In occasione della chiusura del progetto di Libera Genova – Leggere l’Antimafia – ci ricorda che non dobbiamo mai abbassare la guardia perché “nel codice genetico dei mafiosi c’è un imperativo: rigenerarsi”
Genova – C’è un’Italia che resiste, un’Italia che non si piega di fronte all’egemonia oscura delle mafie. E in prima linea c’è don Luigi Ciotti, una voce ferma nella lotta contro la criminalità organizzata. Con Libera, l’associazione da lui fondata, don Ciotti ha dato vita a un movimento che non conosce compromessi. Ogni giorno, Libera scava tra le pieghe della nostra società, denunciando soprusi, promuovendo la legalità e restituendo dignità a chi l’ha perduta. È una rivoluzione silenziosa, fatta di gesti concreti e di una speranza tenace, che si oppone alla rassegnazione e alla paura.
Don Ciotti lo abbiamo incontrato ieri, in occasione della chiusura del primo anno del progetto Leggere l’Antimafia, un’iniziativa di Libera Genova che si inserisce tra le attività legate a “Genova capitale italiana del libro 2023”.
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.