Mafie in Liguria, Abbondanza: “È il sistema Teardo che si è perfezionato nel tempo”

Così il presidente della Casa della Legalità, ieri al meeting di Genova Bene Comune

Genova – “Ne parliamo dai tempi di Teardo, ma il problema è che nessuno voleva vedere davvero come stavano andando le cose”. Inizia con  queste parole, Christian Abbondanza, il suo intervento di ieri al meeting di Genova Bene Comune. Dal palco dell’auditorium Montale del Teatro Carlo Felice, il presidente della Casa della legalità ha denunciato la mancanza di quella “discriminante etica che dovrebbe far indignare ognuno di noi” ancor prima dell’arrivo delle manette e dei processi. E invece la mafia è comoda “in maniera trasversale”, poiché consente a tutti di raccogliere voti e salire sul carro del vincitore.

Il riferimento ai “tempi di Teardo” richiama uno dei casi di corruzione più noti nella storia recente della Liguria. Alberto Teardo, allora presidente della Regione Liguria, fu arrestato negli anni ’80 per tangenti e reati legati a rapporti con la criminalità organizzata. Un episodio emblematico che ha messo in luce come la commistione tra politica e malaffare abbia radici profonde e persistenti nella regione.

Oggi, la storia sembra ripetersi.
Il 7 maggio 2024, il governatore Giovanni Toti è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. E ben presto sulla vicenda si è allargata anche l’ombra della mafia: il suo braccio destro, il capo di gabinetto e coordinatore regionale della lista “Cambiamo con Toti presidente”, Matteo Cozzani, è stato intercettato mentre parlava con la comunità siciliana genovese riguardo ai voti da convogliare sulla lista Toti per le regionali del 2020. Si tratta dei voti di Certosa, un quartiere della Valpolcevera soprannominato la “piccola Riesi”.

Le dichiarazioni di Abbondanza acquisiscono dunque un significato ancora più forte, evidenziando la necessità di un risveglio etico e civile per contrastare le infiltrazioni mafiose nella politica locale e impedire che la storia continui a ripetersi. È indispensabile che le istituzioni e i cittadini riconoscano e combattano le radici della corruzione, per evitare che le stesse dinamiche di malaffare si perpetuino, minando la fiducia nella democrazia e nelle sue strutture.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.

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