Corriere Mercantile, che fine ha fatto la targa commemorativa del bicentenario?

Paolo De Totero, ex capocronista e caporedattore dello storico giornale genovese, punta il dito su una città che dimentica in fretta

Un quotidiano che ha raccontato la storia della città per quasi due secoli, il Corriere Mercantile, è al centro delle riflessioni di Paolo de Totero, ex capocronista e caporedattore, che ci guida attraverso i momenti più significativi della sua carriera e della vita del giornale.
Nato nel 1824, dopo quasi duecento anni di servizio la città non ha ancora ritenuto necessario onorarlo con una targa commemorativa.

Gli anni ’80: una stagione di piombo e cronaca

“Ho iniziato negli anni ’80, prima come praticante e poi come giornalista professionista,” racconta. “Ho visto gli anni di piombo, via Fracchia, gli attentati in via Riboli ad Albaro, e tanti fatti che fanno parte della storia della nostra città”.
Così De Totero ricorda vividamente gli eventi drammatici che hanno segnato Genova, dagli anni del terrorismo fino al G8 del 2001.

Il ruolo del Corriere Mercantile nella comunità genovese

Parlando del ruolo di questo quotidiano, De Totero riflette: “Il Corriere Mercantile, soprannominato il giornale delle musse, perché puntava molto sui titoli a caratteri cubitali e sulle grosse fotografie a tutta pagina, è stato in realtà un precursore dei social”. Questo approccio visivo e diretto ha reso il giornale una presenza costante nelle case dei genovesi, dove si leggeva non solo di sport e cronaca ma anche della vita quotidiana della città.

Il G8 del 2001: la sfida più grande

Uno dei momenti più intensi della sua vita di cronista per De Totero è stato il G8 del 2001. “Avevo un nucleo di giornalisti molto giovani e la responsabilità di portarli tutti a casa sani e salvi”, ricorda.
“C’è stato Giuliani e le violenze della Diaz. Quella sera, partii dalla redazione con un mio cronista e andai alla Diaz… capii che era successo qualcosa di sconvolgente”. E la conferma gli arriva una volta entrato all’ospedale San Martino.
“Nell’astanteria del pronto soccorso vidi gente con le gambe spezzate, con le braccia spezzate e capii che era successo qualcosa di veramente grosso”, spiega De Totero che si trovò a confrontarsi con una realtà cruda e violenta, documentando le conseguenze tragiche di quei giorni.

L’arrivo del digitale: un mondo nuovo

Sul cambiamento portato da Internet e dal digitale, De Totero ammette una certa nostalgia per il giornalismo tradizionale. “Una volta il primo comandamento era consumare le suole delle scarpe, andare sul posto, intervistare chi c’era, vedere i testimoni. Adesso mi sembra che si faccia molto attraverso i comunicati stampa che per forza di cose offrono una testimonianza parziale”, osserva.
La velocità e l’immediatezza dell’era digitale hanno cambiato radicalmente il mestiere e “questa secondo me è stata un po’ la degenerazione del giornalismo”.

La cooperativa G&P

Il Corriere Mercantile ha avuto una caratteristica unica nella sua storia: la gestione cooperativa da parte di giornalisti e poligrafici. De Totero ricorda con affetto e qualche conflitto quegli anni: “Mi piacerebbe che finalmente qualcuno delle istituzioni si muovesse per questa benedetta targa”, dice riferendosi all’iniziativa di commemorare il giornale con una targa in via Archimede 169 rosso, dove aveva la sede storica e da dove sono passati tanti grandi nomi del giornalismo: da Enzo Tortora a Maurizio Costanzo, da Giulio Anselmi a Claudio Fava, da Paolo Garimberti a Emilio Rossi.
“Devo dire che in Consiglio regionale è stato votato un ordine del giorno all’unanimità in cui si raccomandava al Comune di iniziare le pratiche per questa targa però non è mai successo niente”.

La chiusura nel 2015, una ferita aperta

La chiusura del Corriere Mercantile nel 2015 ha segnato un momento doloroso per De Totero e molti suoi colleghi che hanno subito sulla loro pelle il “maniman” genovese.
“Sono le reazioni tipiche di questa città”, riflette. Nonostante le promesse dei politici, il giornale non ha trovato un nuovo sostenitore e la sua storia centenaria si è conclusa.
Non solo. Dubbioso sul riconoscimento che il giornale riceverà quest’anno, per i duecento anni dalla sua fondazione, sottolinea: “Quel giornale è stato una fucina di giornalisti… non può essere dimenticato così“.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.

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