico.

Il Nutri-score valuta la qualità di un prodotto senza considerare la quantità e non tiene conto neanche del grado di trasformazione degli alimenti o degli additivi presenti, ma solo del loro equilibrio nutrizionale. Per questo cibi genuini ma ricchi di grassi come olio d’oliva (C) e burro (E) ottengono spesso valutazioni inferiori a pietanze confezionate piene di conservanti.

E non mancano le contraddizioni. Le patate surgelate, per esempio, ricevono una A per l’equilibrio nutrizionale della materia prima, anche se il loro consumo più comune è spesso quello di essere fritte nel grasso, con l’aggiunta di sale e salse varie.

Torniamo al tema dei pesticidi

Dopo aver affrontato le questioni legate alle etichette alimentari e al Green Deal, è tempo di tornare ai pesticidi, quelli che spesso, a nostra insaputa, finiscono sulle nostre tavole e per i quali ancora non esiste alcuna normativa europea sull’etichettatura.

Un recente studio intitolato “Stop pesticidi nel piatto 2023”, pubblicato da Legambiente nel dicembre 2023, ha analizzato 6085 campioni di alimenti di origine vegetale e animale provenienti da agricoltura biologica e convenzionale, rappresentativi di 15 regioni italiane.

I risultati rivelano che la percentuale di campioni contenenti tracce di pesticidi nei limiti di legge è diminuita rispetto all’anno precedente, passando dal 44,1% al 39,21%. Analogamente, la percentuale di campioni irregolari è scesa al 1,62%, mentre il 59,18% dei campioni è risultato regolare e privo di residui (contro il 54,8% dell’anno precedente).

È la somma dei pesticidi che fa la differenza

Tuttavia, preoccupa il fatto che, sebbene nei limiti di legge, nel 15,67% dei campioni regolari siano state individuate tracce di un fitofarmaco, e nel 23,54% siano stati rinvenuti diversi residui. Questi dati sollevano più di qualche campanello d’allarme tra gli esperti, specialmente per quanto riguarda gli effetti potenzialmente additivi e sinergici sul corpo umano derivanti dal cosiddetto “cocktail di fitofarmaci”.

Nei prodotti biologici, i residui sono stati individuati solo nell’1,38% dei campioni, una contaminazione probabilmente causata dall'”effetto deriva”, provocato dalla vicinanza a terreni coltivati con metodi convenzionali.

Questi risultati evidenziano la necessità di continuare a monitorare attentamente l’uso dei pesticidi e di adottare misure per ridurne l’impiego, al fine di garantire la sicurezza alimentare e la tutela della salute pubblica.

Le analisi rivelano le sostanze trovate

Nel corso delle analisi effettuate, sono state individuate ben 95 sostanze attive provenienti da fitofarmaci. Ad esempio, sono stati trovati 17 residui in tre campioni di uva passa, 14 residui in un campione di pesca e 12 residui in un campione di fragola. Dati forniti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) mostrano che in un peperone importato dalla Cambogia sono stati addirittura rintracciati 28 residui.

La frutta risulta la più colpita

Come confermato dai dati precedenti, la frutta si conferma la categoria più colpita dalla presenza di residui: oltre il 67,96% dei campioni contiene uno o più residui. In particolare, sono stati riscontrati residui nell’84% delle pere, nell’83% delle pesche e nel 53,85% dei peperoni. La frutta esotica come banane, kiwi e mango ha mostrato la percentuale più alta di irregolarità, pari al 7,41%, superiore rispetto alle altre categorie alimentari.

Variazioni nei residui tra i diversi alimenti

Per quanto riguarda la verdura, il quadro risulta migliore: il 68,55% dei campioni analizzati è risultato privo di residui. Nei cereali integrali e nel vino, invece, sono stati rintracciati il maggior numero di residui permessi, rispettivamente il 71,21% e il 50,85%.

Pesticidi più frequenti

Nota positiva i prodotti di origine animale: dei 921 campioni analizzati, l’88,17% è risultato privo di residui. Tra i pesticidi più presenti si segnalano (in ordine decrescente): Acetamiprid, Fludioxonil, Boscalid, Dimethomorph. Da segnalare la presenza di residui di neonicotinoidi non più ammessi come Thiacloprid in campioni di pesca, pompelmo, ribes nero, semi di cumino e tè verde in polvere; Imidacloprid in un campione di arancia, 2 campioni di limoni, 3 campioni di ocra; Thiamethoxam in un campione di caffè.

Pesticidi illegali, un affare redditizio

Uno studio europeo stima che il 10 – 14% del mercato europeo dei pesticidi sia oggetto di commercio illegale, con un profitto per i criminali compreso tra i 50 e i 70 € per ogni chilogrammo di pesticida.

Alcuni dei gruppi di criminalità organizzata che gestiscono il traffico di pesticidi sono anche coinvolti in altre attività illegali come il traffico di sigarette contraffatte e il commercio illegale di prodotti farmaceutici. I pesticidi sono in realtà uno dei prodotti più regolamentati al mondo, perché  dovrebbero essere destinati a colpire gli organismi dannosi per le piante e, allo stesso tempo, essere sicuri per gli uomini e l’ambiente, senza lasciare residui.

I pesticidi illegali vengono acquistati “in nero” da produttori senza scrupoli, come senza scrupoli sono i trafficanti che li smerciano. In questo affare lucroso entrano di diritto i narcos, soprattutto messicani, che trattano queste sostanze chimiche al pari di cocaina e marijuana.

Operazione INTERPOL “Silver Axe VII”

“ Silver Axe” è l’operazione annuale di Europol che mira a contrastare i pesticidi falsi o illegali.  Si è svolta tra il 23 gennaio e il 28 aprile 2023 e ha coinvolto le autorità di polizia di 32 paesi (tutti gli Stati membri dell’UE e cinque paesi terzi). L’Ufficio europeo per la proprietà intellettuale (EUIPO), l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), la Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare (DG SANTE) della Commissione europea, CropLife Europe e CropLife International hanno supportato l’operazione. In totale, le autorità di polizia hanno sequestrato 2.040 tonnellate di pesticidi falsi o illegali, arrestato 21 sospetti e smantellato diverse strutture di produzione utilizzate per contraffare pesticidi.

Le autorità si sono concentrate sulla vendita sia on line che tradizionale, di prodotti vietati, contraffatti, con etichette sbagliate, o di prodotti importati irregolarmente soprattutto dal sud est asiatico.

I danni che i pesticidi, soprattutto quelli illegali e non regolamentati, procurano all’eco sistema sono devastanti. Ma quello che ci si chiede è cosa finisce nei nostri piatti quando un prodotto importato dai paesi che non hanno regole ferree come le nostre non indica esattamente quale prodotto viene utilizzato per la disinfestazione.

L’inchiesta di Oko-test (https://www.oekotest.de)

Oko test ha testato 21 marche di riso, integrale e basmati tra i queli ben 11 prodotti con il sigillo bio.

Il risultato non è stato rassicurante perché il test ha evidenziato la presenza di metalli pesanti come arsenico e cadmio, componenti di oli minerali e pesticidi.

In totale, cinque prodotti sono stati valutati come “scarsi” o “inadeguati”, mentre quattro sono stati considerati raccomandabili con il massimo punteggio.

La presenza di 1,2-dicloroetano

Quello che ha sorpreso maggiormente è la presenza di 1,2-dicloroetano, composto vietato dalla UE da molto tempo, e comunque misurato in una quantità significativamente superiore al limite di rilevamento e quindi al limite, qualora lo fosse, consentito dalla legge.

Il dicloroetano è classificato come probabilmente cancerogeno per l’uomo e figura nella lista delle sostanze particolarmente preoccupanti (SVHC) del regolamento europeo sui prodotti chimici (REACH).

Ci si chiede come una tale sostanza possa finire in un prodotto targato “BIO”, in un alimento che gran parte della popolazione mondiale considera come cibo alla base della propria dieta giornaliera.

Oltre il 90 percento del raccolto mondiale proviene dall’Asia. Uno dei prodotti che non ha superato il test proviene dal Pakistan ed è stato caricato su container che vengono trattati  con 1,2-dicloroetano per proteggerli da infestazioni di parassiti o muffe. Ma potrebbe anche essere che il riso sia stato spruzzato con il biocida subito dopo il raccolto per proteggerlo dagli insetti, come era consuetudine in passato.

In alcuni tipi di riso sono stati trovati idrocarburi aromatici minerali (MOAH), in altri oltre al contenuto di MOAH, sono stati trovati idrocarburi saturi minerali (MOSH / analoghi di MOSH).

Una situazione complessa

il ritiro del cosiddetto regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sur – “Sustainable use of pesticides regulation”) rappresenta un momento significativo nella politica ambientale dell’Unione europea. Presentato a giugno 2022 con l’obiettivo ambizioso di ridurre l’uso dei pesticidi entro il 2030, il regolamento Sur mirava a garantire un utilizzo sostenibile dei pesticidi considerando gli impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana.

La decisione di ritirare la proposta evidenzia le divisioni all’interno dell’UE riguardo la gestione dei pesticidi e solleva interrogativi sul futuro delle politiche ambientali nel contesto del Green Deal.
Ma se vogliamo veramente controllare cosa finisce nel piatto degli europei, un semplice semaforo (alla francese) non basterà. In mancanza di un regolamento mondiale sull’uso dei pesticidi e in genere delle sostanze nocive per uomo e ambiente, sarà fondamentale il controllo e la tracciabilità degli alimenti che arrivano da paesi che non hanno regole e utilizzano qualsiasi sostanza chimica pur di produrre alimenti da esportare. Senza controlli serrati finiremo con il per bandire l’uso dell’olio d’oliva nostrano, perchè “poco salutare”, per condire un piatto di riso che arriva dal Pakistan ed è coltivato con sostanze chimiche che in Europa sono bandite.

Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.

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