Per il GIP è reale il pericolo di inquinamento delle prove
Catania – “L’estrema gravità del fatto, le modalità della condotta, la personalità dell’indagata” che “ha inscenato il finto rapimento con estrema lucidità e che, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, non ha manifestato alcun segno positivo di ravvedimento e pentimento, sono tutti elementi che denotano una particolare spregiudicatezza, insensibilità alle regole del vivere civile, assoluta mancanza di resipiscenza ed intensa volizione criminosa”.
Lo scrive il Gip Daniela Monaco Crea nell’ordinanza cautelare in carcere emessa nei confronti di Martina Patti per l’omicidio premeditato aggravato e l’occultamento del cadavere della figlia Elena di 5 anni, rilevando che “ciò induce a ritenere sussistente il pericolo di reiterazione criminosa di altri fatti violenti”.
Il Gip ritiene inoltre che “ricorra anche il pericolo di inquinamento probatorio. Tentativi di inquinare sono stati invero già compiuti sin dai momenti successivi l’omicidio, quando Martina Patti ha inscenato il falso rapimento, che ha caparbiamente sostenuto con i familiari e gli inquirenti ed essi potrebbero continuare se l’indagata fosse rimessa in libertà, tenuto conto che le indagini sono ancora in fase inziale” .
Nella decisione pesano anche quelli che il Gip definisce i “perduranti silenzi dell’indagata su aspetti altamente rilevanti dell’indagine” che rischiano di “turbare il processo formativo della prova, ostacolandone la ricerca e inquinando le relative fonti”.
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