Alle urne 758 Comuni delle Regioni a statuto ordinario. Ballottaggi per il sindaco fissati al 26 giugno
Genova – Si terrà il 12 giugno il primo turno per le elezioni amministrative 2022. Si vota in 758 Comuni delle Regioni a statuto ordinario. Nella stessa data i cittadini sono chiamati ad esprimersi anche sui referendum sulla giustizia. Ancora da definire invece la data per le elezioni di 219 Comuni in Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia, mentre il 15 maggio si vota in 4 Comuni della Valle d’Aosta e il 29 maggio in un Comune del Trentino Alto-Adige.
Alle urne andranno i cittadini di 982 enti locali che sceglieranno la composizione dei consigli comunali di 46 capoluoghi di provincia, inclusi 4 capoluoghi regionali, e 143 comuni sopra i 15mila abitanti. Gli eventuali ballottaggi per il sindaco sono fissati per il 26 giugno.
Ecco le principali città che vanno al voto
Abruzzo: L’Aquila per un totale in regione di 49 Comuni; Calabria: Catanzaro, Acri, Paola e Palmi, per un totale di 75 Comuni; Campania: Acerra, Agropoli, Capua, Ischia, Mercato San Severino, Mondragone, Nocera Inferiore, Nola, Portici, Pozzuoli, Sant’Antimo, Somma Vesuviana, Torre Annunziata, per un totale in regione di 90 Comuni; Emilia Romagna: Parma, Piacenza, Budrio e Riccione per un totale in regione di 21 Comuni; Lazio: Frosinone, Rieti e Viterbo, per un totale in regione di 53 Comuni; Liguria: Genova, La Spezia, Chiavari, per un totale in regione di 20 Comuni; Lombardia: Como, Lodi Monza, Abbiategrasso, Buccinasco, Cassano Magnago, Castiglione delle Stiviere, Cernusco sul Naviglio, Cesano Maderno, Crema, Darfo Boario Terme, Desenzano del Garda, Erba, Garbagnate Milanese, Gussago, Lentate sul Seveso, Lissone, Magenta, Meda, Melegnano, Melzo, Mortara, Palazzolo sull’Oglio, San Donato Milanese, Senago, Sesto San Giovanni, Vimodrone, per un totale di 128 Comuni; Marche: Civitanova Marche, Corridonia, Fabriano, Jesi, Porto San Giorgio, Sant’Elpidio a Mare, Tolentino, per un totale di 17 Comuni; Molise: in totale 18 Comuni, tutti sotto i 15.000 abitanti; Piemonte: Alessandria, Asti, Cuneo, Acqui Terme, Borgomanero, Chivasso, Grugliasco, Mondovì, Omegna, Savigliano, per un totale di 93 Comuni; Puglia: Barletta, Taranto, Bitonto, Canosa di Puglia, Castellana Grotte, Castellaneta, Galatina, Galatone, Giovinazzo, Gravina in Puglia, Martina Franca, Molfetta, Mottola, Palagiano, Polignano a Mare, Santeramo in Colle, Sava, Terlizzi, per un totale di 50 Comuni Palagonia, Palma di Montechiaro, Paternò, Pozzallo, Sciacca, Scicli, Scordia, per un totale di 121 Comuni; Toscana: Luca, Pistoia, Camaiore, Carrara, Quarrata, per un totale di 28 Comuni; Umbria: Nardi, Todi, per un totale di 7 Comuni; Veneto: Belluno, Padova, Verona, Abano Terme, Cerea, Feltre, Jesolo, Marcon, Mira, Mirano, Santa Maria di Sala, Thiene, Vigonza, per un totale di 86 Comuni.
I referendum sulla giustizia: le ragioni dei promotori
Nella stessa data del 12 giugno, oltre all’Election Day delle amministrative, è stata fissata la consultazione popolare per i referendum sulla giustizia. Per la validità del voto sarà necessario il raggiungimento del quorum con il 50%+1 degli aventi diritto al voto.
La Consulta ha giudicato ammissibili cinque dei quesiti sul tema giustizia, che riguardano l’abrogazione del decreto Severino in materia di incandidabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati, l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm e il voto nei Consigli giudiziari. Sono stati invece giudicati non ammissibili i tre quesiti su fine vita-eutanasia, cannabis e responsabilità civile dei magistrati.
Riforma del Csm
In caso di vittoria del sì, verrebbe abrogato l’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto a Palazzo dei Marescialli, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura. Con il sì, scrivono i promotori del referendum, “avremmo votazioni che mettono al centro il magistrato e le sue qualità personali e professionali, non gli interessi delle correnti o il loro orientamento politico”.
Separazione delle carriere dei magistrati
In caso di vittoria del sì, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Secondo i promotori, la “contiguità” tra giudice e pubblico ministero, “crea uno spirito corporativo tra le due figure e compromette un sano e fisiologico antagonismo tra poteri, vero presidio di efficienza e di equilibrio del sistema democratico”.
Limiti della custodia cautelare in carcere
Con una vittoria del sì, scrivono i promotori, “resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile ‘reiterazione del medesimo reato'”. La carcerazione prima della condanna definitiva, viene applicata in Italia, in via cautelare, quando sussista per l’indagato il pericolo di fuga, inquinamento delle prove o reiterazione del reato.
Abolizione del decreto Severino
La legge, del 2012, prende il nome dell’allora ministra della Giustizia, Paola Severino (Governo Monti) e prevede l’incandidabilità, ineleggibilità e decadenza per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna. Con il sì “viene abrogato il decreto e si cancella così l’automatismo – scrivono i promotori – si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici”.
I Consigli giudiziari
Il quinto quesito ammesso è quello sui Consigli giudiziari. Si chiede di riconoscere, anche ai membri “laici” dei Consigli giudiziari, avvocati e professori, di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati.
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta