Per aver bloccato una nave saudita, cinque lavoratori iscritti al Calp sono indagati per associazione a delinquere
Genova – In marcia dalla scalinata della cattedrale di San Lorenzo a palazzo San Giorgio per consegnare una lettera in cui si chiede all’Autorità di sistema portuale e al suo presidente, Paolo Signorini, di fermare i traffici delle “navi della morte”, bloccando così il flusso delle armi nei teatri di guerra.
“È totalmente assurdo contribuire col nostro lavoro all’uccisione di migliaia di civili in un Paese che mai vedremo”, ha detto intervenendo davanti ai manifestanti Josè Nivoi, portavoce del Calp e del sindacato Usb che oggi guida la protesta dei portuali e della Chiesa contro la guerra, insieme ai vescovi di Genova e Savona, Marco Tasca e Calogero Marino.
“I nostri ideali, pur non cattolici, si incontrano con quelli cattolici in questa circostanza ed è per questo che oggi manifestiamo insieme: siamo contro i massacri e contro ogni aumento delle spese militari”.
Per avere bloccato in porto a Genova una nave saudita che trasportava dei generatori destinati alla guerra in atto in Yemen, cinque lavoratori iscritti al Calp sono indagati per “associazione a delinquere”. Ma neanche questo li ha fermati: lo scorso 31 marzo hanno scioperato, bloccando il varco Etiopia, in vista di un nuovo arrivo di una nave Bahri, con un potenziale carico di armi, attesa a Genova il 12 aprile.
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