Lo chiede il presidente del Municipio VII Ponente in audizione alla Commissione Trasporti, come “compensazione per decenni di servitù”
Genova – Non ne può più di sentire promesse non mantenute, Claudio Chiarotti, che oggi in audizione alla Commissione Trasporti della Camera ha portato tutta la determinazione di un presidente di Municipio che è stufo di sentirsi dire le stesse cose da anni.
“Gli annunci di un trasferimento dei depositi Carmagnani e Superba da Multedo sono stati molteplici e purtroppo nessuno di questi si è concretizzato”, ha esordito stamattina davanti a Raffaella Paita snocciolando un elenco che parte dal 1987.
“16 maggio 1987, ci fu un incidente negli impianti Carmagnani in cui persero la vita quattro operai e questo portò alla sigla di un accordo tra gli enti locali per il trasferimento dei depositi chimici da quel sito. 1992, il piano territoriale di coordinamento per gli insediamenti produttivi stabiliva la decolonizzazione del porto petroli di stoccaggio di Multedo, definito incompatibile col tessuto urbano. Decreto legge 461 del 1996, individuava l’area industriale portuale di Multedo quale area critica per l’elevata concentrazione di attività industriale. 1997, il PRG convertito in PUC confermava l’incompatibilità del porto petroli, e dei depositi petroliferi e petrolchimici. 2001, il piano regolatore portuale di riferimento all’ambito di Pegli, Multedo e Sestri confermava le previsioni urbanistiche di incompatibilità dell’impianto petrolifero con il tessuto abitativo. 2014, il PUC individua le zone nelle quali operano Superba e Carmagnani come distretti di trasformazione con l’obiettivo primario di eliminazione delle incompatibilità ambientali e urbanistiche. 2015, all’interno della bozza di piano regolatore portuale viene individuato per la prima volta il sito del carbonile in dismissione quale possibile area per dislocare i depositi costieri”.
35 anni e i depositi sono ancora lì, a meno di 25 metri dalle case di Multedo. E se anche questa fosse la volta buona, resterebbe il problema della bonifica. Un nodo, ha sottolineato Chiarotti, che potrebbe restare irrisolto per il quartiere come è successo per “le aree Fondega Sud, quelle ex Ilva nel Cerusa, e le Fonderie San Giorgio. Situazioni che vanno avanti da decenni”.
Ne è convinto il presidente del Municipio VII che ha sottolineato: “La rigenerazione urbana delle aree a seguito del trasferimento deve sicuramente passare dalla bonifica da parte degli attuali occupanti quale compensazione alla città, visto che il trasferimento prevede anche un impegno di risorse pubbliche stimato circa in 30 milioni di euro“.
E poi conclude: “Se il Comune acquisisce le aree, il trasferimento va legato subito alla bonifica da parte degli occupanti che se ne devono accollare i costi, perchè è determinante sapere chi fa che cosa. Ma di questo purtroppo io non ho letto una riga”.
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.