Scolmatore del Bisagno, l’antimafia blocca il cantiere. Riaffidamento dell’opera al secondo classificato

Il provvedimento della Prefettura di Salerno ha riguardato tutto il gruppo di imprese che compongono il consorzio Research

Genova – Interidittiva antimafia per il consorzio di imprese che sta lavorando nel cantiere dello scolmatore del Bisagno, l’opera da 204 milioni di euro che serve a mettere in sicurezza la Valbisagno dalle piene del torrente.
Lo ha annunciato Giovanni Toti, presidente di Regione Liguria e commissario per la mitigazione del rischio idrogeologico.
“Sta partendo in questi minuti la lettera del Rup al Consorzio affinché cessino immediatamente i lavori e si predispongano le opere di messa in sicurezza del cantiere”, ha detto.
“Abbiamo contestualmente avviato, non avendo alcuna discrezionalità come struttura commissariale, le opportune procedure di risoluzione contrattuale. Ritengo che non ci saranno significativi ritardi. Ci auguriamo che le fasi di risoluzione del contratto e riaffidamento dell’opera al secondo classificato siano celeri, grazie ai vari decreti Sblocca Cantieri e alle normative che facilitano il subentro”.

Il provvedimento è stato emesso questa mattina dalla Prefettura di Genova per conto di quella di Salerno che ha comunicato alla Struttura commissariale la notifica del provvedimento di interdizione antimafia al Consorzio di imprese ReseArch, vincitore della gara per la realizzazione dello scolmatore, i cui lavori sono partiti a giugno 2020.

“Il Consorzio stava lavorando all’allestimento e alle opere preliminari allo scavo – ha ricordato Toti -. Si tratta di un’opera ricondotta alla Struttura commissariale di Governo, con Invitalia come stazione appaltante, che deriva dal piano Italia Sicura e oggi fa capo al ministero della Transizione ecologica. Per questo ho avvisato della situazione il ministro Cingolani, per opportuna conoscenza. Il Consorzio ha fatto sapere di aver proposto ricorso alle competenti autorità contro il provvedimento interdittivo ma questo è un tema che non riguarda la Struttura commissariale di cui sono presidente. Noi non abbiamo altra possibilità che sospendere immediatamente i lavori, mettere sicurezza il cantiere, risolvere il contratto e procedere poi ad un nuovo affidamento dei lavori, secondo le norme vigenti”.

L’assessore all’Ambiente e Protezione civile, Giacomo Giampedrone, ha aggiunto che “appena ricevuta la comunicazione da parte della Prefettura di Genova, la struttura commissariale si è immediatamente attivata: nelle prossime ore il Rup, che sarebbe il responsabile unico del procedimento, richiederà al Consorzio l’immediata sospensione del cantiere e la messa in sicurezza delle opere, che vengono lasciate nello stato in cui sono state lavorate fino ad oggi, con l’avvio contestuale di tutte le procedure per la risoluzione del contratto. Mentre il Commissario Toti informava il ministro Congolani, io ho informato anche le parti sociali”.
Sarebbero almeno una cinquantina, infatti, gli operai edili al lavoro nel cantiere.
“All’inizio della prossima settimana, quando saranno impostati gli atti per la risoluzione contrattuale, avvieremo anche tutte le procedure necessarie perché il cantiere stia fermo il meno possibile, in base alle norme vigenti” ha concluso Giampedrone ricordando che “la stazione appaltante è Invitalia, ovvero la stazione appaltante dello Stato perché si tratta di un appalto governativo risalente agli anni di Italia Sicura e poi transitato sotto l’egida del ministero della Transizione ecologica come tutta la difesa suolo nazionale”.

Sul caso è Intervenuto anche il professor Lorenzo Cuocolo, avvocato amministrativista, incaricato dalla struttura commissariale di seguire la pratica: “Si tratta di una situazione complessa, che vede l’applicazione congiunta del Codice degli Appalti e del Codice Antimafia. L’interdittiva non riguarda una delle imprese del Consorzio ma tutto il Consorzio: se si fosse trattato di una sola impresa sarebbe stato possibile procedere alla sua sostituzione ma – sottolinea il legale – in questa situazione non c’è alternativa alla risoluzione del contratto, come prevede il Codice Antimafia. Anche i recenti orientamenti dell’Anac e del Consiglio di Stato tolgono qualsiasi discrezionalità alla stazione appaltante e alla Struttura Commissariale. Ora è importante l’immediato fermo dei lavori e la messa in sicurezza del cantiere per procedere con la risoluzione contrattuale nei giorni successivi. Non ci sono alternative, indipendentemente dal percorso che il Consorzio riterrà legittimamente di intraprendere in sede processuale”.

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